di ANDREA FILLORAMO
Ho molto temporeggiato nello scrivere e nel pubblicare su IMG Press l’articolo del 3 dicembre 2014, che porta il titolo: il suicidio di un prete”. Nel raccontare i “fatti” riportati da Internet relativi ai suicidi dei preti, temevo, infatti,di suscitare delle emozioni senza che esse diventassero un passe-partout per elevare la mia comunicazione a un altro livello. Temevo, inoltre, che il mio fosse interpretato come una pagina di un “noir” incompleto e fatto per accenni, dove i raccontisi susseguono l’uno all’altro e dove, quindi, non si riesce a capire dove essi vadano a “parare”. Credo, però, che i preti, ai quali particolarmente l’articolo era diretto, abbiano compreso pienamente il messaggio inviato. Ne fanno, infatti, fede diverse email che alcuni di loro mi hanno inviato. Una, in modo particolare rispecchia il mio pensiero, anzi lo amplia. Essa mi è stata inviata da don Ettore Sentimentale; l’email l’ho vista, riprodotta, poi, in una lettera inviata al direttore dello stesso foglio elettronico. A don Ettore il ringraziamento per la condivisione dei problemi sollevati nei miei scritti.Nel leggere tale email, si ricava che egli non teme ritorsioni da parte della “gerarchia”, dimostra di aver coraggio nell’andare controcorrente ed ha ben presente quanto Papa Francesco dice: “La pluralità di pensiero e di individualità riflette la multiforme sapienza di Dio quando si accosta alla verità con onestà e rigore intellettuale, così che ognuno può essere un dono a beneficio di tutti”. E’ certo che il“J’Accuse…!”, rivolto all’episcopato e alla CEI, difficilmente non condivisibile, non deve rimanere una “lettera morta”, ma a somiglianza del titolo (J’accuse) dell’editoriale scritto dal giornalista e scrittore francese che denunciava pubblicamente le irregolarità e le illegalità commesse nel corso del processo contro Alfred Dreyfus, deve almeno far riflettere. Temo, però, che la mia “flebile” voce, come quella di don Ettore, diventino “voci che gridano nel deserto”, mentre la sofferenza di tanti preti rischia di aumentare fino a diventare depressione. La CEI di Bagnasco, oltretutto, probabilmente in conflitto col papa, sta vivendo un momento di conflittualità al suo interno, tant’è che, in una sua comunicazione, il prefetto della Congregazioneper i vescovi, il card. Oullet, ha invitato l’episcopato italiano a “cercare oggi di risolvere le controversie che “non mancano di sorgere nella vita della Chiesa. Il papa Francesco completa, dicendo."Il rodersi della gelosia, l’accecamento indotto dall’invidia, l’ambizione che genera correnti, consorterie e settarismi: ‘quant’è vuoto – ha osservato – il cielo di chi è ossessionato da se stesso". E ha additato come un male il "ripiegamento che va a cercare nelle forme del passato le sicurezze perdute; e la pretesa di quanti vorrebbero difendere l’unità negando le diversità, umiliando così i doni con cui Dio continua a rendere giovane e bella la sua Chiesa".