"E’ la Curia romana che ha sbagliato a privarmi della diocesi di Evreux. Ora il Papa vuole voltare pagina, non mi ha rimproverato, ha riconosciuto il mio carisma di pastore dei poveri e degli emarginati. Spero solo di poter continuare ad esprimere le libertà evangeliche, in comunione con la Chiesa". Il vescovo "ribelle" francese Jacques Gaillot non si pente. Pur essendo stato ricevuto ieri dal Pontefice, in Vaticano, non si batte il petto per aver diffuso tra i suoi fedeli una dottrina morale contraria alle posizioni della Chiesa cattolica, una dottrina fatta di "comprensione" per i gay e di aperture, tra l’altro, per la contraccezione e per l’uso del profilattico. Peccati gravi, secondo l’attuale leadership pontificia, per i quali il vescovo 11 mesi fa fu allontanato, su decisione vaticana, dalla diocesi di Evreux, una punizione senza precedenti nella storia moderna della Chiesa. Eppure di tutto questo, stando a quanto Gaillot dichiara alla stampa subito dopo l’udienza, ieri non si sarebbe parlato durante l’incontro con Wojtyla. Secondo il vescovo, il Papa gli avrebbe solo manifestato la sua preoccupazione di vederlo "presto" investito di un nuovo incarico. Di tutt’altro tono il comunicato emesso dal direttore della sala stampa vaticana, Joaquin Navarro Vals, al termine dell’incontro. La nota, pur usando parole dai toni soft, fa sapere che il Papa ha, sostanzialmente, ricordato a Gaillot che ogni vescovo è tenuto ad obbedire alle direttive della Chiesa, anche quando si impegna accanto ai poveri e agli emarginati. "Il Successore di Pietro – scrive tra l’altro il portavoce pontificio – ha espresso a monsignor Gaillot la sua speranza di vederlo impegnato sempre più al servizio della comunione ecclesiale…".
IL VESCOVO RIBELLE NON SI PENTE – la Repubblica – 22 dicembre 1995
di Ettore Sentimentale
Oggi avrei voluto essere a Parigi per festeggiare assieme a tantissimi amici i venti anni di Partenia. Di cosa si tratta? Del nome della sede episcopale, già soppressa, che si trova in Algeria, “in partibusinfidelium” (lett. “nelle terre dei non credenti”) di cui è vescovo titolare (dal 13.01.2015) Jacques Gaillot.
C’è un aneddoto simpatico su questa “sede soppressa”: uno dei predecessori di mons. Gaillot a Evreux, Antoine Caillot (avete lette bene, con la “C”) deceduto nel 1972, durante il Concilio era intervenuto una sola volta per chiedere l’abolizione delle sedi episcopali soppresse…
Ironia della sorte, la storia talvolta fa i capricci…
Cos’ha di particolare in Partenia? Al di là dei tantissimi “fedeli virtuali”, ma molto più convinti di quelli reali, ha un’anima: il suo vescovo.
Sarei andato a Parigi per toccare con mano come i sogni degli uomini Dio si avverano. E mons. Gaillot è uno di questi. Come molti altri amici ho avuto la fortuna di conoscerlo e di apprezzarne lo stile di vita sincero, fraterno, attento, dialogante. Sono stati giorni di grazia quelli trascorsi accanto a lui alla fine dello scorso maggio, circa 10 mesi addietro, proprio a Messina. Eppure sembra ieri.
In questo anniversario mi ritornano in mente le parole del vescovo nel momento in cui iniziava l’avventura della nuova diocesi, senza territorio ma con una folla impressionante di fedeli: oltre 6 milioni che costantemente lo hanno seguito e hanno partecipato alle varie iniziative tramite il sito disponibile in molte lingue (francese, inglese, italiano, tedesco, spagnolo, portoghese…).
Riprendo alcuni sprazzi di quel sogno….
“Come Martin Luther King, ho fatto un sogno: quello di poter portare la parola del Vangelo a tutti e dappertutto…Quello di poter stare fra la gente, per strada, nei mass-media e altri luoghi corrotti senza temere il reato di cattive frequentazioni. Quello di poter ‘uscire’ senza preoccuparmi di sapere se sono dentro i miei limiti o se sconfino nel territorio dei miei confratelli. Quello di non dover più temere i fulmini della Santa Sede per – trattasi di citazione – ‘ i miei frequenti viaggi fuori della mia diocesi’. La mia diocesi? Partenia è senza limiti…
Ho fatto un sogno: quello di stare accanto ai poveri, agli esclusi, alle nullità, senza dover spiegare o giustificarmi davanti ai ricchi, ai benestanti, agli opulenti…
Ho fatto un sogno: quello di poter vivere la mia fede in seno alla Chiesa, ma ugualmente nella società, nel mio tempo e con il mio tempo. Quello di avere la libertà di pensare, di esprimermi, di dibattere, di criticare senza la mannaia…
Ho fatto un sogno e questo sogno diviene realtà….”.
Sarei andato a Parigi per cogliere la forza di coinvolgimento di questo profeta che ha contraddistinto in questi 20 anni molte battaglie: a favore dei clandestini, della libertà di coscienza sulla quale ritmare il proprio stile di vita, degli sfrattati, dei diseredati, degli emarginati in forza della propria tendenza sessuale, dei massacrati dalla solitudine fra il clero…
Domani leggeremo il reportage dei bellissimi incontri parigini sotto un sole primaverile…
Oggi, intanto, provvidenzialmente celebriamo il secondo anniversario dell’elezione a Vescovo di Roma di colui che presiede alla carità della Chiesa universale.
Una strana coincidenza, di cui do una personale spiegazione.
Dopo il primo incontro tenuto a Barcellona P.G. da Jacques Gaillot, lo scorso mese di maggio, una laica illuminata, uscendo dall’Oratorio S.Vito disse (e non per sminuire il Vescovo dell’Urbe): “ Quel che papa Francesco va dicendo a facendo adesso, mons. Gaillotlo diceva e faceva – pagando di persona – 20 anni fa”.
Mi sembra consolante sapere che certi sogni prima o poi si avverano e che con l’attuale papa hanno montato il turbo…