Sembra uscito da una commedia di Pirandello per il suo stato di ‘incomunicabilità’ e di ‘alienazione’, invece Ettore Maiorana è esistito, anche se avvolto da quel alone di mistero. Da studente di ingegneria, con una bocciatura in idraulica lo fa giungere alla facoltà di fisica. Accende diatribe con i docenti che accusa di badare ai dettagli piuttosto che alla sintesi generale. Per l’acuto ingegno, profondità di pensiero e spirito critico, si guadagna il soprannome di ‘Grande Inquisitore’. Riluttante a pubblicare i suoi risultati che gli sembrano scarni e incompleti, elabora una teoria sulle forze che assicurano la stabilità del nucleo atomico. Dopo essersi ripreso da un forte esaurimento nervoso, si trasferisce a Napoli, dove ottiene una cattedra di fisica. Il 23 marzo del 1938, lo scienziato si imbarca sul piroscafo per Palermo. Scrive a un caro amico di ritenere la sua vita decisamente inutile. L’uomo di cultura, che ama la filosofia, l’economia politica, dall’ironia corrosiva scompare per sempre. Tutto ciò è rimasto oscuro nella storia italiana, calamitando l’attenzione di Sciascia nel romanzo- inchiesta ‘’ La scomparsa di Maiorana’’ (1975). Dopo vari decenni si scoprono tracce della sua esistenza tra il ’55 e il ‘59’ in Venezuela e la Procura apre un fascicolo sul caso. Cosa l’ha spinto a dileguarsi repentinamente? I suoi studi erano legati agli eventi bellici? Certo è, che il fisico Maiorana ha intrigato, agghiacciato, ci ha lasciato perplessi per il suo smarrimento dinnanzi alle proprie scoperte e a tutt’oggi non siamo in grado di rivelare di chi o di cosa avesse paura.
Vittoria Arena