di Ettore Sentimentale
A distanza di poco più di un mese dal giorno in cui il Card. Francesco Montenegro ha svolto il suo intervento sul tema dei migranti, durante l’Assemblea plenaria dei vescovi francesi(tenutasi a Lourdes il 5 nov. u.s.), mi sembra utile (e per certi aspetti necessario) riprendere alcuni passaggi della sua relazione per approfondire il mistero del Natale al quale ci stiamo preparando in questo Avvento.
Dopo aver presentato la propria “conoscenza” legata soprattutto all’accoglienza dei migranti a Lampedusa, frutto maturo dell’esperienza pastorale nella Chiesa agrigentina, il vescovo Montenegro ha “provocato” i suoi confratelli francesi attraverso un’espressione forte: “Grazie all’Incarnazione, tutto è sacro ormai (è luogo degno di Dio)”. Qualsiasi luogo diventa la dimora della presenza di Dio: “il tempio, ma anche le baracche, la strada…la prigione”.
A fondamento di tale affermazione, il vescovo della diocesi più a sud d’Italia ha citato un’espressione di Frei Betto, teologo, scrittore e politico brasiliano. Nella nostra città il suddetto padre domenicano ha tenuto una conferenza il 10 aprile 2014, dal titolo “Cristianesimo, economia, potere. La teologia della liberazione oggi”. Un avvenimento che ricordo con piacere.
Dice Frei Betto: “Noi cerchiamo Dio nel tempio, ma lui si trova in una stalla; lo cerchiamo fra i preti, ma lui si trova fra i peccatori; lo cerchiamo libero, ma lui è prigioniero; lo cerchiamo rivestito di gloria, ma lui è sanguinante sulla croce. Lui è seduto sui gradini delle nostre case, dei nostri immobili, attendendo un pezzo di pane”.
Da qui, il Card. Montenegro ha lanciato poi la domanda provocatoria che ha dato il titolo alla conferenza: “Quale Europa auspichiamo? Aperta o chiusa?”.
Queste ultime domande si fanno sempre più attuali, dopo il successo del Front National in Francia, notoriamente contrario alla politica dell’accoglienza dei migranti.
Il problema dei migranti, però, investe pure la realtà ecclesiale che “deve darsi delle risposte e proporre gesti concreti”.
Se da una parte le provocazioni di papa Francesco rivolte alle parrocchie non trovano piena e costante adesione, dall’altra vi sono timidi segni che qualcosa comincia a realizzarsi in questa direzione. È di pochi giorni addietro l’inaugurazione della “Casa della misericordia” presso i locali della casa canonica della Parrocchia di Santa Maria Incoronata (Camaro Superiore). Un bel gesto di solidarietà e accoglienza. Anche a San Giacomo Maggiore (Via Buganza) sono stati accolti dei giovani migranti che prima di arrivare a Messina hanno fatto tappa a Lampedusa. La scorsa settimana, ho visto in diretta una tragedia che mi ha segnato profondamente. Avevo proposto a Majambo, giovane gambiano, di chiamare a casa tramite una Edicard per l’Africa. Era la prima volta che lo faceva e mi fermai qualche minuto per spiegargli come usarla…in modo che con lo stesso prezzo della ricarica (€ 5,00) potesse parlare alcuni minuti in più. Dopo i saluti iniziali, scoppiò a piangere a dirotto e lasciò cadere la cornetta. Lo abbracciai chiedendogli il perché di questo sconforto. Appena riuscì a parlare mi disse: “Zio morto in Libia. Aveva 35 anni, mi voleva molto bene e mi ha insegnato anche il lavoro di falegname. Adesso non so cosa succederà, torna a casa per funerale e come faranno i suoi bambini”.
Lo sconforto era immenso. Le lacrime rigavano il viso di entrambi. Dopo esserci ripresi, abbiamo pensato di pregare per lo zio. Ha iniziato lui con una lunga preghiera in arabo e poi io con le parole del “De profundis” (Salmo 130). Alla fine ci siamo abbracciati fortemente e lui ha aggiunto: “Grazie, padre. Ora capire che siamo tutti fratelli”.
Tutti ci proclamiamo “paladini” dei diritti umani…si tratta di vedere come possiamo continuare a farlo quando chiudiamo le porte a coloro che fuggendo dalla disperazione, domandano di essere accolti.
In Francia, già da alcuni giorni e in ogni caso prima dei risultati elettorali, un vescovo ha affrontato la questione di petto: Mons. Laurent ULRICH, arcivescovo de Lille ha preso direttamente posizione contro l’ideologia del Front National: «Non si può essere cattolico, cioé universale, e xenofobo».Su questo discorso spero di tornarvi prossimamente.