di Roberto Malini
Otto Müller nacque nella città Liebau (oggi polacca, ma al tempo tedesca) il 16 ottobre 1874. Figlio di un ufficiale tedesco e di una Sinta, si sentì fin dall’infanzia più vicino al mondo della madre, un mondo caratterizzato dai sentimenti, da uno spirito libero e da antiche tradizioni. La figura centrale della donna, il contatto strettissimo con il mondo naturale, le unioni sentimentali in giovanissima età e il mistero della maternità sono figure che presto si imprimono nella sua memoria e nel suo spirito. Sedicenne, Otto studia disegno e litografia a Görlitz e Breslavia. Quindi si iscrive all’Accademia di Belle Arti di Dresda, per proseguire gli studi a Monaco nel 1898. A Monaco il celebre pittore Franz von Stuck, che è suo insegnante, lo induce a ritirarsi dagli studi artistici, non comprendendo la natura libera dello stile del giovane Otto, che si ispira in modo molto personale all’Impressionismo, al Simbolismo e allo Jugendstil, l’Art Nouveau tedesca. Successivamente l’artist si avvicina all’Espressionismo, semplificandone linee e colori. Nel 1908 si trasferisce a Berlino, dove conosce Rainer Maria Rilke, Erich Heckel, Wilhelm Lehmbruck e altri intellettuali. Due anni dopo, a Dresda, aderisce al movimento Die Brücke, che non lascerà fino a quando il gruppo, per divergenze artistiche, si scioglierà, nel 1913. L’artista si sente assai vicino anche al gruppo Der Blaue Reiter. Durante la Prima guerra mondiale Otto è al fronte prima in Francia e poi in Russia. Dopo il conflitto, insegna disegno e pittura all’Accademia di Belle Arti di Breslavia, influenzando una generazione di giovani pittori, fra cui Johnny Friedlaender e Isidor Ascheim.Nel 1937 i nazisti classificarono la sua opera come "arte degenerata" e requisirono dai musei 357 delle sue opere. Otto Müller morì a Breslavia il 24 settembre 1930. Oggi questo formidabile artista – che era soprannominato "Zigeuner" (Zingaro) dai contemporanei – è considerato uno dei grandi maestri del Novecento e la sua arte – pittura e litografia – è contesa dai musei e dai collezionisti di tutto il mondo, rappresenta la migliore celebrazione della vita dei Rom, dei loro amori, delle loro tradizioni, della loro natura libera.