SETTE MOTIVI PER OPPORSI AL REGISTRO DELLE UNIONI CIVILI

Apprendo da un blog locale della riviera jonica che la Giunta del Comune di S. Alessio nel messinese, guidata da Rosa Anna Fichera, ha approvato il Regolamento per il Riconoscimento delle Unioni Civili, che prevede l’istituzione del “Registro amministrativo delle unioni civili” presso il Comune. La delibera, unitamente al Regolamento, sarà sottoposta alla valutazione del Consiglio comunale. Pertanto pare che anche il Comune di S. Alessio si allinea alle sacre direttive dell’Unione Europea. Chissà cosa avrebbe scritto il povero “padre Tatì” nel suo Bollettino Parrocchiale, “La Verità vi farà liberi…”. Pubblicazione, che non osava tirarsi indietro di fronte alla sana polemica, a cui ho collaborato per oltre dieci anni. Sarebbe anche interessante conoscere il parere dei cittadini alessesi, magari di quelli che si dichiarano cattolici e che hanno votato per gli amministratori della cittadina del Capo. E chiediamoci se questi cittadini, avranno qualche vantaggio dal fatidico “Registro” o dall’eventuale primogenitura che il Comune di S. Alessio potrà vantarsi di avere nel comprensorio jonico. Dal servizio che ho letto sul sito locale si evince che il sindaco e la Giunta di S. Alessio dicono si al registro delle unioni civili perché sono mossi dalle solite motivazioni: garantire i diritti civili e sociali senza nessuna discriminazione a chi intende unirsi in legami affettivi che non culminano nel matrimonio, cioè alle coppie di fatto favorendo la loro integrazione nel contesto sociale, culturale ed economico. In pratica per garantirgli i medesimi diritti dalla legge alle coppie coniugate. Peraltro il sociologo Massimo Introvigne nel suo recente libro, “Si alla Famiglia” (Sugarcoedizioni, Milano 2014) parla di “trappola delle unioni civili” e pertanto, “qualcuno , pure contrario al ‘matrimonio omosessuale’, ritiene di dovere proporre le unioni civili come un ‘male minore’, rispetto al ‘male maggiore’ rappresentato dal matrimonio e dalle adozioni omosessuali”. L’esperienza degli Stati che hanno introdotto le unioni civili, mostra però, che queste leggi non sono “un’alternativa ma l’apripista alle leggi sul matrimonio e le adozioni omosessuali”. Per dare un contributo chiarificatore mi sembra opportuno proporre un documento,pubblicato in questi giorni, a cura del Comitato “Si alla famiglia!” di Crotone, controla decisione del Comune di Crotone di inserire nell’ordine del giorno del Consiglio per l’approvazione del registro delle unioni civili.

Pubblichiamo il comunicato del Comitato “Sì alla Famiglia!”
Desta forte preoccupazione, da cittadini e da cattolici, la decisione che il Comune di Crotone ha maturato, di inserire nell’ordine del giorno del prossimo Consiglio Comunale, del 6 maggio p.v., l’approvazione del regolamento comunale per l’istituzione del registro delle unioni civili.
La proposta, sulla carta, intenderebbe tutelare e sostenere le unioni civili, equiparandole alla famiglia fondata sul matrimonio per gli ambiti di competenza comunale.
Il Comune, tuttavia, con il pretesto di evitare ogni forma di discriminazione tra le famiglie fondate sul matrimonio e le unioni di fatto, con questo strumento, si rende artefice di una più grande discriminazione, pensando di trattare in modo uguale situazioni differenti, come sono le unioni civili e il matrimonio.
Con il varo della delibera, a essere discriminate saranno le famiglie.
Il registro delle unioni civili, invero, è uno strumento inutile e ha, soltanto, una finalità ideologica e simbolica. L’inutilità di tale dispositivo ideologico, tra l’altro, è stata evidenziata pochi mesi fa (1° giugno 2013), anche, da un quotidiano insospettabile, come “la Repubblica”, che ha valutato un flop la sua istituzione, in quei comuni italiani che hanno deciso di approvarlo, sia per lo scarso numero di iscrizioni e sia perché, in molti casi, l’iscrizione in tali registri si è rivelata dannosa per la perdita di alcuni sussidi. Appare, dunque, alquanto discutibile e lontano da ogni minimo buon senso istituire un registro, che non dà dei veri diritti.
Nei mesi scorsi, la Commissione Cultura del Comune di Crotone ha eseguito delle audizioni di alcune associazioni cittadine (il cui costo, è bene rilevare, ricade sulle spalle di tutti noi), al fine di ottenere un parere circa il regolamento per il riconoscimento delle unioni civili, che intendeva portare all’esame dell’Aula. Ebbene, la Commissione – pur non essendo vincolata dal parere di chi ascolta – ha artatamente non tenuto conto delle riserve avanzate dalla maggior parte delle associazioni ascoltate, contro l’approvazione del registro; ma non è tutto: non ha neppure tenuto conto dei rilievi circa le incongruenze di tipo tecnico-giuridico, evidenziate da chi è stato ascoltato, afferenti al testo del regolamento.
La Commissione ha, così, con grande supponenza, licenziato il medesimo testo del regolamento che era stato posto al parere delle associazioni, senza porre alcun elemento di modifica e senza neppure predisporre un tavolo di discussione con la cittadinanza sul tema, com’era stato promesso dalla Commissione ad alcune associazioni, prima di porre il regolamento all’attenzione dell’Aula.
Vogliamo ribadire con forza che il registro che il Consiglio comunale si appresta ad approvare è:
1) INUTILE: il registro delle unioni civili, invero, non ha alcuna efficacia giuridica, perché non rientra nell’autonomia regolamentare degli enti locali la potestà di disciplinare situazioni di diritto familiare. Tale registro, pertanto, come detto, ha un’esclusiva natura ideologica e simbolica. È pacifico che i Comuni non abbiano competenza per creare un nuovo “status” personale dei loro cittadini, perché l’art. 117 comma 2 lettera i) della Costituzione riserva esclusivamente alla legge statale la materia “stato civile e anagrafi”. In realtà un registro delle coppie di fatto intende fare proprio questo: riconoscendo all’unione civile una determinata soggettività, attribuisce ai soggetti che lo compongono un nuovo status.
2) NON PRIORITARIO:Non vi è alcuna esigenza e urgenza sociale, nella nostra città, all’istituzione di tale registro. Le esigenze e i bisogni dei nostri cittadini– che sono in ginocchio per una crisi generalizzata, acuita da un’apatica amministrazione della cosa pubblica – sono altri e ben più importanti di un registro, che non darebbe sollievo ad alcuno, perché inutile. E’ solo il caso di rilevare, a tal proposito, che nei Comuni in cui il registro è stato istituito – proprio perché non ha alcuna efficacia giuridica, ma ha solo una valenza simbolica e ideologica – le adesioni sono state nulle, o scarse, tanto è vero che alcuni Comuni hanno estinto tale strumento.
3) SUPERFLUO:Le coppie di fatto, nel nostro ordinamento giuridico, godono già della maggior parte dei diritti riconosciuti alle coppie coniugate e non hanno bisogno di un registro che non dà loro alcun ulteriore diritto, in quanto irrilevante giuridicamente. Le persone che compongono le “coppie di fatto” non possono godere, allo stato attuale della nostra legislazione, di istituti riservati ai coniugi come la quota di successione ereditaria legittima, la pensione reversibile, le agevolazioni lavorative previste dalla legge. Tuttavia i componenti delle coppie di fatto non hanno, a differenza dei coniugi, reciproci obblighi di coabitazione, fedeltà, mantenimento ed assistenza morale e materiale: un registro comunale non ha la competenza per, né l’obiettivo di estendere questi diritti e questi doveri alle coppie di fatto. Quale sarebbe dunque l’utilità della sua istituzione? In che modo il registro è in grado di tutelare il convivente debole?Se l’obiettivo del Comune è estendere i propri servizi ai conviventi, va sottolineato che già oggi i conviventi fruiscono di tutti i servizi erogati dall’ Ente e non è necessario istituire un registro, semmai sarà necessario fornire servizi aggiuntivi a favore delle famiglie, che sono allo stremo per la crisi economica che pervade ogni ambito della vita sociale.
4) DANNOSO: L’istituzione di tali registri potrebbe risolversi, illegittimamente, in una sottrazione ingiusta di diritti e di risorse alle famiglie fondate sul matrimonio, che, invero, offrono una base certa e sicura di stabilità e coesione sociale, a beneficio, invece, di quelle unioni, che non intendono assumersi alcun impegno e dovere davanti alla società e allo Stato e che hanno nella loro precarietà la loro caratteristica principale. La parificazione che il registro dichiara di voler realizzare, dunque, sul piano dei rapporti interni ai conviventi è priva di reali effetti, mentre sul piano dei rapporti con la civica amministrazione è iniqua e discriminatoria, poiché crea una categoria di formazioni sociali i cui componenti sono titolari di soli diritti/prerogative/benefici, senza indicare alcun dovere corrispondente, disattendendo non solo l’art. 3 ma anche l’art. 2 della Costituzione che, nel riconoscere i “diritti inviolabili dell’uomo”, richiede l’ “adempimento dei doveri di solidarietà politica economica e sociale”. La formazione di una coppia di fatto è frutto di libera scelta privata delle due persone che la compongono e non espressione di una loro condizione originaria e costitutiva d’inferiorità personale che richieda un intervento pubblico correttivo: è offensivo e ghettizzante dare ad intendere, a chi abbia scelto di non sposarsi, che è bene, quanto meno, lasciarsi “censire” in un registro.
5) INGIUSTO: perché, illegittimamente e impropriamente, il Comune farebbe concorrere, nell’elargizione di diritti, da una parte, chi non vuole assumersi, pubblicamente, alcun dovere e impegno e dall’altra, chi, invece, sceglie di fondare la propria unione sul matrimonio, assumendo, così, davanti alla società e allo Stato, quei doveri e obblighi previsti dalla legge. Per giustizia, dunque, nessun diritto merita chi decide di non assumere alcun dovere. Se lo scopo del registro è superare una discriminazione esso, piuttosto, pare determinarla. D’altra parte, è ammissibile che i Comuni neghino ai conviventi che non sono registrati benefici e diritti riconosciuti ai conviventi registrati? Se lo scopo è quello di non discriminare situazioni identiche nella sostanza, che differenza può porsi tra due conviventi iscritti al registro e due conviventi non iscritti? Le persone sono obbligate a registrarsi come coppia, se non sono sposate ma solo coabitanti, per godere dei servizi del Comune?
6) MEZZO PER UN USO MALDESTRO: Qualora il Comune, istituendo tale registro, illegittimamente, dovesse concedere taluni benefici alle coppie iscritte, il risultato sarebbe quello di favorire un uso maldestro e improprio di tale strumento, da parte di approfittatori, che costituirebbero delle unioni di comodo.
7) PERICOLOSO: Il registro delle coppie di fatto, tra l’altro, accentua la tendenza, sempre più aggressiva, che rende ogni ora più liquidi, inconsistenti, relativi e privi di un autentico senso di responsabilità i rapporti sociali e interpersonali, così minando profondamente la coesione sociale del nostro popolo.
Quale coppia sceglierà ancora di contrarre matrimonio e così formare una famiglia, se basterà iscriversi al registro comunale, che non richiede l’assunzione di alcun dovere, per ottenere dal Comune i medesimi diritti e vantaggi riservati oggi alle coppie coniugate?
Questi sono solo alcuni dei motivi per dire NO al registri delle unioni civili.
L’attenzione del Comune a favore dell’istituzione di tale registro, appare come un diversivo strategico, volto a sviare l’attenzione dei cittadini dai problemi strutturali che incombono sull’Ente.
Molti sono i cittadini di Crotone che hanno a cuore la famiglia fondata sul matrimonio, così come riconosciuta dall’art. 29 della nostra Costituzione e ritengono, pertanto, che questa non debba essere snaturata da mezzi ideologici, pretestuosi ed inopportuni, come il registro delle unioni civili, che il Comune di Crotone intende istituire.
Questi stessi cittadini, per difendere la famiglia, così come prevista dalla Costituzione, monitoreranno, attentamente, l’azione del Consiglio comunale e quella dei singoli consiglieri, per trarre le debite conseguenze a suo tempo; sapranno valutare, evidenziandone anche pubblicamente, chi si sarà battuto a favore del bene della famiglia e chi, invece, avrà stabilito i presupposti per il suo inevitabile depotenziamento.
Comitato Sì alla famiglia! – Crotone
(Alleanza Cattolica – Apostolato della Preghiera – Associazione Medici Cattolici Italiani – Associazione Scienza & Vita – Comunità Gesù Risorto del Rinnovamento Carismatico Cattolico – Cammino Neocatecumenale – Movimento Ecclesiale d’Impegno Culturale – Movimento Cristiano Lavoratori – Rinnovamento nello Spirito Santo – Uciim – Ufficio per la Pastorale Familiare Diocesana – Unione Giuristi Cattolici Italiani – Unitalsi e altri).

A cura di Domenico Bonvegna