Una delle istanze più brutali della violenza è il giudizio sull’altro

di Ettore Sentimentale

Riprendiamo il discorso sulla “donna adultera” (Gv 8,1-11) laddove l’avevamo lasciato, cioè nel momento in cui il Maestro si scopre “incastrato” fra la delicata libertà con cui intende rivolgersi a questa donna e la trappola tesagli dai farisei che aspettavano di conoscere come avrebbe affrontato il dettato della legge che prescriveva la lapidazione, in casi come questo…

La prima cosa che Gesù fa è quella di sventare il tranello tesogli con raffinata abilità. Anzitutto rispetta il mistero della donna, non domandandole alcunché e non muovendole alcuna accusa. Si astiene da qualsiasi giudizio. Non vede in lei un’adultera, ma una donna accusata di adulterio. Non si tratta di un gioco eufemistico… Notiamo infatti che Gesù fa risaltare con fine sottigliezza che la donna è un’adultera solo agli occhi dei suoi accusatori. E sono proprio questi ultimi a rimanere confusi. Gesù infatti non condanna formalmente la Legge di Mosé, visto che chiede, proprio a chi mai avrebbe commesso il male, di lanciare la prima pietra. Anzi il Maestro contesta con maggiore radicalità l’antica norma togliendole ogni fondamento: l’uomo non può “autorizzarsi” a essere giudice del suo prossimo.

Una delle istanze più brutali della violenza è il giudizio sull’altro, accusato di fare il male, pensando se stessi indenni da esso.

Poteva mai essere divina una legge che ordinava di uccidere gli amanti adulteri con un di più di crudeltà? Questa Legge era semplicemente umana, troppo umana…anzi inumana. Forse gli uomini hanno inventato questa legge per coprire o rimuovere il propri fantasmi di adulterio? Quasi fossero gelosi dell’amante.

Ciò che bisogna sottolineare – e ciò è espresso chiaramente nelle parole di Gesù – è che sono proprio scribi e farisei i primi ad andarsene, riconoscendo così la propria incapacità a giudicare la “donna adultera”. Così facendo, Gesù li ha provvisoriamente disarmati. Ma i tutori dell’ordine “pubblico” non tarderanno a prendersi la rivincita…

Parecchi commentatori sintetizzano questa pericope con titoli fuorvianti: “Gesù perdona la donna adultera”. Un simile modo di pensare, provoca in realtà uno spostamento, anzi uno stravolgimento del senso. In nessun punto del racconto si dice che Gesù abbia espresso un giudizio sulla falsariga di un giudice, sebbene lui sia colui che perdona.

Quel giorno, ciò che Gesù voleva far comprendere ai suoi ascoltatori non riguardava tanto il tenersi lontani dal peccato, quanto dalle accuse, dai giudizi e dalle condanne senza appello.

Qui si tratta di mantenersi sulla stessa lunghezza d’onda di Gc 2,12 “Parlate e agite come persone che saranno giudicate in base alla legge della libertà” e di Jorge Mario Bergoglio, che invita a “vivere di misericordia, perché a noi per primi è stata usata misericordia” (Misericordiae vultus, 9).

Per il momento mi fermo qui. Spero tuttavia di tornare ancora su questa bellissima pagina evangelica.