di ANDREA FILLORAMO
A un anno dalle dimissioni di Mons. Calogero La Piana da arcivescovo di Messina, Lipari e S.Lucia del Mela, è probabile che una valanga di problemi insoluti non consenta ancora la scelta del nuovo arcivescovo, dato oltretutto il fatto che nella arcidiocesi ancora non si è concluso o ancora non è iniziato il necessario processo del “redde rationem”, con tutte le conseguenze del caso, compresa la legittima, necessaria trasparenza. La gravità della situazione è desumibile dalla decisione della Santa Sede che ha nominato invece di un nuovo vescovo, ben due amministratori apostolici, che si sono succeduti l’uno all’altro: Raspanti e Papa. Il primo, dopo alcuni mesi, ha abbandonato o è stato invitato, come pensiamo, ad abbandonare il campo; il secondo, ecclesiastico di lungo corso, uomo esperto di ben 81 anni, ha accettato e continua a svolgere il compito che gli è stato affidato, che è di quelli che fanno tremare i polsi. Lo scenario che si presenta, però, dato che ancora per il clero purtroppo è valido il principio che “i panni sporchi si lavano in famiglia” (la famiglia però per i preti non è la Chiesa ma soltanto un ristretto clan curiale), è ancora di difficile interpretazione e sarà ancora così, fino a quando sarà bandita ogni omertà e si farà conoscere tutta intera la verità a chi ha il sacrosanto diritto di conoscerla. Fino ad oggi non ci è rimasto altro che applicare, anche se in modo forzoso, il canone 371 del Diritto Canonico, e sapere che l’arcidiocesi messinese “per ragioni speciali e particolarmente gravi viene affidata ad un amministratore apostolico, che la governa in nome del sommo pontefice». “Ragioni speciali e particolarmente gravi”: ma quali sono queste ragioni speciali e particolarmente gravi, nessuno lo dice. Già prima delle dimissioni di La Piana si parlava di un buco di 4 milioni, di una transazione relativa alla Casa del Clero insensata, di una eredità milionaria non del tutto misteriosa e di altre molte cose. E’ giunto il tempo per fare di tutto ciò piena luce.Se ciò avverrà, sono certo che siano tanti i preti e i monsignori a dover chiedere scusa per aver, quanto meno, assistito passivamente ad una gestione diocesana che è andata molto oltre la cura delle anime. Per avere un nuovo arcivescovo, comunque, i messinesi dovranno aspettare ancora un bel po’. Se tutto va bene, infatti, la missione di monsignor Benigno Papa è destinata a durare ma dovrà essere svolta con quel rigore che gli viene riconosciuto ma anche con la capacità di non nascondere ciò che non può e non deve essere nascosto degli avvenimenti che portarono alle dimissioni di La Piana. Dire la verità, infatti, a partire dal pontificato di Papa Francesco, non è più sintomo di uno sfilacciamento della correttezza, dell’obbedienza, della riservatezza, perfino della compostezza che erano da tutti considerate virtù dell’uomo di Chiesa e, soprattutto, di chi serve il Papa. Questo Mons. Benigno Papa sicuramente lo sa.