di ANDREA FILLORAMO
Per la successione all’arcivescovo Calogero La Piana nell’arcidiocesi di Messina, Lipari e Santa Lucia del Mela occorre necessariamente tener presente che l’operazione si presenta non facile, vuoi perché l’Ordinario precedente inopinatamente si è dimesso per motivi, a suo dire, di salute; vuoi perché, per la scelta e la nomina del nuovo arcivescovo, non si può non tener conto che quella di Messina è una diocesi estremamente problematica, ha un territorio frammentato che geograficamente si affaccia su due mari, è immerso nella catena montuosa dei Peloritani, con pochi centri molto abitati fra i quali Messina, che si estende, però, anche in tanti “casali” o “villaggi”, piccoli centri autonomi e non sempre ben serviti. All’arcidiocesi appartengono anche le Isole Eolie, che formano un arcipelago, costituito da sette isole vere e proprie, alle quali si aggiungono isolotti e scogli affioranti dal mare, talvolta o spesso irraggiungibili via mare nella stagione invernale. La diocesi, infine, ha un clero con divisioni profonde che nessuno può negare; ha un “apparato” curiale precedentemente scelto dall’arcivescovo emerito e riconfermato provvisoriamente dall’Amministratore Apostolico, il quale (apparato) non è gradito a tanti preti, agognanti che il nuovo arcivescovo faccia di esso “piazza pulita”. Permangono “situazioni” non chiare, lasciate dal vescovo precedente, sulle quali ancora si sente il continuo mormorio di preti e laici. Di alcune di esse risulta che si sta interessando l’Amministratore Apostolico, Mons. Raspanti, ascoltando quanti lo vogliono; in realtà, però, non si conosce quale sia il suo mandato, che potrebbe anche essere quello di un “commissario ad acta”, equivalente a quella di un Visitatore Apostolico, che, alla fine del suo mandato dovrebbe relazionare alla S. Sede. In tal caso, il suo sarebbe un compito difficile, data anche l’omertà che i preti difficilmente abbandonano per l’atavico “vezzo” di estendere il segreto confessionale a tutto ciò che li riguarda e traducono tutto nel pettegolezzo. Non mancano, però, quelli disponibili ad aiutare il vescovo di Acireale ad avere una conoscenza approfondita su qualcuna di queste situazioni, come, per esempio, del progetto “Casa del Clero” per i preti vecchi e ammalati, mai realizzato. Da tener presente che esso non sarebbe un caso risolto con la transazione fatta da La Piana ma un vero “furto con destrezza” ai danni del clero di un’idea dell’arcivescovo Paino, dallo stesso sovvenzionata con i soldi dello Stato e ora diventata, attraverso speculazioni diverse, “Residence Gardenia”. Cosa dire, poi, dell’eredità Bertolami ? Raspanti potrebbe prendere solo atto dell’atto notarile, che è un atto pubblico, ma non di altre carte scritte dal dottore circa un mese prima della morte, sconosciute ai più. L’Amministratore Apostolico, sono certo, vuole che si rispetti, com’è giusto, l’ex arcivescovo, che con grande sofferenza ha lasciato la diocesi peloritana. Speriamo che il vescovo di Acireale, che ha grandi capacità di governo, fino a quando gli è concesso, riuscirà a traghettare la diocesi verso nuovi “lidi” e la consegni al nuovo arcivescovo o a se stesso, nel caso in cui dovesse essere proprio lui a succedere a La Piana, ripulita da tutte le scorie che si sono nel tempo accumulate. Ma quali sono le procedure per la nomina di un vescovo? La scelta del vescovo è atto complesso, portato avanti con l’abituale riservatezza e laboriosità delle procedure canoniche. Il codice di diritto canonico dispone che ogni tre anni le conferenze episcopali formino degli elenchi di sacerdoti che ritengono particolarmente degni di essere elevati all’episcopato e li trasmettano alla Santa Sede. Resasi vacante una diocesi, il Legato pontificio, che in Italia è il Nunzio Apostolico, presenta alla S. Sede una terna di nomi, insieme con il suo voto con i pareri del Metropolita, di tutti i vescovi suffraganei della stessa archidiocesi (nel nostro caso Patti e Nicosia) e del presidente della Conferenza Episcopale regionale. Questa la procedura normale. Ma poiché nella chiesa cattolica il Pontefice nomina "liberamente" i vescovi, l’eletto può essere scelto anche in altra regione ecclesiastica o essere già vescovo di un’altra diocesi dalla quale viene trasferito. Accertata l`idoneità del candidato e avutone il consenso ad accettare l’eventuale nomina, la Santa Sede comunica, tramite il Nunzio Apostolico in Italia, il nominativo del candidato al Governo Italiano e, se nulla osta, procede alla nomina. Questa viene comunicata, sempre sotto vincolo di segretezza, all’ordinario del luogo ove risiede l’eletto e all’Amministratore della diocesi vacante. l due prelati danno quindi l’annunzio alle rispettive diocesi contemporaneamente, nel giorno stabilito, a mezzogiorno, orario in cui il nome dell’eletto viene pubblicato sull’Osservatore Romano.