di Roberto Malini
Caro Sindaco di Milano, non firmi la norma del regolamento sugli animali a Milano che prevede il sequestro dei cani a coloro che chiedono l’elemosina. Come Lei sa, negli anni più bui del secolo scorso i mendicanti vennero perseguitati, internati e spesso assassinati dall’intolleranza. Fu allora che tornarono in "auge" i pregiudizi medievali, secondo i quali il mendicante sarebbe una persona infida e immorale, appartenente a un "racket" (allora si chiamava "congregazione malefica"), sfruttatrice di bambini, invalidi e animali. Purtroppo assistiamo oggi a un ritorno di quel pensiero improntato all’odio e al pregiudizio e non a caso le carceri sono piene di mendicanti e Rom emarginati, nonostante i continui appelli da parte dell’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Diritti Umani, della Commissione europea e del Consiglio del’Ue. Anche spiriti illuminati e mentalità aperte sono via via scivolate, spesso, nel rifiuto di chi è povero ed escluso, tanto che sembra di essere tornati agli anni in cui le forze che intendevano "purificare" il mondo dai diversi si affermavano progressivamente, in una società che era considerata la più evoluta del mondo. Mai come allora si parlava e scriveva di diritti umani e civiltà. Da parte mia, nella mia attività umanitaria sono spesso a contatto con i tanto temuti e vituperati "mendicanti", i quali non sono altro che persone povere, socialmente escluse e capaci – tuttavia – di mantenere intere famiglie, con sacrifici e rischi disumani. Ho accompagnato al pronto soccorso diversi "mendicanti" picchiati brutalmente da intolleranti. Ne ho confortati tantissimi, vittime di insulti e minacce. Ho seguito molti casi di bambini sottratti ai genitori per la condizione di povertà e mendicità, sempre in base a pregiudizi che non hanno fondamento se non in una visione deformata di un mondo che fa paura ai più. Ho evitato, con le ragioni dell’umanità, del dialogo e della verità, che tanti bambini venissero tolti ai loro cari, tanto amorevoli quanto poveri. Le autorità, se correttamente informate, ritrovano a volte una via di vera giustizia che sembra persa nella nebbia, mentre se si diffonde solo il pregiudizio, tutta la società ne è avvelenata. A Milano le famiglie Rom, specie se indigenti, fuggite da paesi come la Romania, in cui sono emarginate, vivono molto male, colpite da sgomberi, allontanamenti, provvedimenti che si abbattono su di loro dolorosamente. Persino la giovane artista Rebecca Covaciu, che tutto il mondo conosce e che ha regalato speranza a tanti giovani con il suo coraggio e il suo talento, vive a Milano nella totale povertà, senza alcun sostegno istituzionale, esclusa dalla società. Sopravvive e studia – fra poco terminerà il liceo artistico – solo grazie ai pochi cittadini che non accettano odio e intolleranza, ma credono nella solidarietà e nel bene. E ora torno al punto con cui ho iniziato questa lettera, Sindaco. So bene che in altre città, come Venezia o quelle amministrate dalla Lega Nord, vigono regolamenti comunali (in realtà anti etici e anticostituzionali, ma Lei sa quanto restano in vita i provvedimenti locali, prima che siano dichiarati tali) che prevedono il sequestro dei cani e di altri animali a chi è costretto a vivere di elemosina. Anche a Vigevano, nonostante le proteste degli amici dei diritti umani, alla fine quella norma è stata approvata (http://www.sivempveneto.it/vedi-tutte/10475-sequestro-cani-utilizzati-per-mendicare-bufera-politica-a-vigevano). Non permetta, Sindaco, che avvenga anche a Milano. Cancelli dal Suo cuore i pregiudizi sui mendicanti che si diffondono da tanto tempo a tutti i livelli, chiuda gli occhi e immagini di trovarsi Lei, Sindaco, senza la Sua posizione, senza una casa, senza poter curare la propria igiene, senza mezzi di sopravvivenza. In mezzo alla strada, circondato da cittadini che non esclamano: "complimenti, signor Sindaco!", ma "guarda quello! Teniamoci lontani, che sembra proprio un malintenzionato. Ma perché non si trova un lavoro, anziché ridursi così?!". E pensi ai suoi cari, vestiti di cenci, affamati, spesso al freddo, malati, abbandonati. Non tenderebbe la mano, Sindaco, per dare loro una speranza di vita, aspettando una moneta… un’altra moneta? Non diventerebbe anche Lei un MENDICANTE? Sa chi Le sarebbe accanto (è così da millenni!), in quei duri giorni? Il Suo cane, Sindaco, il Suo amico fedele. E vi vorreste bene e vi dareste reciprocamente speranza. Non pensa che sarebbe una crudeltà ulteriore e insopportabile se i benpensanti e le autorità decidessero che quell’antica amicizia è troppo, per l’essere umano che sopravvive grazie all’elemosina e che dovrebbe essere divisa? Il cane – straziato dalla separazione – in un canile e Lei (sempre nella "realtà parallela" in cui L’ho invitata a calarsi) ancora più solo ed emarginato, con la mano aperta tesa davanti a Sé e nessun amico a confortarLa, a farLe sentire quell’ultimo calore che fino a ieri sembrava diritto anche dei più umili e sfortunati fra gli esseri umani. Ci pensi, caro Sindaco.