di ANDREA FILLORAMO
Con il declino del potere militare e dell’unità del mondo islamico, e con la concomitante ascesa dell’Occidente, le “crociate”, imprese cattoliche, sempre presenti nella memoria collettiva delle popolazioni musulmane, hanno iniziato a essere un elemento essenziale del risentimento musulmano nei confronti di ciò che percepiscono come un atteggiamento occidentale di usurpazione e di sfruttamento nei loro confronti. Ma che cosa sono state veramente le crociate? Sono state esse semplici spedizioni militari? Sono state delle guerre di religione? dei pellegrinaggi armati per riconquistare con le armi le terre della Palestina perdute a favore dei musulmani? A tutte e tre le domande, a mio parere, occorre dare delle risposte positive. Rispondiamo con ordine; 1- Le crociate, è indubbio, sono state spedizioni armate per riprendere il controllo e il possesso dei cosiddetti Luoghi Santi dalla occupazione dei musulmani Turchi che in varie riprese ne avevano preso il controllo. 2 – I pellegrinaggi nei luoghi Santi erano, nel Medioevo, un’abitudine costante dei cattolici ed erano resi difficili e forse impossibili dall’occupazione da parte dei mussulmani Turchi. 3 – E’ indubbio che le crociate fossero delle spedizioni militari, che prevedevano la partecipazione di persone armate, uomini, donne, giovani, persino bambini, ricchi e poveri che volevano “liberare” il “sacro sepolcro”, convinti dai Papi e Re, che ne erano gli organizzatori e che si ponevano gli scopi di fare proseliti e di volere conquistare la Terra Santa e importanti commerci. I partecipanti, in buona fede, pur sapendo di mettere a rischio la propria vita venivano convinti di poter conquistare un “pezzo” di paradiso. Possiamo notare subito che nella partecipazione alle crociate convivevano due elementi e due convincimenti che vediamo anche nei musulmani di oggi e cioè la spinta missionaria e il proselitismo. Ambedue gli elementi erano espressioni del fondamentalismo cristiano, che molto assomiglia, almeno, nello spirito, al fondamentalismo islamico. Un altro aspetto delle crociate vorrei brevemente evidenziare: l’idea che la Crociata fosse solo una operazione militare destinata non solo a liberare i luoghi santi ma anche a occupare Gerusalemme e annetterla all’Occidente cristiano. Sul piano della teoria giuridica accettata in Occidente, la Città Santa apparteneva di diritto all’Imperatore di Oriente, all’Imperatore di Costantinopoli ma soltanto la prima delle 7/8 crociate riuscì nel suo intento di liberare Gerusalemme. Tutte le altre fallirono. Quando si parla di crociate, non si può tacere della violenza a cui si abbandonarono i crociati: massacrarono popolazioni, trucidarono ebrei e arabi, facendo apparire la strage di Parigi dei nostri giorni ad opera dei fanatici fondamentalisti islamici quasi un gioco di bambini. La “Canzone della Crociata albigese” è un antico poema epico che narra gli eventi della crociata albigese (marzo 1208 – giugno 1219). Modellata sulla Chanson de geste in lingua d’oil. Così in questo poema si narra “Corsero nella città (le armate dei Cattolici), agitando spade affilate, e fu allora che cominciarono il massacro e lo spaventoso macello. Uomini e donne, baroni, dame, bimbi in fasce vennero tutti spogliati e depredati e passati a fil di spada. Il terreno era coperto di sangue, cervella, frammenti di carne, tronchi senza arti, braccia e gambe mozzate, corpi squartati o sfondati, fegati e cuori tagliati a pezzi o spiaccicati. Era come se fossero piovuti dal cielo. Il sangue scorreva dappertutto per le strade, nei campi, sulla riva del fiume”. Come giustificare l’uccisione di altri uomini in nome di Gesù che si era sacrificato per salvare gli uomini? Ci pensò il teologo Bernardo di Chiaravalle con la teoria del “malicidio”: chi uccide un uomo intrinsecamente cattivo, quale è chi si oppone a Cristo, non uccide in realtà un uomo ma il male che è in lui. Dunque egli non è un omicida bensì un malicida! Citando lo stesso Bernardo: “Il Cavaliere di Cristo uccide in piena coscienza e muore tranquillo: morendo si salva, uccidendo lavora per il Cristo”. Una capriola di parole davvero aberranti ma tant’è, la scusa era stata trovata! Cosa direbbe, però, oggi, Bernardo in una situazione capovolta, quando cioè l’islamico prende il posto del cattolico? Il periodo delle crociate, quello fra XI e XIII secolo, fu anche quello del massimo avvicinamento fra Cristianità e Islam. Pensate che proprio in questa epoca giungono in Occidente, dal mondo arabo, la scienza e la filosofia classiche che vi erano state dimenticate. Questa è l’unica positività delle crociate, perché permisero ad una cultura molto meno fondamentalista e molto più acculturata, l’Islam di allora, che nulla ha a che vedere con l’islam fondamentalista di oggi…di entrare in contatto con la cristianità di allora e riversarvi in essa, saggezza, sapienza e conoscenza: matematica, fisica, biologia, medicina, ecc. Uso, se mi è consentito la provocazione con la seguente domanda: “È possibile che la Provvidenza, superato questo momento tanto triste e doloroso, con l’impegno di tutti e scrivendo di proprio pugno una nuova pagina della “storia ideale eterna” di Vichiana memoria, ci riservi qualche sorpresa? Lo sa Dio perché Dio lo vuole.