DIRITTO & ABUSI: DECESSI IN CUSTODIA

Nonostante i progressi compiuti su qualche caso, sono perdurate le preoccupazioni circa il mancato accertamento delle responsabilità per le morti in custodia, a seguito d’indagini lacunose e carenze nei procedimenti giudiziari.

Ad aprile, la corte d’appello di Perugia ha confermato la condanna di un agente di custodia per falsificazione di atti d’ufficio e omissione di soccorso nel caso di Aldo Bianzino, morto in un carcere di Perugia due giorni dopo il suo arresto nel 2007. La sentenza ha confermato le carenze delle indagini iniziali.

A luglio, è iniziato il processo per il caso di Giuseppe Uva, morto in un ospedale di Varese poco dopo essere stato fermato dalla polizia nel 2008. Sette agenti di polizia sono stati incriminati per omicidio colposo, arresto illegale e abuso di autorità. Nell’ottobre 2013, un giudice aveva rifiutato la richiesta del pubblico ministero di archiviare il caso e aveva ordinato una nuova indagine. A dicembre 2011, esami forensi effettuati avevano rilevato che Giuseppe Uva avrebbe potuto essere stato stuprato e altrimenti maltrattato.

A ottobre, la corte d’appello di Roma ha assolto i medici, gli infermieri e gli agenti di polizia accusati di omicidio colposo nel caso di Stefano Cucchi, morto una settimana dopo l’arresto nell’area detenuti di un ospedale di Roma nel 2009. Le prove forensi non sono risultate risolutive. La famiglia di Stefano Cucchi ha espresso il timore che i segni di maltrattamenti non fossero stati tenuti in dovuta considerazione.