di ANDREA FILLORAMO
Nel mondo occidentale aumenta continuamente il numero delle coppie che si separano e divorziano. In Italia, nel corso del 2012 si contavano 311 separazioni e 174 divorzi ogni 1.000 matrimoni. In valori assoluti le separazioni, in quell’anno, sono state 88.288 e i divorzi 51.319. In media la separazione viene chiesta dopo 16 anni di matrimonio e il divorzio dopo 19 (i tempi sono calcolati considerando il momento della richiesta). Nello stesso anno (2012) il 73,3% delle coppie che si sono separate avevano figli. Per i divorzi le coppie con figli erano il 66,2% del totale. Solo il 48,7% delle separazioni e il 33,1% dei divorzi riguardava coppie con un figlio minorenne. Dal 1970, anno in cui in Italia è stato introdotto il divorzio, è cambiato il modo di vedere il matrimonio. Da impegno di un legame che doveva durare per tutta la vita, per molti è diventato un legame temporaneo da sciogliere anche in modo unilaterale, che non arreca danni educativi ai figli, con la scusante che per i genitori in difficoltà, è preferibile “divorziare”, dopo una pausa di riflessione (separazione ), che far vivere i figli in una famiglia conflittuale. Teniamo conto, inoltre, che, in Italia, per consuetudine giuridica, che in seguito all’entrata in vigore della Legge 54/2006 dovrebbe prevedere che la scelta dei coniugi all’atto della separazione o del divorzio sia quello dell’affido condiviso dei figli minori, i figli, “de jure” o “de facto”, sono affidati in Italia alla madre, ritenuta la persona più capace di realizzare i bisogni dei figli. Questo affidamento è legato all’uso dell’appartamento comune. Recita, infatti, l’art. 155 c.c. “L’abitazione della casa familiare spetta di preferenza e ove sia possibile, al coniuge cui vengono affidati i figli…”. Questa prassi giuridica, arreca molto spesso un grave disagio e un cocente senso di ingiustizia, per l’altro coniuge, spesso l’uomo, costretto a uscire dall’abitazione che con tanti sacrifici aveva contribuito a creare. E’ certo che la rottura coniugale è considerata una transizione stressante rispetto alla quale adulti e bambini devono adattarsi; per “transizione” si intende ogni passaggio cruciale in cui la famiglia mostra i suoi punti di forza e di debolezza e si declina con il “coping”, ossia la capacità delle persone di fronteggiare un evento critico utilizzando le risorse disponibili, mettendo in atto opportune strategie cognitive-emotive e pragmatiche-comportamentali per governare le tensioni. Sono queste le premesse che rendono “socialmente utile” il “Centro Osea”, promosso dalla Caritas Diocesana di Messina Lipari S. Lucia del Mela che si inaugura oggi. Esso” offre accompagnamento e sostegno, impegnandosi a promuovere la genitorialità responsabile. Ai papà separati sarà offerta la possibilità di un periodo di accoglienza temporanea (fino a un anno). Tra le figure di supporto, insieme ai religiosi e a volontari, anche avvocati, matrimonialisti, psicoterapeuti e mediatori familiari”. Con l’istituzione di questo Centro si riafferma quanto sostenuto dal Cardinale Bagnasco: “ amiglie separate, divorziate, risposate non sono mai state escluse dalla vita della Chiesa”.