
Tutti abbiamo sentito le chiare parole di papa Francesco sull’atto terroristico di Parigi mentre era in viaggio per raggiungere le Filippine. In pratica il Papa ha condannato con parole molto forti le derive fondamentaliste che portano a uccidere, ma nello stesso tempo ha mostrato che “n’est pas Charlie” e non ha nessuna simpatia per le vignette violente e blasfeme. Ha anche citato il discorso di Ratisbona di Benedetto XVI, tanto spesso menzionato in questi giorni solo per le poche righe dedicate all’islam, cioè a una religione che rischia la negazione della ragione in nome della fede, dimenticando che la sua parte centrale – quella appunto da cui Francesco ha tratto una citazione – critica l’Illuminismo occidentale, che nega la fede in nome della ragione.“Credo – ha risposto Francesco a un giornalista francese – che tutti e due siano diritti umani fondamentali, la libertà religiosa e la libertà di espressione. (…) ognuno ha il diritto di praticare la propria religione senza offendere, liberamente e così vogliamo fare tutti”. Intanto condanna i terroristi: «non si può uccidere in nome della propria religione, in nome di Dio”. Pertanto continua il Papa, “La critica delle religioni, però, «si deve fare con libertà senza offendere». Certo, la libertà di espressione è un diritto: «Ognuno ha non solo la libertà e il diritto ma anche l’obbligo di dire ciò che pensa per aiutare il bene comune. Se un deputato non dice quella che pensa sia la vera strada da percorrere, non collabora al bene comune”. Ma questa libertà di critica va espressa «senza offendere, perché è vero che non si può reagire violentemente, ma se il dottor Gasbarri, che è un amico, dice una parolaccia contro mia mamma, gli spetta un pugno. Non si può provocare, non si può insultare la fede degli altri”.
Infine è interessante la citazione che papa Francesco fa del discorso di Ratisbona del 2006 di Benedetto XVI, dove papa Ratzinger criticava aspramente non solo l’Islam ma anche “mentalità post-positivista, della metafisica post-positivista, che portava a credere che le religioni o le espressioni religiose sono un sorta di sottoculture, tollerate, ma sono poca cosa, non fanno parte della cultura illuminista. E questa è un’eredità dell’illuminismo». Il giornale satirico Charlie Hedbo che offende la religione “è illuminismo pratico, seppure di bassa lega”. Pertanto afferma papa Francesco, “Tanta gente che sparla, prende in giro, si prende gioco della religione degli altri. Questi provocano e può accadere quello che accadrebbe al dottor Gasbarri se dicesse qualcosa contro mia mamma. C’è un limite, ogni religione ha dignità, ogni religione che rispetti la vita umana, la persona umana, io non posso prenderla in giro. Ho preso questo esempio del limite per dire che nella libertà di espressione ci sono limiti, come (nell’esempio) della mia mamma”.
Quindi i due Papi in perfetta continuità mettono in risalto una questione molto importante: il terrorismo in questo caso fondamentalista islamista non può essere combattuto e quindi sconfitto, mettendosi sotto le ali protettive del laicismo illuministacome il giornale anarchico nichilista Charlie Hebdo che passa il suo tempo a dissacrare tutte le religioni compresa quella cattolica. Il terrorismo non può essere sconfitto neanche dai ragionamenti che hanno fatto Umberto Eco e Angelo Panebianco, su Il Corriere della Sera, il primo lamentava che “Gli uomini si sono sempre massacrati per un libro: la Bibbia contro il Corano, il Vangelo contro la Bibbia eccetera. Le grandi guerre sono state scatenate dalle religioni monoteiste per un libro. Sono le religioni del libro a provocare le guerre per imporre l’idea contenuta nei loro testi”. Più o meno la stessa cosa che volevano raffigurare i vignettisti di Charlie quando sbeffeggiavano Maometto, il Papa cattolico ossessionato dal sesso e il rabbino ebreo, raffigurato come faceva la stampa nazista, con il naso adunco e l’espressione torva. (Luigi Santambrogio, “Anche Panebianco fa l’Eco: pericoloso chi crede in Dio”, 13.1.15, LaNuovaBQ.it) Mentre Panebianco, ribadiva il concetto che “(…)tanti europei mostrano di condividere una falsità, ossia che chi uccide in nome di Dio non sia un vero credente. Dimenticando che gli uomini si sono sempre ammazzati fra loro in omaggio a un Dio o a un pugno di Dei. È vero che gli europei non sono più disposti a farlo. Ma ciò dipende anche dal fatto che sono tanti gli europei che non credono più in Dio: l’Europa è infatti il più secolarizzato Continente del mondo”.In pratica per Panebianco“Se oggi i cattolici non ammazzano più gli infedeli, se non mettono al rogo ebrei e protestanti, non è perché hanno cambiato idea, ma perché sono rimasti in pochi. E solo ‘chi non crede in Dio fatica a capire gli assassini in nome di Dio, gli sembrano marziani, alieni’. Quelli che invece ci credono, suggerisce Panebianco, capiscono benissimo e una volta messi insieme sono pronti a farvi la pelle. Terribile e vergognoso”.(Ibidem).
Pertanto se in questi giorni ci siamo trovati tutti d’accordo nel condannare il grave atto terroristico del 7 gennaio di Parigi, ora occorre vedere come ripartire.“Il problema – e la divisione – nasce quando passiamo a definire come è possibile fermare tale fanatismo, come si costruisce – o su quali valori si costruisce – una società dove diverse culture possano convivere pacificamente. – scrive il direttore de LaNuovaBQ.it, Riccardo Cascioli – “Tutti siamo stati concordi nel definire la strage del Charlie Hebdo e dell’ipermercato Kosher ‘un attacco alla libertà’. Ma è quando andiamo a definire cosa sia la libertà che allora le strade si dividono e si comprende che quel popolo così unito in piazza contro il terrorismo ben difficilmente lo sarà domani quando si tratterà di decidere cosa fare per difendere la libertà.
La libertà, per chi condivide il pensiero dei giornalisti di Charlie Hebdo, è totale assenza di legami, disconoscimento di ogni paternità. Scrive Cascioli, Per questo diventa fanatismo laicista, l’obiettivo preferito è la religione, tutte le religioni. Come hanno fatto i due intellettuali del Corriere della Sera. “È l’espressione di una ragione “ridotta”, secondo la definizione di Benedetto XVI nella tanto citata quanto incompresa lezione di Ratisbona, una ragione che esclude la possibilità del divino. È l’altra faccia – sempre seguendo Benedetto XVI – di una fede in un Dio che agisce anche contro la ragione, come avviene nell’islam, e produce perciò quel fanatismo cieco cui stiamo assistendo”. (R. Cascioli, “Per quale libertà vogliamo lottare”, 12.1.15, LaNuovaBQ.it)
Pertanto la cultura laicista europea di oggi che mette la religione nell’ambito delle sottoculturenon può dialogare con nessuno, viene meno anche il multiculturalismo, anzi è destinata a soccombere di fronte agli attacchi terroristici.
A questo punto per concludere si potrebbe citare il bel discorso alla città di Bologna che nel 2000 fece il cardinale Giacomo Biffi, dove spiegava che “la libertà senza la verità”, finisce col mortificare la dimensione etica della vita. In conseguenza di questa libertà incondizionata e vuota di valori, l’uomo è insidiato nella sua stessa dignità e perfino nella sua sopravvivenza: le fantasie genetiche, il crollo della natalità, il disprezzo della vita umana (soprattutto con la vergognosa legalizzazione dell’aborto), la glorificazione delle devianze sessuali, la corrosione dell’istituto della famiglia e il permissivismo dilagante ne sono i segni più manifesti”. Una libertà senza valori tende a diventare totalitarismo, così mentre oggi tutti manifestano in piazza con la matita in mano e con la scritta “Je suis Charlie” sulpetto intendono difendere la libertà di parola. Nella stessa Francia pochi mesi fa la polizia picchiava e arrestava tranquilli padri di famiglia colpevoli di essere in piazza a chiedere il rispetto della famiglia naturale. E anche in Italia i soliti giornaloni e leader politici si stracciano le vesti per la minaccia alla libertà di satira proprio mentre stanno cercando di impedire che a Milano si svolga un convegno in difesa della famiglia naturale, mentre infamano le Sentinelle in piedi e vogliono tappare la bocca a tutti coloro che rifiutano l’ideologia omosessualista.
Pertanto se vogliamo difenderci degli attacchi del fondamentalismo islamista, occorre ritornare ai grandi valori dell’Europa Cristiana, “Io penso che l’Europa o ridiventerà cristiana o diventerà musulmana. – diceva monsignor Biffi – Ciò che mi pare senza avvenire è la “cultura del niente”, della libertà senza limiti e senza contenuti, dello scetticismo vantato come conquista intellettuale, che sembra essere l’atteggiamento dominante nei popoli europei, più o meno tutti ricchi di mezzi e poveri di verità. Questa “cultura del niente” (sorretta dall’edonismo e dalla insaziabilità libertaria) non sarà in grado di reggere all’assalto ideologico dell’islam che non mancherà”.
L’unica strada possibile sarà la “riscoperta dell‘avvenimento cristiano come unica salvezza per l’uomo – e quindi solo una decisa risurrezione dell’antica anima dell’Europa – potrà offrire un esito diverso a questo inevitabile confronto”.
Prima di qualsiasi analisi sul male del terrorismo, dunque, dobbiamo scegliere quale libertà vogliamo perseguire. Da domani non basta più dire “Non sono Charlie”, dobbiamo dire chi siamo.
DOMENICO BONVEGNA
Domenico_bonvegna@libero.it