Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?

Lc 2,41-52

I suoi genitori si recavano ogni anno a Gerusalemme per la festa di Pasqua. Quando egli ebbe dodici anni, vi salirono secondo la consuetudine della festa. Ma, trascorsi i giorni, mentre riprendevano la via del ritorno, il fanciullo Gesù rimase a Gerusalemme, senza che i genitori se ne accorgessero. Credendo che egli fosse nella comitiva, fecero una giornata di viaggio e poi si misero a cercarlo tra i parenti e i conoscenti; non avendolo trovato, tornarono in cerca di lui a Gerusalemme. Dopo tre giorni lo trovarono nel tempio, seduto in mezzo ai maestri, mentre li ascoltava e li interrogava. E tutti quelli che l’udivano erano pieni di stupore per la sua intelligenza e le sue risposte. Al vederlo restarono stupiti, e sua madre gli disse: "Figlio, perché ci hai fatto questo? Ecco, tuo padre e io, angosciati, ti cercavamo". Ed egli rispose loro: "Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?". Ma essi non compresero ciò che aveva detto loro. Scese dunque con loro e venne a Nàzaret e stava loro sottomesso. Sua madre custodiva tutte queste cose nel suo cuore. E Gesù cresceva in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini.

di Ettore Sentimentale

La Chiesa ci invita a celebrare la Festa della S. Famiglia, a supporto della quale offre questa bella pagina di Luca estrapolata dai “vangeli dell’infanzia”. Tutti sappiamo che tale festività è stata “fissata” da Paolo VI nel 1969 in coincidenza con la Domenica dopo Natale perché i cristiani potessero celebrare e approfondire il progetto di famiglia inteso e vissuto secondo lo Spirito di Gesù. Dopo il recente Sinodo sulla famiglia, questa ricorrenza acquista maggior visibilità e risonanza.
Il primo insegnamento che i vescovi del mondo ci hanno trasmesso consiste nel fatto che non basta difendere in modo astratto e aprioristico la famiglia. Tanto meno è sufficiente immaginare la vita familiare secondo il modello della famiglia di Nazaret, ampiamente idealizzato dalla nostra concezione di “famiglia tradizionale”. Essere discepoli di Gesù, infatti, esigeil porsi domande e se è il caso trasformare gli schemi e le usanze ben radicati in noi. La famiglia per Gesù non è un’istituzione “chiusa, assoluta e intoccabile”. È molto di più. La cosa più importante in essa non sono i legami di sangue (per quanto fondamentali possano risultare), bensì il voler “costruire” la “grande famiglia umana” ascoltando le provocazioni dell’unico Padre di tutti. Anche i genitori devono confrontarsi con questo passaggio obbligato, non senza problemi e conflitti anche per loro.La natura delle divergenze genitori/ figli non sempre è generazionale.
Secondo il racconto di Luca, i genitori di Gesù lo cercano angosciati, scoprendo di averlo smarrito e di non essersi preoccupati in tempo di lui. Come è accaduto ciò? Sua madre lo rimprovera quando lo trova: "Figlio, perché ci hai fatto questo? Ecco, tuo padre e io, angosciati, ti cercavamo". Gesù li sorprende con una risposta inaspettata: "Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?".
I suoi genitori “non compresero”. Questa espressione suona quasi come uno “scandalo”, perché solo approfondendo le Sue parole e il Suo comportamento dinanzi alla “sua famiglia” scopriamo progressivamente che per Gesù la cosa più importante è la “famiglia dei figli di Dio”: una società più fraterna, giusta e solidale, come la vuole Dio.
Non possiamo celebrare responsabilmente la Festa della S. Famiglia se non prendiamo coscienza del “background” delle implicanze della nostra fede. Detto in altri termini: come sono le nostre famiglie? Vivono impegnate per costruire una società migliore e più umana o sono ermeticamente chiuse nei loro interessi? Educano alla solidarietà, alla ricerca della pace, alla sensibilità verso i bisognosi, offrono compassione, oppure sono palestre dove si insegna a vivere nel benessere insaziabile, nel massimo profitto dimenticandosi degli altri?
Che succede nei “nostri” ambienti? Ci si cura della fede, ci si ricorda di Gesù, si impara a pregare oppure si trasmette unicamente l’indifferenza, l’incredulità e l’assenza di Dio?