E’ uscito il numero 37, gennaio-aprile, della nuova e graficamente rinnovata, “Rassegna Siciliana di Storia e Cultura”, prestigiosa rivista quadrimestrale nata nel 1997 da un gruppo di studiosi tra cui Dino Grammatico, che avevano dato vita all’”Istituto Siciliano di Studi Politici ed Economici”. La rivista rinasce grazie allo sforzo appassionato di intellettuali come il professore Tommaso Romano che è il direttore e Umberto Balistreri, in funzione di condirettore. A questo secondo numero della nuova veste della corposa rivista (160 pagine) hanno collaborato numerosi studiosi, tra cui il sottoscritto, nelle prime pagine, c’è la pubblicazione dell’intervento del cardinale di Palermo, Paolo Romeo, tenuto in occasione del Te Deum di ringraziamento per la beatificazione di Maria Cristina di Savoia Regina delle due Sicilie. Il cardinale tratta della bellezza della vocazione cristiana alla santità. Tutti noi siamo chiamati alla santità, non solo i consacrati, i religiosi, c’è anche una vocazione alla vita matrimoniale. “Pensate come diversa sarebbe la famiglia oggi e la testimonianza della famiglia – ha detto monsignor Romeo – e le leggi che stanno facendo sulla famiglia, che in definitiva servono soltanto a distruggerla, a privarla di un fondamento solido, a proporre dei modelli che non sono dei modelli, ma che vogliono sanzionare come fosse un modello tutte le debolezze umane, la fragilità umana”.
La beata Maria Cristina è stata una contemplativa in azione, spesso passava la sua giornata in orazione, come viene raffigurata nei quadri, anche se aveva la sollecitudine premurosa verso i poveri, per questo “andava verso le periferie” della società. “(…)Maria Cristina era vicina al suo popolo e si faceva un poco interprete dei bisogni di questo popolo, del suo sposo Re”.
Segue un articolo di Lucio Zinna su una probabile abolizione dell’insegnamento della Filosofia dalle scuole secondarie e dall’università. A marginalizzare le facoltà umanistiche, privilegiando quelle tecnico-scientifiche, per Zinna, ci sono tendenze politiche, i quali mirano a sopravvalutare gli aspetti economici e pragmatici a svantaggio di quelli con valenza teorica. Mentre Maria Patrizia Allotta, sottolinea l’importanza dello studio delle grandi figure appartenenti al mondo latino-greco e quindi dell’importanza degli studi filosofici, con una particolare rivalutazione del pensiero socratico. Soprattutto nel nostro mondo omologato, il metodo di Socrate potrebbe rappresentare un’efficace “antidoto contro l’incondizionata ipocrisia del falso dire-sapere che certamente trascura il ‘conosci te stesso’”.
A pagina 19Antonino Palazzolo, analizza “Il ruolo dei fonditori di artiglieria in Sicilia nel ‘500”. Un’attività poco nota quella delle armi da fuoco ed in particolare delle bombarde in ferro. Al testo segue un’appendice documentaria. Franco D’Angelo, tratta del “Quartiere della Loggia”, presumo della città di Palermo. Un quartiere circondato da monumentali palazzi abbandonati, degradati, murati, che ormai appare quasi spettrale, perché viene sempre più abbandonato dagli abitanti e soprattutto dalle botteghe. Anche perché di notte la musica ad alto volume di una certa movida, certamente non fa bene a renderlo più vivibile. D’Angelo nel servizio propone alle associazioni culturali e ambientaliste di dialogare con gli abitanti e con chi frequenta il quartiere per informarli del grande valore storico degli edifici che occupano e di coinvolgerli nelle iniziative per salvaguardare il patrimonio tramandatoci dai nostri padri.
“I Corsari del Canale di Sicilia nel secolo XVI”, è lo studio di Salvatore Bordonali, che prende lo spunto dal libro di Ferruccio Formentini, pubblicato alcuni anni orsono e che merita di essere rivisitato. “E’ un tentativo riuscito di rendere comprensibile, senza annoiare, quel triste fenomeno che fu la Pirateria, che per un lunghissimo arco di tempo infestò quello che orgogliosamente i Romani avevano chiamato il mare nostrum”. Il testo indaga le cause prossime e remote del fenomeno e s’inquadra tra le tensioni crescenti tra Oriente musulmano e Occidente cristiano per il dominio del mare. Quello della pirateria sembrerebbe un fenomeno del passato remoto ma come sappiamo purtroppo per la vicenda dei nostri due poveri marò prigionieri in India, è un fenomeno molto attuale e difficile da debellare.
La Rassegna a pagina 50 propone l’ampio saggio di Gianfranco Romagnoli, “Il Legittimismo in Italia tra il Settecento e l’Ottocento: Monaldo Leopardi e il Principe di Canosa”. Dopo la premessa storica sul legittimismo, Romagnoli descrive la vita del padre del più noto Giacomo Leopardi, vissuto anche lui nel piccolo borgo di Recanati. Monaldo fu un grande legittimista e conservatore in massimo grado, divenendo un esponente di primo piano di questa cultura e della sua circolazione nell’intera penisola ma anche fuori. Era profondamente attaccato ai valori della nobiltà e della religione, che erano stati radicalmente negati dalla Rivoluzione francese e dall’ideologia illuminista che si era diffusa anche in Italia. Questo suo modo di essere si rifletteva anche nella sua vita di tutti i giorni: “andava infatti in giro per le vie di recanati in costume completa di spada, talché divenne noto come l’ultimo nobile spadoforo d’Italia”. Tuttavia secondo Romagnoli non bisogna confondere il conservatorismo di Monaldo con una pregiudiziale, ottusa chiusura verso il progresso e le novità, anzi esso non vedeva nessuna inconciliabilità tra il cristianesimo e le ferrovie o le macchine a vapore. L’altro grande protagonista del legittimismo italiano fu Antonio Capece Minutolo Principe di Canosa (1768-1838) Uomo politico napoletano, intransigente e imparziale, quando le truppe napoleoniche giunsero nel Regno di Napoli, si schierò con la resistenza dei “Lazzari”.
A pagina 66, c’è il mio studio su Giacomo Margotti e Davide Albertario, due sacerdoti e giornalisti dell’800, grandi figure purtroppo poco conosciute anche nel mondo cattolico. Attraverso i libri di Oscar Sanguinetti, “Cattolici e Risorgimento. Appunti per una biografia di don Giacomo Margotti, D’Ettoris Editori (Crotone 2012) e di Giuseppe Pecora, “In prigione in nome di Gesù Cristo. Vita di don Davide Albertario, campione del giornalismo cattolico”, pubblicato dal “Centro Studi Davide Albertario” e dal “Centro Librario Sodalitium” (2002). I due sacerdoti hanno un destino comune e operano in un drammatico periodo della storia del nostro Paese. Oltre ad essere sacerdoti, furono entrambi giornalisti, politicamente intransigenti e polemisti al servizio della verità e della Chiesa. Don Margotti fondò e diresse, “L’Armonia” e “L’Unità Cattolica”. Mentre don Davide Albertario operò nel quotidiano “L’Osservatore Cattolico”, al quale ha consacrato la propria esistenza. I due sacerdoti ci ricordano che si può fare apostolato anche con la penna, perché il giornalista, più di ogni altra professione, ha ottime possibilità di orientare le opinioni e formare le coscienze.
Da segnalare altri interventi interessanti come quelli di Michelangelo Ingrassia, sul “Riformismo tricolore. Il MSI e la nuova Repubblica”. A pagina 87 Luigi Antonio Fino, racconta una storia che nessuno ha mai raccontato: “Il bombardamento del Porto di Bari, 2 dicembre 1943”. Seguono altri interventi come “L’epopea di Dien Bien Phu. 20 novembre 1953-10 maggio 1954”, di Francesco Pasanisi. Tra i profili viene tracciata la personalità di Francesco Brancato e la sua attività culturale di meridionalista attraverso i “Quaderni del Meridione”. Maria Antonietta Spadaro racconta “Panormus. La scuola adotta la città”, vent’anni di adozione di monumenti cittadini (1994-2014). Per la Letteratura e l’Arte, Domenico Passantino descrive il film, “La grande bellezza”. Segue l’intervista di Giuseppe La Russa allo sceneggiatore turco, Ferzan Ozpeteck. Infine la rivista presenta le recensioni e segnalazioni di libri.
DOMENICO BONVEGNA
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