Sarete felici se avrete un cuore di poveri

di Ettore Sentimentale

In questo mese che precede il meritato riposo estivo per ritemprarsi dalle fatiche di un intenso anno di lavoro, voglio riflettere assieme a voi sulla “felicità”.

Tutti la cerchiamo. Essa è vocazione e meta comune di tutti gli esseri umani, anche se pochi la raggiungono del tutto, a tal punto da far concludere che la felicità piena non esiste. Se facessimo un’inchiesta attorno al quesito: “cos’è per te la felicità?”, tanti risponderebbero che consiste nell’avere salute e soldi (un binomio lugubre perché ricorda le famigerate “SS”). Ma queste due realtà fanno parte delle felicità? Effettivamente no, secondo quanto si può sperimentare.

Non siamo più felici quanto miglior salute abbiamo; non siamo più felici quanto più beni possediamo. E molto spesso accade il contrario: quanto più ci impegniamo per essere integralmente sani, meno felici siamo; quanto più aspiriamo a essere ricchi, più infelici siamo. Però se sapremo essere felici con una salute precaria e nella povertà, allora saremo saggi perché avremmo scoperto che per essere felici bisogna innanzitutto volerlo. È il nostro desiderio e il nostro dovere più sacro. È la prova di Dio nel più profondo di noi stessi.

Se fra le nostre luci e ombre, nei nostri giorni tristi e allegri, cominciamo a capire senza fretta di accettarci come siamo, di essere contenti di ciò che abbiamo e facciamo, di accettare pacificamente quel che ogni giorno ci riserva, di essere pazienti nonostante la nostra impazienza, allora stiamo curando la nostra felicità, e la felicità di Dio è in noi.

Guardiamo a Gesù. Lui è stato felice.

Guardiamo di chi si è circondato: non di persone che lo adulano, non di gente che gli offre potere e successo. È attorniato da contadini oppressi dai debiti, da lebbrosi, ciechi, sordi e invalidi, da gente impura condannata dalle autorità e dai benpensanti della società, della politica e della religione. Strano modo di essere felice. Ma lo fu.

Gesù fu felice e quando volle trasmettere il suo grande insegnamento su Dio e sulla vita, cominciò a dire: “Beati! Siate felici, siete felici”. Ai poveri contadini abbattuti dalla miseria proclamò: “Beati voi poveri. Perché Dio è con voi! Dio vi libererà dalla vostra oppressione e dalla vostra miseria”. A tutti i discepoli (uomini e donne) che volevano seguirlo per vivere più pienamente insegnò: “Volete vivere? Volete essere felici? Sarete felici se avrete un cuore di poveri, se vivrete insieme, se saprete compatire le sofferenze, se condividerete il pane”.

In questo consiste la “religione” di Gesù e non nel dissertare su dogmi, riti e norme morali.

Carissimi, viviamo il “tempo lento” che il Signore ci offre alla riscoperta della felicità che mette le ali alla vita e fa pulsare il nostro cuore in sincronia perfetta con quello di Gesù che ci vuole pienamente felici.