di ANDREA FILLORAMO
“Non appena mi sono reso conto della gravità dei fatti raccontanti dal frate, ho scritto alla Curia e all’arcivescovo ma non ho ricevuto alcuna risposta. Temendo volessero nascondere la vicenda ho presentato la denuncia ai carabinieri di Rovigo e informato la stampa”…. “ In un caso analogo, accaduto a Taranto la Curia ha preso immediatamente provvedimenti, al contrario di Messina. Il frate è stato subito allontanato dalla parrocchia e spedito in un comunità”.
Ecco cosa ha dichiarato il personaggio sicuramente molto controverso di Andrea Baldon, 31 anni, di Rovigo, che da qualche mese ha dichiarato guerra ai religiosi pervertiti. Egli, fingendosi un camionista di Padova (la notizia, come sappiamo imperversa su Internet e su tutti i giornali anche a tiratura nazionale), ha fatto cadere nella rete un frate di origini calabresi, in servizio nella parrocchia di S. Domenico in Messina, il quale ha svelato di avere avuto rapporti con minori (è quanto denunciato ai carabinieri), di “praticare” la “pedofilia” assieme a preti religiosi e secolari appartenenti anche alla diocesi di Messina. Adesso del caso se ne sta occupando la Procura della Città dello Stretto: i carabinieri di Rovigo hanno spedito gli atti contenenti le prove inoppugnabili.
Mi viene spontanea una considerazione: la vicenda squallida e gravissima del frate domenicano, se l’arcivescovo di Messina avesse risposto alla mail e poi al fax inviati da Andrea Baldon lo scorso 17 aprile, avrebbe potuto essere circoscritta, evitando, così, il clamore mediatico. C’è, quindi, da chiedere: “Perché l’arcivescovo di Messina, messo in allarme dal Sig. Baldon e ricevuto quanto da lui trasmesso, non l’ha fatto?” Voleva egli, come sospetta il falso camionista, nascondere quella brutta vicenda? E’ costume dell’arcivescovo, tenendo presenti casi analoghi capitatigli nel passato, come di quello del prete molestatore di un diciassettenne sul tram cittadino, “buttare nel dimenticatoio” fatti ed episodi di estrema gravità?”
Ritengo che il clero messinese coinvolto in questa brutta vicenda dal frate domenicano, e, quindi sospettato di avere fra le sue fila preti “ pedofili” e frequentatori di “ festini” a fini sessuali, abbia il diritto di chiedere al proprio vescovo quali strategie egli utilizzi per liberare i preti onesti da sospetti generalizzati. Inoltre, i preti hanno anche il diritto di conoscere quali indagini il vescovo ha fatto o intende fare nell’individuare, isolare, denunciare quei sacerdoti, che, stando alle confidenze del frate domenicano, si macchiano di questo reato, che è anche un “ peccato” che “grida vendetta al cospetto di Dio”. E ancora, non solo i preti ma anche molti laici si chiedono se è vero quanto malevolmente sostiene qualcuno,cioè che l’arcivescovo sia molto severo quando un prete viene accusato o anche calunniato, come nel caso dell’ex arciprete di Taormina, di avere qualche “amicizia femminile”, mentre dimostrerebbe una tacita tolleranza nei confronti dei preti pedofili.
Personalmente non credo a queste “malevoli voci”, che avrebbero bisogno di essere dimostrate. Penso e ne sono convinto che l’arcivescovo La Piana condivida quanto afferma papa Francesco, quando dice: “ non c’è posto nel ministero della Chiesa per coloro che commettono abusi sessuali e mi impegno a non tollerare il danno recato a un minore da parte di chiunque, indipendentemente dal suo stato clericale". Egli, quindi sa bene che il silenzio sui fatti di pedofilia da parte dei preti da tempo non ci deve essere più. Sa, inoltre, che più si frantuma l’omertà e meglio si squarcia il velo pesante che la pedofilia addossa alle vittime soffocandole e che più si parla di pedofilia e di pedofili e maggiore è la possibilità che la colpa che schiaccia impropriamente chi subisce l’affronto della violenza, possa essere condivisa, se non assunta, da tutta la comunità. Perché non si tratta solo di salvare la vittima imprigionata e liberarla da un dolore indicibile, quanto riuscire a cogliere le responsabilità di una comunità quanto meno distratta, solitamente assente che in molti casi e per molto tempo ha taciuto anche quando sapeva e non è stata capace di proteggere i suoi membri più deboli.