di Antonio Ballarò
Sebbene i miei impegni si moltiplichino, riesco ancora a guardarmi attorno. In questo senso l’occasione fornitami dal Festival di Sanremo è fin troppo ghiotta perché io non ne approfitti. Polemiche e strumentalizzazioni a parte, di diritto entrate a far parte della manifestazione stessa, mi soffermerei sul polverone che un gruppo di cattolici ha sollevato in merito all’annunciata presenza di Conchita Wurst sul palco dell’Ariston.
Non è mia intenzione giudicare nessuno, sia questa la premessa. Bensì ritengo che interrogarci sullo spirito fazioso, sulla mole di commenti verso la persona di Conchita Wurst e sul perché di determinate reazioni, possa essere più interessante.
La questione che intendo porre all’attenzione è evidentemente sottile: nessuno pensi ad una paradossale, nonché fuori luogo, propaganda gender da parte mia, mentre ognuno provi a guardare i fatti con il necessario spirito critico. Scatenare una guerra di opinioni, e non semplicemente uno scambio, invitare a spegnere la tv, o a cambiare canale in favore di un altro tipo di propaganda, vi pare una lotta che merita di essere portata sino in fondo?
Francamente, in tutto questo non ci vedo nulla di cristiano. E non pensate che, ancora una volta, io voglia ergermi a paladino della cristianità: vi capisco bene, anche io ho commesso errori simili, certamente dovuti all’energia e alla voglia di annunciare il Vangelo, ma ho capito presto che avrei giustificato qualsiasi mezzo pur di raggiungere il fine che mi ponevo. È questo l’errore che vorrei venisse evitato.
Cattolico significa universale, cristiano deriva da Cristo. E in virtù di definizioni come queste, dalle quali ci sentiamo rappresentati, come possiamo spargere i semi di una militanza così assurda? Come facciamo a non vedere che queste sono battaglie contro i mulini a vento? Ma soprattutto, chi stiamo difendendo? E da che cosa?
Ieri sera, la presenza di Tom Neuwirth, che è il vero nome di Conchita, non mi ha provocato affatto. Dispiace notare, tuttavia, come sedicenti difensori del cristianesimo abbiano perfino promosso una campagna di boicottaggio della serata, preceduta da iniziative, post, articoli e perfino una petizione su change.org che, di fatto, provasse ad annullare la partecipazione della drag queen.
Forse dovremmo rivedere i nostri obiettivi.
Forse dovremmo guardare la gente negli occhi.
Se fossi un giornalista e avessi la disponibilità economica per fondare un quotidiano cattolico, certamente non perderei il mio tempo in lotte che lasciano il tempo che trovano, non servono a nessuno, ma dipingono l’immagine di una Chiesa ostile, sospettosa e che rischia di rimanere impantanata nelle sue stesse paure. Le avevo anche io, rammento. Poi, proprio come i bambini che hanno paura del buio, ho acceso la luce e sono andato avanti, spedito, per abbracciare il Vangelo che libera, senza segregare nessuno.
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