Per modificare la società relativista e degradata in cui viviamo non bastano buone leggi o particolari vittorie politiche, occorre prima di tutto una conversione culturale, una conversione dei cuori, che riguarda i giudizi che dobbiamo saper dare, a partire dal Vangelo e dal Magistero della Chiesa, su quanto accade intorno a noi. Il direttore Marco Invernizzi, riferendosi agli articoli di “cultura” presenti nel 2° numero della rivista bimestrale La Roccia, si augura che possano aiutare i lettori “a farsi un’idea di quanto sia difficile fornire dei giudizi autenticamente ‘cattolici’ nell’epoca contemporanea”. Quindi è urgente che i cattolici abbiano dei fondati orientamenti per poter giudicare il mondo di oggi e questo avviene anche con il contributo di buone riviste, giornali e libri come quello che sto leggendo in questi giorni. Si tratta de“La vittoria della Ragione”, con sottotitolo indicativo: “Come il cristianesimo ha prodotto libertà, progresso e ricchezza”, scritto dal grande sociologo delle religioni Rodney Stark, pubblicato in Italia da Lindau (2008).
Il sociologo americano in questo testo sostiene che l’Occidente, l’Europa, a partire dal cosiddetto Medioevo, ha superato il resto del mondo, non tanto per la felice posizione geografica, l’espansione commerciale, o il progresso nella tecnologia. Ma soprattutto per un fatto, peraltro troppo trascurato: “nessuno sviluppo sarebbe stato possibile senza una profonda fiducia nella ragione, che affonda le proprie radici nella religione cristiana”. In La vittoria della Ragione, Stark, che è stato suggerito per la prima volta in Italia, dallo studioso cattolico Massimo Introvigne, propone una tesi rivoluzionaria: “le più significative innovazioni intellettuali, politiche, scientifiche ed economiche introdotte nello scorso millennio sono riconducibili al cristianesimo e alle istituzioni a esso collegate”. Secondo il sociologo americano, “non sono state la contrapposizione, tra la società laica e quella religiosa, né la competizione tra scienza e fede a farci progredire. Al contrario, è alla teologia cristiana che dobbiamo attribuire la vera origine della ragione”.
Il libro demolisce alcuni luoghi comuni, in particolare, quelli riguardanti il cosiddetto Medioevo, sul cristianesimo e quindi sulla Chiesa, che secondo certi storici(?) sarebbe contraria al progresso, alla tecnologia, alla ragione, alla libertà, alla democrazia e a tanto altro. Rodney Stark, lui stesso protestante, dimostra che il “capitalismo, prosperò secoli prima che esistesse un’etica protestante del lavoro, ovvero ben prima della Riforma, confutando l’idea che sia stata essa a favorirne la nascita”. Infatti già sant’Agostino, lodava il progresso teologico sia quello materiale, al contrario degli antichi greci, come Aristotele, che aveva condannato l’attività commerciale come “incompatibile con la virtù umana”. Inoltre, secondo lo studioso americano, si può tranquillamente dedurre che il cosiddetto Medioevo, definito ingiustamente come l’epoca dei “Secoli Bui”, non è stato un periodo di decadenza, di ristagno, ma al contrario “la culla delle future glorie dell’Occidente”.Il libro ribalta secoli di pregiudizi accademici e soprattutto dimostra che tutto quello che oggi noi ammiriamo, come scoperte appartenenti alla Modernità, in larga misura sono dovute al cristianesimo e che oggi, noi siamo, anzi dovremmo essere, gli eredi di questa tradizione. Pertanto non credo di esagerare, ma questo testo è molto attuale, soprattutto in questo momento di generale aggressione alla cultura europea, edove gli stessi popoli europei hanno perso la propria identità, non dovrebbe mancare nei piani di studio delle nostre università, almeno di quelle cattoliche.
L’opera di Stark è divisa in due parti, la prima si concentra sulle fondamenta. Qui si “analizzerà il ruolo svolto dalla ragione nel cristianesimo e nel preparare la strada che porterà alla libertà politica e all’emergere sia della scienza sia del capitalismo”. Mentre nella seconda parte, si esamina come gli europei portarono a compimento queste fondamenta.
Nel 1° capitolo si sviluppa il ragionamento sulla fortuna della teologia razionale, accettata dagli intellettuali occidentali che non considerano la teologia per niente pedante e dogmatica. Per Stark, i principali teologi cristiani come sant’Agostino e san Tommaso, “glorificavano la ragione come strumento per ottenere una maggiore comprensione delle intenzioni divine”. Per Agostino la ragione deve precedere la fede. Tra l’altro “i teologi scolastici – scrive Stark – nutrivano molta più fiducia nella ragione dei filosofi contemporanei”.Tra questi studiosi emerge un ottimismo verso il progresso, “la Verità è offerta a tutti”, “non tutte le arti sono state scoperte; mai finiremo di scoprirle…”. Naturalmente “la dedizione cristiana al progresso attraverso la razionalità raggiunse l’apice con la Summa teologica di San Tommaso d’Aquino, pubblicata alla fine del XIII secolo a Parigi, definita da Stark, un “monumento alla teologia della ragione”.
Nel capitolo il sociologo dimostra il ruolo assolutamente fondamentale svolto dalla teologia razionale nella fioritura della scienza e soprattutto mostra i motivi religiosi per cui essa è nata in Europa e non in Cina, nell’antica Grecia o nell’Islam.
“Scienza e religione non solo erano compatibili – scrive Stark – ma addirittura inseparabili, e la scienza nacque grazie a studiosi cristiani profondamente religiosi”.
Il grande teologo e scienziato medievale, dimenticato, Nicola d’Oresme, poteva osservare: la creazione di Dio, “è più simile a quella di un uomo che costruisca un orologio e gli permetta di funzionare e continuare il suo movimento autonomamente”. Tuttavia, contrariamente ad altre dottrine religiose e filosofiche dominanti nel mondo non cristiano, i cristiani svilupparono la scienza perché credevano che si potesse e si dovesse fare.
Alfred North Whitehead, grande filosofo e matematico, co-autore insieme a Bertrand Russell della pietra miliare Principia Mathematica (1910-1913), destando grande scandalo tra gli intellettuali del suo tempo, affermò che la scienza ebbe origine in Europa a causa della diffusa fede nelle sue possibilità, e che essa è un “derivato (…) della teologia medievale”. Come si è permesso di affermare una simile assurdità? Si chiede ironicamente Stark. “Non sapeva che la religione è il nemico mortale dell’indagine scientifica?”. Invece Whithead sapeva bene quello che diceva. “Aveva capito che la teologia cristiana era stata un elemento di fondamentale importanza per lo sviluppo della scienza in Occidente e di certo nel resto del mondo le teologie non cristiane avevano soffocato la ricerca scientifica”. Il discorso prosegue con le importanti innovazioni morali ottenute dalla Chiesa medievale, continueremo con il prossimo appuntamento, sperando di utilizzare bene l’ottimo “alimento” che ci offre il grande sociologo e storico delle civiltà. Un buon auspicio sotto il segno della festa di San Benedetto da Norcia, grande fondatore dell’Europa cristiana e del papa emerito grande europeista Benedetto XVI.
DOMENICO BONVEGNA
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