La Chiesa istituzione (soprattutto in Italia)debba avere il coraggio di guardare realmente dentro la vita dei preti, senza preconcetti e isterismi. Se da una parte lo ha sempre fatto con documenti di grande spessore teologico-pastorale, dall’altra è ancora al palo circa scelte chiare, in vista unicamente del bene dei suoi preti.
di Giovanna Cardile
Credo che la questione del celibato sacerdotale non sia tanto una questione di etica o di morale, quanto una questione di ordine logistico e pratico. L’amore non è un contenitore di volume esauribile; l’amore è una risorsa rinnovabile… la capacità di amare può riguardare vari aspetti della vita. Si può amare Dio e contestualmente amare una donna, si può amare lo sport, lo studio, l’arte, la musica, il teatro, gli animali, la natura… la vita! Un sacerdote è un uomo che ama e che può amare in ogni senso! Anche la sessualità sana è un aspetto dell’amore che sublima il piacere di donarsi. Cosa ci può essere di sbagliato in tutto ciò? Quale "Padre" negherebbe a un figlio il piacere di amare? L’amore però si eleva e diventa incondizionato se si pensa a quello che unisce un genitore a un figlio; ed è in tal senso che il celibato sacerdotale assume il suo valore. Il nepotismo papale si ripresenterebbe,in versione riveduta e corretta, dai sacerdoti padri. L’amore spirituale verso Dio può essere grande, ma il senso di responsabilità e il legame verso un figlio è naturalmente imprescindibile. Con il matrimonio, il sacerdote conoscerebbe anche le difficoltà legate a questa scelta; crisi coniugali, difficoltà economiche… Già, perché il prete sposato dovrebbe anche lavorare! Non ipotizzabile sostenere una famiglia con il minimo contributo che ricevono attualmente dalle diocesi. Dunque, prete sposo, prete padre, prete lavoratore, prete parroco, prete guida spirituale… Troppo pesante!! Il rischio… creare dei "mestieranti"! Ricordiamo che i diaconi permanenti costituiscono il primo grado dell’ordine Sacro nella chiesa cristiana; non sono sacerdoti, non sono laici, hanno spesso una famiglia ma rimangono "sacramentalmente" a servizio della Chiesa di Cristo. Diversa e chiara è la mia opinione sulla libertà di fare le proprie scelte e poi eventualmente metterle in discussione; un sacerdote che non riesce a vivere pienamente il suo ministero e chiede la dispensa può e deve accostarsi ai sacramenti e alla fede senza alcun pudore. Si può essere religiosi, sereni e liberi da un abito che non veste più la giusta misura.