di ANDREA FILLORAMO
L’espressione “pecunia non olet“, significa letteralmente “Il denaro non puzza” e viene cinicamente usata per indicare che il denaro è sempre denaro, qualunque ne sia la sua provenienza. Tale locuzione si fa risalire a Tito Flavio Vespasiano, imperatore romano fra il 69 e il 79, quando nella maggior parte dei caseggiati della Roma imperiale non esistevano latrine; 144 di esse erano pubbliche e altre erano gestite da privati. Questi ultimi vendevano le urine, da cui si ricavava l’ammoniaca, ai conciatori di pelle e pagavano per questo una imposta simile all’Iva, la cosiddetta “centesima venalium”. Vespasiano, rimproverato dal figlio Tito per quel genere di rendita, gli mise sotto il naso il denaro riscosso dal primo pagamento, domandandogli se aveva cattivo odore e poiché quello diceva di no, soggiunse: "Eppure vengono dall’urina". “Pecunia non olet” sicuramente lo dicono gli appartenenti a tutte le categorie dei furbi, cioè dei predoni, dei marioli, dei malviventi, dei furfanti, dei truffatori, dei disonesti, dei profittatori. I furbi noi li incontriamo dovunque, persino nel Vaticano, proprio vicino al Papa. I furbi sono anche in alcuni episcòpi, dove vi sono dei vescovi che dicono di amare Dio ma più di tutto amano il denaro. Di essi vogliamo parlare, data la sequenza di notizie shock che li iscrive in queste categorie e li mette in prima pagina mostrandone le nudità più nascoste, che non accenna a fermarsi. Sono le segnalazioni nei Social e l’onda dei commenti che non si placano e non arretrano.
Leggiamone alcune:
– VILLE E APPARTAMENTI COI SOLDI DELL’8 PER MILLE", L’EX VESCOVO DI TRAPANI MONS. FRANCESCO MICCICHE’ NELLA BUFERA – Si sta per chiudere l’indagine nei confronti del prelato accusato di appropriazione indebita, malversazione, diffamazione e calunnia nei confronti del suo ex economo”.
– LA PROCURA DI MARSALA HA ISCRITTO NEL REGISTRO DEGLI INDAGATI, PER APPROPRIAZIONE INDEBITA, IL VESCOVO MONS. DOMENICO MOGAVERO. È accusato di essersi appropriato di 180mila euro della Curia che avrebbe fatto transitare sul proprio conto corrente attraverso bonifici e assegni tratti dai conti con i soldi dell’otto per mille, intestati alla Diocesi di Mazzara del Vallo.
IL GAIO ABATE DI MONTE CASSINO SPENDEVA I SOLDI DELL’8 PER MILLE IN MARCHETTARI, VIAGGI INTERNAZIONALI E PILLOLE PER SBALLARSI NEI FESTINI FROCI DI MEZZA EUROPA.
DIMISSIONI ARCIVESCOVO DI MESSINA – Pare che alla base di quanto accaduto – si vociferava in ambienti religiosi – ci sia stato un presunto corposo ammanco di quasi 5 milioni dai conti della Curia. Ovviamente era ed è tutto da dimostrare.
E’ ovvio che lasciamo indagare la magistratura, che darà le sentenze a tempo debito; a noi resta la sofferenza degli addebiti molto gravi a quelli che sono stati scelti ad essere i nostri pastori, che vorremmo come li desidera Papa Francesco, che dice: " l’avidità del denaro è la radice di tutti i mali". E’ questa quasi una risposta a quel "Greed is Good" ("L’avidità è buona") pronunciato da Gordon Gekko nel celebre film Wall Street interpretato da Michael Douglas. Egli ancora recita: "dall’idolatria del denaro nascono mali come la vanità e l’orgoglio", che fanno male alla società. C’è qualcosa "nell’atteggiamento di amore verso il denaro – osserva il papa- che ci allontana da Dio. Presi da questo desiderio, alcuni hanno deviato dalla fede e si sono procurati molti tormenti. E’ tanto il potere del denaro, che ti fa deviare dalla fede”.
Nessuno può impedire di commentare i casi sollevati dai media sopra citati.
Sul caso del vescovo emerito di Trapani, Mons. Francesco Micichè si fa osservare che un giudizio l’ha già espresso Papa Benedetto XVI, rimuovendolo dalla titolarità della diocesi dopo la relazione di Mons. Mogavero, inviato come Visitatore Apostolico a Trapani. Di Mons. Mogavero, attuale vescovo di Mazzara del Vallo diciamo che da accusatore ora finisce tra gli accusati o più correttamente tra gli indagati (chi di spada ferisce di spada perisce). Su Mons. Pietro Vittorelli, abate di Montecassino tutto è stato detto e nulla è stato nascosto come le droghe, gli appartamenti e hotel di lusso, le ostriche e lo champagne, i viaggi in Sud America e le notti di gloria a Londra. Pagati come? Con i soldi della Chiesa, quelli dell’8 per mille. Quel che emerge dal lavoro della Guardia di Finanza è sconvolgente: l’ex abate di Montecassino, una delle più importanti Abbazie italiane, per anni avrebbe dilapidato i soldi dei fedeli per fare la bella vita e arricchirsi senza freni. Ci chiediamo: “quando sarà ridotto allo stato laicale?”. Di Mons. Calogero La Piana, più volte si è detto che occorre fare chiarezza a iniziare dai veri motivi che l’hanno obbligato a dare le dimissioni, conosciuti da alcuni. Bisognerebbe anche dare delle risposte a chi nei Social, riferendosi alla gestione del vescovo emerito, chiede all’Amministratore Apostolico che visioni i carteggi dell’alluvione di Giampilieri, partendo dalla risposta che allora ha dato il direttore della Caritas ad un giornalista; che cerchi di sapere con quali soldi è stato acquistato lo stabile dei Comboniani; che fine ha fatto un appartamento al centro città comprato e affidato da un sacerdote alla Caritas per accogliere i parenti dei degenti ospedalizzati. Con molta probabilità sono queste accuse gratuite e semplici sospetti. Se così fosse, ci chiediamo: “perché non si rende totalmente trasparente il bilancio della Curia di Messina?”.