di Ettore Sentimentale
Desidero riprendere il discorso sul “bacio” nel vangelo secondo Luca. I brani che prenderò in esame sono Lc 15,20 e 22,47s e riguardano rispettivamente il bacio del padre verso il figlio prodigo e quello di Giuda verso Gesù. Chiaramente mi soffermerò di più sul secondo brano, perché il gesto del traditore (universalmente famigerato) lascia molto perplessi.
Trascrivo il primo passo: Alzatosi, andò da suo padre. Mentre si trovava ancora lontano, suo padre lo vide e fu preso da compassione, e dopo aver corso gli si gettò al collo e lo coprì di baci.
Se in generale il bacio indica manifestazione di amore, di onore, di accoglienza, qui l’azione del padre che copre di baci il figlio, è segno della piena riconciliazione. Si tratta di un gesto che sancisce l’alleanza. S. Luca per descriverla usa le stesse parole di Gen 33,4 (Ma Esaù gli corse incontro, lo abbracciò, gli si gettò al collo, lo baciò e piansero). Un versetto che documenta la ritrovata armonia fra Esaù e Giacobbe.
Spero che tutti abbiano fatto un’esperienza simile o essere stati testimoni di quanto descritto nella Scrittura. Un gesto molto più eloquente di qualsiasi bel discorso… un atto che fa ingoiare lacrime di gioia, capace di soffocare e seppellire sentimenti di odio e vendetta.
Ben altra storia, invece, è quella che ha come protagonista Giuda Iscariota (“Mentre Gesù ancora parlava con i discepoli, arrivò molta gente. Giuda, uno dei dodici, faceva loro da guida. Si avvicinò a Gesù per baciarlo. Allora Gesù disse: «Giuda, con un bacio tu tradisci il Figlio dell’uomo?»”).
Penso sia molto utile confrontare il brano di Luca con quello dei sinottici (Mc 14,44s e Mt 26,50). Da tale accostamento si scopre che per Marco il bacio ha un significato pragmatico: è il segno concordato per riconoscere Gesù e far scattare l’arresto. Per Matteo, invece, lett. significherebbe “amico, per questo (cioè l’arresto) dunque sei venuto!” e in tale ipotesi il bacio sarebbe da inquadrare nel gesto abituale di saluto fra discepoli e Maestro.
Il brano suddetto (e trascritto), ancor prima del gesto (non appare molto evidente a stretto rigor di logica che Giuda abbia baciato Gesù) esplicita l’intenzione di “uno dei dodici” di tradire il Maestro. Uno scandalo insuperabile! La comunità cristiana lo ha sempre colto così: una simulazione di amore e di venerazione, una perversione del “segno di amore” per antonomasia.
Se l’azione di Giuda è da aborrire, è pur vero che il suo gesto si innesta in un campione di esempi descritti dal Primo Testamento, in cui il significato del bacio è sconvolto.
Così per esempio Giacobbe inganna suo padre Isacco con un bacio fraudolento (Gen 27,26s) nel momento in cui si avvicina per carpire la sua benedizione; Assalonne (2 Sam 15,5) usa il bacio come mezzo di corruzione politica; c’è chi utilizza il bacio come mezzo adulatorio: “Prima di ricevere, ognuno bacia le mani del creditore” (Sir 29,5).
Il testo veterotestamentario che più di ogni altro si avvicina alla simbologia dell’iscariota è sicuramente quello di Prov 27,6: “Leali sono le ferite di un amico, fallaci i baci di un nemico”.
Infine, l’espressione “Stai bene, fratello mio?” (2 Sam 20,9), con cui l’assassino Joab saluta Amasà prima di ucciderlo, richiama fortemente quella di Giuda: “Salve, Rabbi” (Mt 26,49) con la quale il traditore consegna il suo maestro agli assassini.
I cristiani, secondo l’invito dei primi evangelizzatori, sono invitati a salutarsi “l’un l’altro con il bacio di carità” (1 Pt 5,14), segno e sigillo del perdono accordato al fratello e da lui ricevuto per celebrare con azzimi di novità e sincerità il banchetto eucaristico.
Con questi sentimenti, proviamo a preparare la Pasqua del Signore.