Da quando “mamma rai” ha lanciato la campagna pubblicitaria con la quale riserva ai suoi abbonati “sempre un posto in prima fila”, tante altre istituzioni hanno copiato o scimmiottato questa réclame. Fin quando avviene all’interno di manifestazioni profane, nessun problema. Se capita nella Basilica Cattedrale di Messina, proprio durante il Solenne Pontificale di apertura dell’Anno Santo, allora c’è da stare attenti.
Se è vero che lo speaker aveva annunciato l’ordine di ingresso nel tempio (vescovo, preti, diaconi, ordini cavallereschi, semplici fedeli, ma sarebbe opportuno aggiungervi anche la categoria “marmaglia” visto che tanta folla indistinta rimasta fuori e i bravi scout “accampati” nelle navate laterali impedendo anche alla gente di entrare!!!) lo è di più che la prima fila della navata centrale sotto la “cattedra” episcopale (rimasta libera per alcuni minuti) è stata occupata da alcuni “semplici fedeli” solo per lo spazio cronologico della proclamazione della Parola di Dio. Ma fino alla conclusione della seconda lettura, allorquando i suddetti sono stati fatti alzare, per cedere il posto a dame e cavalieri avvolti nei loro solenni mantelli (alcuni a onore del vero sono rimasti in piedi). Una persona a me vicina ha sussurrato: “vergogna!”. Al mio interlocutore un po’ scandalizzato, dissi che tutto era avvenuto secondo lo spirito evangelico, che mette in guardia dall’occupare i primi posti perché si corre il rischio di essere invitati ad alzarsi all’arrivo di qualche persona più ragguardevole.
A queste mie puntualizzazioni, il signore attempato rispose piuttosto contrariato: “Lei ha mai letto la Lettera di S. Giacomo? Su questo punto è chiarissima!”.
“Ho letto qualcosa che concerne il primato delle opere sulla fede, ma dello specifico del nostro discorso non ricordo nulla”.
Mise la mano nel borsello e tirò fuori una Bibbia tascabile, si tolse gli occhiali e sottovoce lesse: “Fratelli miei, la vostra fede nel Signore nostro Gesù Cristo, Signore della gloria, sia immune da favoritismi personali. Supponiamo che, in una delle vostre riunioni, entri qualcuno con un anello d’oro al dito, vestito lussuosamente, ed entri anche un povero con un vestito logoro. Se guardate colui che è vestito lussuosamente e gli dite: «Tu siediti qui, comodamente», e al povero dite: «Tu mettiti là, in piedi», oppure: «Siediti qui ai piedi del mio sgabello», non fate forse discriminazioni e non siete giudici dai giudizi perversi?»”.
E poi aggiunse: “E quei preti seduti lì davanti alla sede del vescovo, che sembrano in pole position, cosa hanno in più rispetto a tutti gli altri sacerdoti? È vero che c’è un vescovo, ma gli altri non dovrebbero stare lì. Il Concilio ha ribadito pari dignità! Mi dispiace io vado via, non posso restare in questa assemblea. La prossima volta, gli organizzatori devono avvertire la popolazione. Dicano che si entra con un biglietto, magari per questo Anno santo potrebbero pensare a una forma di abbonamento, distribuendo – secondo i meriti delle persone – dei coupon”.
“No, per favore – risposi. Tanti anni fa purtroppo ingresso in un noto Tempio cittadino per una messa, ripresa in diretta dalla rai, è stato regolamentato dal biglietto. Come se si andasse a un concerto o allo stadio”.
“Buon giorno, torno a casa – disse. Voglio rivedere tutto il film della messa per fissare meglio nella memoria questa sconcezza!”.
“Io resto – aggiunsi. Spero che queste sbavature servano a fare cambiare rotta alla Chiesa. In fondo l’Anno santo serve proprio a prendere coscienza della Misericordia di Dio, più grande degli errori altrui e propri”.
G.S.