di ANDREA FILLORAMO
Il “ritiro” (preferisco usare questo termine e non quello ufficiale di “dimissioni” alle quali si aggiunge: “per motivi di salute” o quello mormorato di “rimozione”) di Mons. Calogero La Piana, dalle mansioni di metropolita di Messina, Lipari e S. Lucia del Mela’, è stato per tanti improvviso, inatteso. E’ stato probabilmente inatteso dallo stesso arcivescovo, sia nel caso in cuifosse vero il fatto che alcuni mesi prima egli abbia inviato al Santo Padre una lettera in cui avrebbe manifestato il suo disagio psico-fisico nel reggere una diocesi a suo dire grande e per lui problematica; sia nel caso in cui, nella convocazione a Roma avvenuta alcuni giorni prima dell’annuncio, abbia rimesso nelle mani del Pontefice, la rinuncia perché da lui indotto o invitato, per fatti a lui imputati. A fatti a lui imputati del resto molti credono e alcuni sarebbero disposti a rivelare, trattandosi di “segreti di Pulcinella”. Sarebbe, bastatoforse, a mio parere, un semplice annuncio, nel Sito dell’arcidiocesi, per soddisfare la curiosità di amici e nemici del vescovo emerito e non far sollevare un polverone, in cui si annidano verità ed errori, illazioni, cose vere e maldicenze, date in pasto ai giornalisti in un’assurda, paradossale, conferenza stampa. Chi ha voluto tale conferenza, solo per affermare che le dimissioni del vescovo erano sta date per “motivi di salute”, non solo non c’è riuscito ma paradossalmente ha nuociuto alla sua salute. Era ben consapevole, infatti,costui o costoro, che l’emotività del vescovo era tale che l’avrebbe costretto all’ira, alle contraddizioni, alle aporie, al non controllo e, come è avvenuto, al pianto o ad altre estreme conseguenze, che per fortuna non ci sono state.La pseudo conferenza stampa è stato, quindi, un fatto “cinico”, imperdonabile.Non si può trattare in quel modo un vescovo, facendolo partecipare ad una conferenza controproducente. Certo che abbiamo assistito a un fatto “pietoso”. Se, poi, è stato lo stesso vescovo emerito ad organizzare e volere la conferenza per attaccare i giornalisti, nessuno mi richiami se accuso La Piana di masochismo, anch’esso imperdonabile, non raro in chi cade nel “vittimismo”. Ancor oggi, inoltre, mi chiedo, sempre riferendomi alla conferenza stampa: quale era il senso di quella poco intelligente “trovata” del vicario generale, in cui tassativamente egli proibiva, l’apertura – uso i suoi stessi termini- di determinati files, anzi minacciava querele e augurava il fallimento dei giornali, nel caso in cui qualche giornalista l’avrebbe aperto? Sarebbe stato proprio quello il momento, dato che la conferenza stampa era stata in atto, in cui l’arcivescovo avrebbe potuto manifestare la trasparenza, che – e lo dico con una certa sofferenza – non ha mai avuto.
Chi scrive da tempo di Mons. La Piana su IMGpress, ha cercato sempre di sollecitare la trasparenza da parte del vescovo.I suoi scritti erano finalizzati anche a tacitare quella moltitudine di preti che chiedeva dall’arcivescovo chiarezza, sugli stessifiles,che da tempo tutta la città conosceva e sui quali si mormorava… Basta scorrere le pagine di Imgpress, infatti, che uno dopo l’altro si aprono quei “famigerati”files, a iniziare dal caso “Sinitò” conseguente alle dimissioni del Vicario Generale Lupò; all’ereditàBertolami, in cui sono segnate le date del testamento olografo, di quello pubblico e della lettera, lasciata dal dottorealcuni giorni prima di morire. Su tale lettera si scriveva: “oportetsilentiumfacere” e questo impegno è stato fino ad oggi mantenuto. Il fatto che oggi Mons. La Piana promette che l’eredità sarà devoluta all’Arcidiocesi, non cancella i fatti accaduti. Un altro file era anche quello della Casa del Clero. In esso si evidenziavano le presunte speculazioni edilizie e si negava che l’arcivescovo La Piana avesse portato a compimento un’operazione già intrapresa precedentemente, anzi si affermavache, con una transazione voluta da La Piana, precedentemente negata dall’arcivescovo Marra, si stravolgeva l’intenzione dei suoi predecessori e particolarmente quella di Mons. Paino che aveva voluto la Casa del Clero destinata ai preti vecchi e ammalati. Chi seguirà la faccenda sicuramente studierà i modi e le procedure necessarie per annullare la transazione, chiamata da qualcuno “famigerata”. Altri files ancora sono stati aperti su questo giornale che i lettori conoscono, che rendono l’episcopato a Messina di La Piana, volendo essere benevoli, alquanto discutibile o per ingenuità o per altri motivi. Mons. Antonino Raspanti è, dalle dimissioni di La Piana, l’amministratore apostolico, “sede vacante” e come taleamministrerà l’arcidiocesi, non si sa per quanto tempo. Non si sa neppure se assomma in sé, data la situazione della diocesi, quelli che sono i compiti del Visitatore apostolico, cioè di quel prelato che per ordine della Santa Sede esegue particolari ispezioni. In ogni caso egli ha un compito estremamente difficile, quello di “pacificare gli animi” dei molti preti della diocesi disponibili a “far chiesa” con il nuovo vescovo che la Provvidenza invierà. Tutti conoscono la “dirittura morale” dell’attuale vescovo di Acireale nonché amministratore apostolico di Messina, che certamente non vorrà fare né il “portalettere” di La Piana né il suo “difensore d’ufficio”: l’«era La Piana» è finita e lui lo sa; ma ascolterà da padre i preti che si rivolgeranno a lui. Saprà individuare quelli che ho sempre chiamato i “leccapiedi”, che purtroppo ci sono in ogni diocesi e non solo. Sicuramente egli, da siciliano, si porrà l’obiettivo di Pirandello nella raccolta "Maschere nude", che ha come obiettivo quello cioè di "smascherare" le maschere per portare i personaggi alla luce, facendo scoprire la loro vera e profonda natura oppure per dimostrare che non hanno un’identità.