La relazione della Corte dei Conti sui fondi dell’8 per mille che lo Stato eroga alle confessioni religiose è l’ennesima dimostrazione di una delle vergogne della nostra amministrazione statale, confortata da leggi che stanno in piedi solo per far piacere ai propri potenti. Scrive la Corte dei Conti sul meccanismo “"che permette ai beneficiari di ricevere più dalla quota indistinta destinata ai possibili beneficiari che non dalle precise scelte dei contribuenti". Cioè: se il 90% dei contribuenti che da’ la propria indicazione alla Chiesa cattolica romana sulla destinazione obbligatoria del proprio 8 per mille ad una confessione religiosa, pur se questo 90% è quello di poco meno del 50% di coloro che hanno segnato la propria preferenza (la maggior parte non dà nessuna indicazione)… il 90% del complessivo 8 per mille dell’introito fiscale dei contribuenti, andrà alla chiesa vaticana. E così anche per le altre confessioni, ognuno con la propria percentuale. Cioè: il contribuente che decide lo fa per tutti, anche per i soldi che non gli appartengono. E siccome stiamo parlando di un contributo a confessioni religiose, che proprio perchè tali riguardano l’intimo di ognuno, l’incongruenza e lo scandalo assumono una dimensione transculturale oltre che politica e violenta.
Rilevare questo in periodi di apoteosi religiose vaticane, è quanto mai impopolare. Ma tanto, la Corte dei Conti, oltre al fatto che nessuno se la fila, non conta anche nulla. Oltre a qualche articolo estemporaneo nei prossimi giorni, la cosa finirà lì. Qualcuno che rimette in discussione il metodo che il nostro Stato ha deciso di utilizzare per onorare il dettame costituzionale di rispetto delle confessioni religiose? Nessuno. Oltre queste righe e forse altrettante sparute e clandestine, il tutto farà flop e finirà lì. Ma cosa dovrebbe/potrebbe fare un simile “memento” della Corte dei Conti? Risvegliare un po’ di coscienze, soprattutto quelle religiose che puntano al bene degli individui e alla conquista di credenti. Ma c’è ancora una qualche religione che non cerchi di imporsi con la violenza diretta o istituzionale (come nel nostro caso)? Sappiano che ci sono tanti credenti che la pensano in questo modo, ma sono altro dalle rispettive chiese. Per ora ci teniamo queste leggi e, soprattutto, questi politici coi giubilei di una religione mondiale pagati da tutti i contribuenti italiani, anche quelli non interessati.
Vincenzo Donvito, presidente Aduc