di ANDREA FILLORAMO
Email ricevuta il 14/04/2016 alle ore 18,04 da emi@……..com
Carissimo, siamo in molti a ringraziarti per l’aiuto che ci dai a comprendere le situazioni complesse che negli ultimi tempi stiamo vivendo nella nostra diocesi a partire dal “caso La Piana” che si è concluso con le dimissioni dell’arcivescovo(fatte apparire come volontarie e per motivi di salute), all’abbandono dell’incarico di Amministratore Apostolico di Mons. Raspanti (cosa inaudita e unica nella storia della Chiesa), fatta apparire come “sostituzione”, necessaria “propter gravitatem officii“. Fino a quando assisteremo a questa “sceneggiata” creata da vescovi che avrebbero dovuto fare i sagrestani (con rispetto per questa categoria) e invece si vestono da “episcopi sanctae romanae ecclesiae“?
Un prete che ti stima
Nell’esaminare gli ultimi avvenimenti accaduti nell’arcidiocesi di Messina, credo che sia utile allargare lo sguardo ad un’analisi più ampia della situazione attuale, quella cioè della nomina dell’Amministratore Apostolico Raspanti, che dopo sei mesi “abbandona“ l’incarico, gesto impensabile, assurdo, irresponsabile, che certamente non fa onore al vescovo di Acireale, al quale seguirà stabilmente, a partire dal prossimo 22 aprile, la reggenza della diocesi affidata all’arcivescovo emerito di Taranto.Il nodo teorico sulla questione messineserisiede nell’impossibilità di avere un arcivescovo, se prima non verranno risolti se non tutti almeno alcuni problemi lasciati dalla gestione del vescovo emerito La Piana, problemi “coperti”, “omissi” tenuti, quindi, segreti e, appunto per questo,generosamente dati in pasto ai curiosi e alla morbosità diffusa che deforma o travisa gli avvenimenti e i fatti.Il nodo gordiano è, quindi, l’incapacità o la non volontàdi dire la verità, il voler dire bugie, quindi nascondere quel che è avvenuto nella diocesi negli infratti dell’incoscienza non solo di La Piana ma di quanti hanno operato con lui o sono stati suoi collaboratori per rendere la diocesi inappetibile a futuri o possibili candidati all’episcopato. Scrive Tad Williams: “Diciamo bugie quando abbiamo paura… paura di ciò che non conosciamo, paura di ciò che gli altri penseranno, paura di quello che potrebbero scoprire di noi. Ma ogni volta che diciamo una bugia, la cosa che temiamo diventa più forte”. In queste parole dello scrittore americano vi sono tutti gli ingredienti della bugia, amalgamati dalla paura. Ma, come reagiscono i preti di fronte a questa situazione? Nonostante sia ormai chiara la sua natura i preti della diocesi tacciono e, quindi, o non vogliono o non riescono ad unirsi e creare un fronte comune, rispetto a tali problemi che erodono rapidamente le condizioni stesse del loro ministero. Essi si sono fatti sovrastare e annichilire dalla libera azione del “palazzo” ora governato da La Piana ora da Raspanti che ha goduto di un’incontrollata e non evangelica sovranità. In un simile scenario, i preti aiutati dalla semplicità della formulazione del principio del “laissez-faire”, “laissez-passer”e dai loro piccoli o grandi interessi nascosti dietro l’idea più semplice e al tempo stesso più fallimentare che la Chiesa, cioè, anche quella locale è come il mercato che si regola da sé (analogia blasfema!), nulla hanno fatto per cambiare le cose. Autoassolutorio e con vaghi echi onanistici questo comportamento.L’ho scritto più volte sia in questo giornale, sia personalmente ai preti miei lettori: “Svegliatevi! La Chiesa non è di esclusiva appartenenza dei vescovi”. “Nessuno può costringere il prete all’«ubbidienza»”. Scrive il direttore del Foglio: “Obbedire non significa conformarsi. Conformarsi è la premessa della rinuncia a pensare e praticare l’obbedienza. E’ un assestarsi nel noto, un rendersi comoda la vita. Obbedienza è invece un atto di umiltà nella forma superba della ricerca senza limiti”. E’ certo che Mons. Benigno Luigi Papa, nuovo Amministratore Apostolico, è un vescovo di grande esperienza, biblista a livello mondiale che, pur avendo la bella età di 81 anni, ha accettato l’incarico e sono certo mai si dimetterà. A lui gli auguri più veri.