
E’ notorio che oggi si legge poco, ma per aumentare i lettori di libri necessitano dei testi ben scritti, che si fanno leggere senza difficoltà. Uno di questi senza ombra di dubbio è il libretto-manualetto di Alessandro Gnocchi e Mario Palmaro, “Il Pianeta delle scimmie”, pubblicato da Piemme(2008). Gli autori hanno selezionato dei temi, trattandoli dal punto di vista cattolico senza sconti per nessuno. Pertanto si parla dalla violenza degli stadi, del bullismo; dall’aborto all’eutanasia, alla distruzione della famiglia. Dallo svuotamento delle chiese a favore del riempimento dei centri commerciali. Viene criticato il dogma dell’evoluzionismo, per cui l’uomo deriva dalle scimmie. “A forza di predicare che l’uomo è uno dei tanti animali sulla faccia della terra, gli uomini si sono veramente trasformati in scimmie”. Il testo polemizza con il pensiero laicista, del politicamente corretto, che purtroppo per certi versi ha conquistato tanto mondo cattolico. Naturalmente il manuale non si limita a criticare, la società della “gaia disperazione”, come scrive l’amico Giovanni Fighera. Ma propone anche la cura. E la cura in assoluto non può essere che un ritorno a Dio, “perché l’uomo quando dimentica Dio, libera il peggio di sé e trasforma la terra nel pianeta delle scimmie”. La domenica nei centri commerciali. Dalla padella del comunismo siamo passati alla brace del consumismo. “Gli abitanti di gaia hanno fatto dello shopping un vero e proprio rito domenicale, che si celebra per i negozi del centro ma soprattutto in templi giganteschi che chiamano ‘centri commerciali’”. Tuttavia, scrive il grande Dostoevskij, “quando il cielo si svuota di Dio, si popola di idoli”, è una perfetta fotografia del nostro tempo. Attenzione però, nessuno intende inveire contro la ricchezza o il benessere, come se la povertà fosse un merito o una benedizione. Che l’uomo migliori le proprie condizioni di vita è cosa buona e giusta. Peraltro la ricchezza economica è anche conseguenza diretta del cristianesimo, basta rileggersi i libri del grande sociologo americano Rodney Stark, mentre dove il cristianesimo è ancora oggifuorilegge, la miseria e l’arretratezza imperano. Ripeto nessuno intende demonizzare nulla, o ti chiede di rinunciare ad entrare al centro commerciale o a mangiare l’hamburger o andare due giorni al mare. Ognuno è libero, l’importante che stai dentro il decalogo. C’è un giorno che letteralmente di Dio, “se l’uomo lo dimentica, la sua vita diventa prima o poi un inferno(…)Un inferno nel quale gli uomini si abbrutiscono proprio come delle scimmie, e iniziano ad assumere quasi esclusivamente comportamenti emulativi, gregari”.
Abbasso la Squola.
Su questo tema i due sono abbastanza polemici con una certa scuola, in particolare, quella del cosiddetto tempo pieno: “un frugoletto di sei anni entra in aula alle 8 di mattina e, se va bene , ne esce alle 4 del pomeriggio”, con molta ironia, i due giornalisti scrivono che almeno loro “si salvassero da questi rastrellamenti organizzati dagli adulti…”. Sembra un’idea totalitaria quello della scuola che assorbe tutto il tempo disponibile del bambino, anche se ogni tanto lascia qualche brandello da riempire con il corso di nuoto, la palestra di Karatè. Si sono scritti tanti libri per dimostrare che è bello stare a scuola otto o dieci ore. “Questo modello di scuola “allungata” si basa in fondo su un’idea elementare: se tenendo a scuola un bambino per mezza giornata ottengo una preparazione pari a cento, allora, se lo tengo a scuola per un giorno intero, otterrò una preparazione pari a duecento”. E’ un ragionamento simile a quello del protagonista di un famoso spot pubblicitario: l’imbianchino che si porta sulle spalle un enorme pennello, perché deve imbiancare una parete grande. “I risultati della pedagogia del ‘pennello grande’ sono sotto gli occhi di tutti: più ore i nostri figli trascorrono a scuola, e più appare desolante il livello della loro preparazione”. Insomma siamo alla “scuola baysitter”, dove senza troppo fatica, si intravede, l’ombra dolosa dell’ideologia, e qui le riflessioni si fanno più serie: chi deve educare i nostri figli? Lo Stato, la Famiglia. I due fanno riferimento alla scuola degli anni settanta, quando andava di moda il marxismo in tutte l sue varie salse: “una scuola frequentata per più ore possibili rappresentava uno straordinario mezzo di lavaggio di cervello”. Era una struttura ideologica che aveva come modello una ‘scuola onnivora’, che partiva dal presupposto che “la famiglia è comunque e sempre inadeguata per il suo compito. Educare è faccenda da affidare agli esperti, e non a quegli zotici incolti che sono il padre e la madre. Educare tocca all’insegnante, allo psicologo, al pedagogista, al nutrizionista, al medico della Asl, al pediatra, all’allenatore”.
Gnocchi e Palmaro sentenziano che il nostro sistema scolastico non è stato pensato per il bene dei nostri figli ma per quello degli adulti. Peraltro, il sistema italiano, è quello che tiene più ore a scuola i nostri bambini, i nostri alunni, rispetto agli altri Paesi.
Il capitolo finisce con un richiamo al pensiero dell’insegnante scrittrice Paola Mastrocola.
Rivoluzione, femminismo, le quote rosa.
“Solo una società che non ha il senso del ridicolo può inventare una norma che impone un numero fisso di donne nelle liste elettorali”.
Lo sdoppiamento del cattolico “adulto.
Il cattolico d’oggi, almeno quello “adulto”, è affetto da una certa schizofrenia: riesce sempre a sdoppiare la propria personalità, disgiungere la sua fede cattolica dall’essere “cittadino”. E così abbiamo due comportamenti opposti: “come cattolico sono contro l’aborto, ma come cittadino approvo la legge che lo permette. Come cattolico sono contro il divorzio, ma come cittadino accetto che sia ormai una prassi consolidata. Come cattolico ritengo che il comportamento omosessuale sia una grave deviazione, ma come cittadino approvo la legalizzazione delle convivenze gay. Come cattolico credo che il Vangelo sia la mia norma di vita, ma come cittadino la mia guida è solo la Costituzione”. Sostanzialmente alla fine quello che prevale sempre è il “cittadino”. Così secondo i due giornalisti, “il cattolicesimo implode grazie ai troppi ‘cattolici’ che danno via libera al ‘cittadino’ che è in loro…” Alla fine questi cattolici mediano e mercanteggiano su tutto.
Una Messa e una Chiesa come Dio comanda.
Il tema della Liturgia sta molto a cuore ai nostri autori. Cominciamo dall’ubicazione del tabernacolo all’interno delle chiese costruite dopo la furia iconoclasta del “sessantotto della Chiesa”, mi riferisco al dopoconcilio. “Ci voli u cani cacciaturi” (ci vuole un cane da caccia) per trovare il tabernacolo, così come per quello della Chiesa di San Giovanni Rotondo, dedicata a San Pio da Pietrelcina. In queste chiese “il padrone di casa” è relegato in una stanzetta alla cosiddetta “aula liturgica”. I due si soffermano sulla celebrazione della Santa Messa, elencandoi troppi abusi che vengono fatti nelle varie messe delle chiese odierne. “Chiesa che vai, spettacolo che trovi”. Si passa dal prete showman che dice la sua Messa alle varie parate di gruppi di laici tutti rigorosamente “vecchi”, in camicione bianco che “aiutano” il sacerdote sull’altare. Ma un bel gruppo di bambini, di ragazzini per fargli fare i chierichetti non si trovano più.Alla prossima.
Domenico Bonvegna
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