MONSIGNOR LA PIANA E IL PESO DELLA COSCIENZA

di ANDREA FILLORAMO

La “brutta“ vicenda del frate domenicano, osceno protagonista di una “squallidissima” storia di pedofilia, è stata raccontata dagli organi di stampa locali, sotto il titolo: “Orge e pedofilia: frate della parrocchia di San Domenico incastrato da finto camionista gay. La Procura apre un’inchiesta”. A tal riguardo, vi è un comunicato dell’arcivescovo di Messina, allorquando, essendo stato dettagliatamente informato attraverso un ricchissimo “dossier” pervenutogli, (dossier trasmesso anche al neo Vicario generale, che, intervistato, dice di non averlo ancora letto), si è reso conto che lo scandalo era talmente “grave” da non poter essere taciuto. Egli sicuramente ha letto, quindi, tutti i documenti in suo possesso, ha verificato con la massima attenzione tutto ciò che è stato posto alla sua attenzione, ha “vivisezionato” il “cd” che gli è stato consegnato come “prova”, l’ha analizzato immagine dopo immagine, scandagliato frame dopo frame. All’arcivescovo ha fatto subito eco il priore provinciale dei domenicani Fra Francesco Giovanni Maria La Vecchia, che “in fotocopia” ha ribadito quanto l’arcivescovo mons. Calogero La Piana ha sostenuto, Mi sembra doveroso pormi la domanda: “il comunicato stampa del presule messinese, ovviamente addolorato per quanto veniva raccontato, ha avuto come obiettivo quello di tentare di mettere il silenziatore a tutto e a tutti?” Anche se questa presunta intenzione, per l’enorme gravità dei fatti denunciati, è di difficile attuazione, sembra proprio di sì. E’ questo, infatti, un vecchio vizio degli uomini di Chiesa, che preferiscono tener lontani i giornali dai fatti che arrecano a loro “disonore” o fanno “ scandalo” e proclamano l’”extra omnes” di ogni “foro” esterno concernenti fatti considerati dal codice penale veri “reati”, dato che preferiscono trattarli solo all’interno del confessionali. Per Mons. La Piana, poi, tacere sui fatti “ scandalosi”, “sessuali” sembra che sia un “precetto”, se risponde al vero quanto leggo su Internet di quanto accaduto anni fa in quel di Marsala. In un sito di questa città siciliana, infatti, leggo: “ Dopo aver più volte rinviato la sua deposizione, finalmente l’ex vescovo della diocesi di Mazara del Vallo, Calogero La Piana, ha dato la sua testimonianza nel processo che vede imputato il prete della parrocchia di San Leonardo, a Marsala, Don Vito Caradonna, 36 anni, per tentata violenza sessuale nei confronti di un uomo di 34 anni, P.L.C. (……….). I fatti risalgono al febbraio 2005. La tentata violenza sarebbe avvenuta nell’alloggio del prete attiguo alla chiesa di San Leonardo, dove P.L.C. sarebbe stato invitato “per prendere un caffè”, nel quale sarebbe stata versata qualche sostanza che lo avrebbe intontito. “ Fui avvicinato da un uomo che non conoscevo che mi disse di essere stato vittima di un tentativo di violenza sessuale da parte di don Vito Caradonna, ma che era disposto a chiudere la vicenda se indennizzato con una somma di denaro. Ho chiuso la discussione. Non diedi peso a quell’accusa e non feci denuncia. L’ho ritenuta un pretesto per estorcere denaro alla Chiesa”. Questo quanto dichiarato da La Piana. Rispondendo alle domande del pm Giacomo Brandini e del legale di parte civile, La Piana ha affermato di non avere sporto denuncia alle autorità competenti perché convinto (“conoscendo bene don Vito Caradonna”) che quell’accusa non avesse fondamento. Poi, convocò il giovane prete, al quale chiese spiegazioni. Don Vito negò tutto e per il vescovo, che più volte citato a testimoniare, in precedenza, aveva sempre disertato l’aula “Borsellino” adducendo “impegni pastorali” o d’altro genere, l’episodio si chiuse li. Del resto, una denuncia penale (poi, sporta da P.L.C.) avrebbe, comunque, sollevato un polverone dal quale la chiesa non avrebbe avuto nulla da guadagnare”. Da tener presente che don Vito Caradonna ( “conosciuto bene” dal vescovo La Piana), fu condannato per violenza sessuale dal Tribunale di Marsala e al risarcimento dei danni di 25 mila euro, pena confermata dalla Corte d’appello di Palermo. Dopo la sentenza il vescovo della Diocesi di Mazara del Vallo, monsignor Domenico Mogavero, lo sospese “a divinis”. Tornando al comunicato stampa dell’arcivescovo di Messina sui fatti attribuiti al religioso domenicano, mi permetto di fare alcune domande: Perché, nel comunicato, l’arcivescovo tenta di “stemperare” le notizie concernenti il frate domenicano? Perché egli tiene a precisare che non si tratta di un prete ma di un frate che in ogni caso, però, è in “servizio” di una parrocchia canonicamente dipendente dall’ordinario del luogo, cioè da Mons. La Piana? Perché l’arcivescovo, nel comunicato, non accenna alle vittime innocenti, “violate” da quell’essere “abominevole”? Cosa ha fatto o cosa intende fare per proteggere i molti fedeli che erano in contatto con il frate domenicano? Tante altre domande si potrebbero fare. E’ certo, però, che, tenendo conto della protezione del vescovo accertata a quel prete di Marsala e di quanto attribuito al frate della parrocchia di S. Domenico in Messina, nessuno può accusare l’arcivescovo di Messina di omofobia.