di ANDREA FILLORAMO
Le email inviatemi da due donne, che verranno in seguito integralmente trascritte, contengono, al di là di quanto riferito alla mia persona, di cui ringrazio, alcune considerazioni sulla situazione della diocesi messinese. Di tale situazione il vescovo – a loro dire – o non è pienamente informato o non è pienamente cosciente. Non è difficile escludere l’una e l’altra spiegazione. Anche se, infatti, io sono stato dichiarato inascoltabile, in quanto ritenuto un semplice “portavoce” di alcuni “preti balordi” e, quindi a maggior ragione sono ritenuto “ balordo” anch’io, ho cercato, da ormai molto tempo e in modo disinteressato e garbato, di far capire all’attuale arcivescovo di Messina, sia di persona sia attraverso i miei “ scritti”, che, come ho potuto rilevare, non è amato da molti suoi preti e da molti laici impegnati. Di ciò egli tiene conto? Non lo so. Occorre tener presente che i preti diocesani, in qualunque diocesi, vivono in uno stato di “subordinazione”, “economica” e “psicologica”. Essi nella persona del vescovo non vorrebbero vedere il loro “datore di lavoro”, in quanto essi non sono lavoratori, come gli altri. I preti, infatti, non sono regolamentati da uno “Statuto dei Lavoratori”, non hanno un “articolo 18” che li protegge dall’ ingiusto “licenziamento”, nelle eventuali ma inesistenti “controversie” non hanno “un giudice del lavoro”,a cui rivolgersi, non sono valutati con criteri oggettivi e non discrezionali. Essi, quindi, sono obbligati a vivere, vita natural durante e fino alla vecchiaia, che temono per la solitudine che li attende, sotto l’ala protettiva del loro vescovo. Stante questa situazione, ci sono preti, come don Abbondio? Forse. Ci sono, inoltre, preti depressi? Certamente, dato che anche i sacerdoti, come tutte le persone, specialmente se anziane, sono soggetti alla depressione. E’ cosa certa che un vescovo ha bisogno dell’amore dei propri sacerdoti, senza dei quali potrebbe fare quasi nulla per la crescita del popolo nella fede e nell’amore di Dio. Vescovo e preti dovrebbero tutti gareggiare nello stimarsi a vicenda – come ricorda Paolo ai Romani – non giudicare, cercare di comprendere, valorizzare il bene che c’è in ognuno. L’ha chiesto Gesù “Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi” (Gv 15,12). “Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avete amore gli uni per gli altri”(13,35).
Non resta, quindi, che leggere le email, epurate dai riferimenti personali, nel rispetto della privacy.
PRIMA EMAIL
Gent.le Professore, sono……….,ho avuto il piacere di conoscerLa a Messina grazie a …………… e condividere con Lei ed altri amici una cena in casa di………..Seguo con piacere i suoi articoli affidati al foglio elettronico Imgpress, hanno sempre aiutato la mia riflessione e confermato che il coraggio della verità dà dignità a ciascuno di noi. La situazione messinese sembra impantanarsi sempre di più e questo dà tanta amarezza. Chiedersi di chi sia la responsabilità diventa doveroso, riflettere su responsabilità condivise ancora di più! In allegato troverà una mia riflessione che la prego considerare come amaro sfogo. Ho preferito la via privata,al foglio pubblico,per cortesia e non già per timore. La saluto con cordialità e sempre grazie per le perle che ci dona.
ALLEGATO ALLA PRIMA EMAIL
Gent.le Prof. Filloramo, seguo e con notevole interesse gli articoli, a sua firma, pubblicati sul foglio elettronico IMG press. Oltre a piacermi il suo stile schietto ma elegante, i suoi articoli mi attraggono perché trasudano accurata conoscenza degli argomenti; per chi ha il piacere di leggerLa sono illuminanti. Anche io , come già detto dal giovane laico messinese, ritengo il suo lavoro una vera risorsa e la sua voce diventa profetica in una città sonnolenta come la nostra . Una Messina che purtroppo, e il mondo clericale non fa eccezione, sa riscoprire la voce solo con il “coraggio” dell’anonimato. Non ho mai ritenuto banali i suoi interventi ma, al contrario, avevo sperato che in essi i molti sacerdoti, a torto o a ragione delusi dal proprio Vescovo , trovassero il coraggio di pretendere un confronto leale ed aperto con il loro Pastore aiutandolo a riscoprire il valore del suo “ruolo/missione”. Purtroppo così non è stato e quanti operano , a vario titolo nella diocesi , si ritrovano ad impregnarsi di una sofferenza quasi gratuita, divisi tra un Vescovo che si è perso per strada il carisma dell’ascolto e della tenerezza e un presbiterio, ripiegato su se stesso e sulle proprie ferite ,che non sa fare cerchio. La vicenda di Don Sinitò mi ha fatto molto riflettere. Un uomo che la sua stessa famiglia presbiterale ha distrutto . Una famiglia divisa tra indifferenza, false verità e mancato coraggio! Molti laici sono stati accanto a don Sinitò ma i presbiteri dove stavano? E parlo dei molti che condannavano, standosene purtroppo nelle retrovie, la pretestuosa scelta del Vescovo La Piana. Mi chiedo se il suo lavoro, tanto prezioso, non rischi di diventare strumento inefficace nelle mani dei tanti sacerdoti delusi e sofferenti che non trovano il coraggio di confrontarsi ,con azione unanime, con il loro Vescovo, e preferiscono delegare al coraggio di pochi! E’ pia illusione credere che sia giunto il momento di stimolare questi sacerdoti , e sono tanti, ad assumersi responsabilità e rischi di una buona causa ? Può la paura, più o meno condivisibile, di eventuali ritorsioni giustificare simili eventi “palude” e dare alibi al Vescovo tanto discusso ? Fare fronte unico e ritrovarsi con il proprio Pastore con una piattaforma d’azione nuova ma che sia costruttiva per tutti non sarebbe più proficuo? Eppure qualcuno lo diceva :”Vino nuovo in otri nuove”! Grazie per aver ascoltato questo mio sfogo frutto della sofferenza che percepisco intorno a me. Averla conosciuta è stato un vero piacere .
SECONDA EMAIL
Avevo percepito chiaramente che il vescovo si sarebbe “offeso” leggendo l’ennesimo articolo di Filloramo sulla sua figura di pastore di questa diocesi. Ma non capisco cosa ci sia da offendersi! Gli articoli sono scritti con molta delicatezza a mai scadono in bassezze (come certe email scritte da qualche prete anonimo o meno e da lui “riprese” in alcuni articoli!). Anzi, si evince tantissimo che il professore in questione cerca solo di esporre i fatti reali così come lui li vede. E che il suo “scopo” non è DISTRUGGERE O ATTACCARE il vescovo…tutt’altro! Penso sia una Grazia del Signore quando un fratello ti mette davanti certe situazioni che non vanno bene e ti permette di “vedere” le cose così come stanno, e ti offre una “via di uscita”. Può capitare a tutti di essere così immersi nel contesto abituale in cui si vive da non distinguere più niente; di certe cose non ci si accorge oppure non si reputano tanto gravi. Le situazioni dei preti isolati, abbandonati a se stessi…SOPRATTUTTO DAL LORO PASTORE È TREMENDA! Non c’è cosa peggiore! Percepisco in loro una ferita profonda che intacca il loro intimo…è un dolore acutissimo, non paragonabile a nessun dolore fisico, è ancora più forte! L’ascolto negato ai suoi più stretti collaboratori fa solo male, sia a lui stesso che al singolo prete, che non si sente né rispettato né amato dal suo pastore. Il professore, soprattutto in certi articoli, parla con il cuore in mano! Altro che “attaccare” il vescovo, anzi quest’ultimo dovrebbe ringraziarlo con tutto il cuore. Ma temo che il pastore abbia il “cuore indurito”: dovrebbe permettere allo Spirito di sciogliere questa durezza di cuore, invece la ostacola! Avrei tanto da dire, ma è bene che mi fermi qui. Ciao.