Si pubblica l’intervista ad ANDREA FILLORAMO in occasione dell’VIII anniversario d’inizio del ministero episcopale di Mons. Calogero La Piana a Messina
IMG PRESS Le chiedeva un commento sul “Comunicato dell’Ufficio Diocesano Comunicazioni Sociali di Messina”, con cui si è voluto celebrare l’ottavo anniversario d’inizio del ministero di Mons. Calogero La Piana a Messina. Lei, però, ha taciuto
Si, ho taciuto e non potevo fare diversamente. Ho conosciuto, infatti, l’arcivescovo di Messina solo recentemente, ho avuto, anche con lui dei “contatti epistolari”. Vivo a molti chilometri distanti dalla Città dello Stretto, che non solo è la città in cui sono nato e in cui ho operato, ma che amo. Altri sicuramente avrebbero potuto scrivere con competenza di questi otto anni di ministero di Mons. La Piana, che io conosco solo per sentito dire.
Eppure Lei ha scritto, proprio su IMG PRESS, dell’arcivescovo di Messina
Cerco di essere chiaro. Nei miei scritti ho evitato di dare giudizi sulla persona di Mons. La Piana, proprio perché, come ho detto, non la conosco. Anzi, ho ribadito, in un mio articolo, che, nell’incontro che ho avuto con lui, ho avuto la percezione di trovarmi davanti a una persona gentile. In quanto “cultore” dei problemi “ecclesiali” ho solo denunciato, in alcuni articoli, stando a quello che leggevo nei giornali o a quanto mi veniva raccontato, che la “gestione” della diocesi non è sempre caratterizzata dalla disponibilità e che si è molto lontani dall’attuazione della carità, così come evidenziata “in parole e opere” da Papa Francesco. Due sono state le situazioni che mi hanno indotto a prendere le posizioni che lei conosce: la “destituzione” da arciprete di Taormina di don Salvatore Sinitò, motivata da una “calunnia” e la “sofferenza” assai diffusa manifestatami da preti vecchi amici, in vari incontri estivi. Ambedue le “situazioni” hanno come protagonista l’arcivescovo pro tempore, che è Mons. Calogero La Piana.
Una risonanza di queste due realtà certamente l’ha data anche la “rete”.
E’ proprio cosi… Nei siti di Internet, come chiunque può vedere, è molto diffuso il “caso Sinitò” ed è confermato, in alcuni “forum” ancheil “mormorio” dei preti che sostengono di sentirsi trattati dal loro vescovo, nel “turnover” degli incarichi, non come persone, ma semplicemente come “oggetti“ e “utensili”, che facilmente si possono trasferire da un posto all’altro, in barba alla carità cristiana e alla giustizia, sia quella “commutativa” sia quella “distributiva”… I preti “anziani”, dicono di sentirsi “discriminati” a favore dei più giovani, per lo più ex alunni del vescovo.
In tutte le categorie sociali, là dove c’è chi comanda e chi ubbidisce, chi esercita il potere può essere accusato di discriminare i “subordinati”. Lo sa anche lei che ha fatto il Preside
Certamente ma nessuno può vietare di sentirsi “vicini” a coloro che si sentono “discriminati”, insoddisfatti o addirittura “offesi”. Oltretutto sono legato ad alcuni di loro da un affetto profondo che dura dalla nostra infanzia vissuta assieme. Essi addirittura auspicano una destituzione o un trasferimento del vescovo. Sperano, soltanto, che prima che intervenga la Santa Sede, sia lui stesso a staccare la spina.
Se le fosse possibile, cosa oggi direbbe al vescovo La Piana?
All’arcivescovo di Messina, che è salesiano, ricorderei quanto scriveva S. Giovanni Bosco: “Il superiore studi l’indole dei suoi soggetti, il loro carattere, le loro inclinazioni, le loro abilità, i loro modi di pensare, per saper comandare, in maniera da rendere facile l’obbedienza”. Concludo con Goethe: “Quanti dolori, ahimé, potremmo evitare nella vita se solo potessimo ritirare le mosse sbagliate e giocare di nuovo!”.