SIN: appello al Ministro Lorenzin per la Stimolazione Magnetica Transcranica Ripetitiva nella depressione farmaco-resistente

La depressione è una patologia comune con una prevalenza annua tra il 5% e il 15% della popolazione e che può invalidare fortemente la vita di coloro che ne sono colpiti: tristezza, perdita dell’autostima, perdita di interessi, stanchezza ingiustificata, voglia di morire sono tra i sintomi di questa malattia che viene molto spesso sottovalutata.
Purtroppo, un terzo dei pazienti non trae alcun o poco beneficio da un trattamento farmacologico iniziale ed ancor meno nelle successive ricadute; invece, trattare adeguatamente il primo episodio depressivo risulta di fondamentale importanza, poiché dal 50 all’85% dei casi la patologia si ripresenta e nel 20% dei casi tende a cronicizzare. Inoltre, più del 10% dei pazienti che soffrono di depressione maggiore è cronicamente resistente a diversi interventi psicofarmacologici.

“Oggi esiste una speranza di cura per questi pazienti – afferma Paolo Maria Rossini, Direttore dell’Istituto di Neurologia, Università Cattolica Del Sacro Cuore e membro della Società Italiana di Neurologia (SIN) – Numerosi studi scientifici hanno dimostrato negli anni l’efficacia della Stimolazione Magnetica Transcranica Ripetitiva (rSTM) nel trattamento delle forme farmaco-resistenti di depressione maggiore: circa 1 paziente su 2 ha beneficiato di una riduzione dei sintomi del 50% o più, mentre 1 su 3 è andato incontro a remissione clinica”.

La rTMS è un trattamento per la cura della depressione ormai approvato da alcune delle più importanti associazioni scientifiche internazionali quali l’American Psychiatric Association (APA), il Canadian Network for Mood and Anxiety Treatments (CANMAT), la World Federation of Societies of Biological Psychiatry (WFSBP); inoltre, in Paesi come USA, Canada, Australia, Nuova Zelanda, Israele e in alcuni Paesi della Comunità Europea viene comunemente erogato dal Servizio Sanitario Nazionale (SSN) ed è rimborsato dalle assicurazioni.

In Italia la rTMS viene ancora effettuata esclusivamente in strutture private e spesso da personale non specializzato.
Per consentire ai pazienti di trovare risposte adeguate in centri qualificati ed adeguatamente aggiornati, la Società Italiana di Neurologia ha fatto richiesta al Ministro Lorenzin, in una lettera a firma del Presidente SIN, Leandro Provinciali, di prendere in considerazione e inserire la rSTM fra le pratiche autorizzate dal SSN presso strutture pubbliche o private accreditate. La rSTM prevede l’erogazione di impulsi ripetitivi di un campo magnetico che, con una forza paragonabile al campo magnetico che viene applicato durante l’esecuzione di un esame di risonanza magnetica, passa senza ostacoli attraverso il cranio e stimola il tessuto cerebrale sottostante, inducendo una corrente elettrica in grado di depolarizzare le cellule neuronali e modificarne l’eccitabilità e, pertanto, l’attività.

Si tratta di una tecnica non invasiva, indolore, relativamente senza rischi e solitamente ben tollerata; inoltre, a differenza della terapia elettroconvulsiva (il ben noto elettroshock), non necessita né di anestesia generale, né di alcuna protezione o profilassi farmacologica, al punto da poter essere effettuata a livello ambulatoriale. Inoltre, non produce gli effetti indesiderati a lungo-termine (p.es. smemoratezza) indotti dall’elettroshock di cui rappresenta il definitivo superamento.

“Lo schema terapeutico da noi proposto – dichiara il Prof. Onorevole Gianluigi Gigli, membro della SIN – è quello di 15-20 sedute complessive, distribuite su 3-4 settimane di trattamento (a seconda della gravità), ciascuna della durata di circa un’ora. Il trattamento deve essere realizzato esclusivamente in strutture del SSN e da parte di personale sanitario esperto nell’utilizzo di apparati che erogano stimoli elettromagnetici e di tecniche di registrazione EEG (Specialisti Neurologi o Medici di altre specialità con esperienza certificata o Neurofisiologi e Tecnici di Neurofisiopatologia). I pazienti candidati devono essere selezionati da specialisti psichiatri sulla base dei parametri di inclusione/esclusione dettati dalle Linee Guida Internazionali. Il costo complessivo della cura nel suo ciclo completo ammonta a circa 1.500-2.000 Euro (100 Euro/seduta) che – se comparato con il costo degli psicofarmaci e la perdita di “funzioni” sofferta da questi Pazienti – appare contenuto, a fronte dell’efficacia immediata e della sua durata nel tempo: in genere circa 6 mesi con eventuali necessità di brevi cicli di “richiamo” (5 sedute in 1 settimana).