Mercoledì 24 giugno 2015, alle ore 20,45 nella Sala E. Ferazza del Quartiere 3 Est, in Via Boccaccio, 80, a Padova, la cittadinanza è invitata al dibattito dal titolo IL DISAGIO, LA DIFFICOLTA’, LO STRESS E L’ABUSO DI SOSTANZE PSICOATTIVE. Intervengono FABIO BELTEMPO, segretario provinciale dell’Unione generale del lavoro, RUGGERO CHINAGLIA, psichiatra, cifrematico, STEFANO GRIGOLETTO, farmacista, assessore del Comune di Padova, ARIANNA SILVESTRINI, psicanalista. Questo dibattito, il sesto sulla questione dell’abuso di sostanze psicoattive, in connessione a differenti temi e questioni che ne possono costituire il pretesto, è organizzato dall’Associazione cifrematica di Padova con il Patrocinio del Comune di Padova.
Parole come difficoltà, disagio, stress sono sempre più presenti nella lingua comune e nel racconto di chi descrive le vicissitudini della sua vita, del suo lavoro, delle sue vicende amorose, sessuali, relazionali. Il racconto di queste esperienze, quando può avvenire, è vario e differente e in ciascun caso offre sorprese e novità, quanto ai motivi e alle ragioni della difficoltà, del disagio o dello stress. Quello che sempre emerge è che i perché sfuggono, sono ignoti e che c’è soprattutto l’esigenza di capire.
Sempre più frequentemente, invece, questi termini disagio, difficoltà e stress, sono usati per assegnare, a chi se ne lamenta, un’etichetta di malattia, che è sempre più spesso definita malattia "mentale". E sempre più diffuso è il ricorso alla somministrazione di sostanze che dovrebbero contrastare il male.
A questo fa seguito la fabbricazione, sempre più frequente e pubblicizzata, di sostanze che dovrebbero costituire il rimedio per salvare da ogni sintomo, garantendo un “benessere” duraturo, senza emozioni. E per ogni sostanza legale sono immesse sul mercato della droga altrettante se non più sostanze, che dovrebbero garantire lo sballo, oppure la noncuranza rispetto a emozioni, sensazioni, dolori, lutti, tensioni che costellano la vita di ciascuno.
Si tratta di andare verso l’indifferenza con l’assenza di ogni emozione, per potere affermare di non essere affetti da qualche malattia “mentale”? A ognuno il destino riserverà la prescrizione all’uso di sostanze, per sentirsi normali?