di ANDREA FILLORAMO
Il 14 febbraio 2015 diventerà una data storica per i fedeli della Città della Valle dei Templi e per la Città dello Stretto: Mons. Franco Montenegro, attuale arcivescovo di Agrigento, ma nato a Messina, dove ha per lungo tempo esercitato il ministero presbiterale e dove è stato anche Vescovo Ausiliare, indosserà la berretta rosso porpora di cardinale. E’ questo, certamente, un grande evento e diventerà una grande festa per quanti avranno la possibilità di recarsi in pellegrinaggio a Roma,provenienti dalle due città e dalle due arcidiocesi, in segno non solo di omaggio al neo cardinale ma anche di ringraziamento a Papa Francesco che ha saputo scegliere per l’edificazione della “Chiesa dei poveri”, che è il “disegno” del suo stesso pontificato, un vescovo di “periferia”, che ha dato sempre testimonianza di “amore” e di “disponibilità” senza riserve nei confronti dei “poveri” e dei “più poveri”. Don Franco, così egli preferisce farsi chiamare, è una persona molto semplice, lontano da uno stile curiale, che si sposa molto bene con quello di papa Francesco. A tal proposito scrive Paola Saladino in “Filo Diretto News.it:” “È evidente, senz’altro, la profonda sintonia che vi è tra il magistero di Papa Francesco e Montenegro, un vescovo che ha, come dice Papa Bergoglio, l’odore delle pecore perché si fa prossimo delle sue pecore, non solo condividendo il percorso spesso accidentato della vita, ma anche portando loro la tenerezza e la compassione di Gesù. Un vescovo, questo, mite e umile in cui intelligenza e cuore, strettamente collegati, valorizzano le qualità spirituali e umane a favore del suo gregge”. Il Papa, nel momento in cui ha dato notizia della nomina dei nuovi cardinali,fra i quali c’è Franco Montenegro, ha inviato loro una lettera, in cui ha ricordato che il cardinalato non è un premio, il culmine di una carriera, né una dignità di potere o di superiore distinzione: è piuttosto una vocazione, che si esprime nella dimensione di servizio. Ecco il testo, pubblicato nell’osservatorio Romano: “Il cardinalato è una vocazione. Il Signore, mediante la Chiesa, ti chiama ancora una volta a servire; e ti farà bene al cuore ripetere nella preghiera l’espressione che Gesù stesso suggerì ai suoi discepoli per mantenersi in umiltà: Dite: “Siamo servi inutili”, e questo non come formula di buona educazione ma come verità dopo il lavoro, quando avrete fatto tutto quello che vi è stato ordinato. Mantenersi in umiltà nel servizio non è facile quando si considera il cardinalato come un premio, come culmine di una carriera, una dignità di potere o di superiore distinzione. Di qui il tuo impegno quotidiano per tenere lontane queste considerazioni, e soprattutto per ricordare che essere Cardinale significa incardinarsi nella Diocesi di Roma per darvi testimonianza della Risurrezione del Signore e darla totalmente, fino al sangue se necessario. Molti si rallegreranno per questa tua nuova vocazione e, come buoni cristiani, faranno festa (perché è proprio del cristiano gioire e saper festeggiare). Accettalo con umiltà. Fai in modo che, in questi festeggiamenti, non si insinui lo spirito di mondanità che stordisce più della grappa a digiuno, disorienta e separa dalla croce di Cristo. Arrivederci dunque al 14 febbraio. Preparati con la preghiera e un po’ di penitenza. Abbi molta pace e letizia. E, per favore, ti chiedo di non dimenticare di pregare per me”. Cosa ci resta da dire dopo questa lettera del Papa? Risponde lo stesso don Franco in un’intervista :”Non credo che sia un titolo onorifico, ma un servizio che mi viene chiesto per il bene della Chiesa…. Come sino adesso ho tentato di fare la mia parte, adesso devo continuarla a fare, anche se con qualche responsabilità in più….Sono contento che questa nomina riguarda Agrigento, penso sia un riconoscimento per questa terra così provata, così difficile, ma che merita attenzione. Se il Santo Padre ha pensato ad Agrigento e a Lampedusa anche nella mia persona questo mi riempie di gioia perché quello che desidero per Agrigento è veramente che questa terra e questa città possano essere luce per tutti e se questo giova ad attirare un po’ lo sguardo su questa terra, io sono contento. Per il resto il mio lavoro e il mio servizio continuerà come prima……. È un impegno che mia madre mi ha trasmesso quando mi allattava quello di servire i poveri e tenterò di continuare perché non credo che cambi niente nella mia vita…… Questa è una nomina: il Papa mi ha fatto cardinale, non c’entra niente con il servizio che svolgo, per cui continuerò a servire questa terra con la stessa dedizione e la stessa semplicità con cui l’ho sempre fatto. Ho avuto la gioia oggi anche di sentire il Santo Padre. È stato così cordiale e così caro nei miei riguardi e lo ringrazio perché si è degnato di guardare me….. Non pensavo affatto che avrei imboccato questa strada. È un servizio in più”. A don Franco un augurio, che siamo certi lui rifiuterà: “Ad majora”.