Quello di sabato 22 ottobre, nella meravigliosa Sala del Minor Consiglio di Palazzo Ducale, è stato un lungo pomeriggio ricco di civiltà, arte e pensiero. Il tema, “Prima della violenza – Prima iniziativa maschile contro la violenza sulla donna” è stato trattato da diversi punti di vista, grazie agli intervenuti e all’intelligente conduzione di Claudio Magnabosco. Prima del dibattito, il Coro della Maddalena, diretto da Giua, ha ricordato Don Gallo e ha emozionato il pubblico con alcune canzoni italiane, interpretate con bravura e ironia. Ho apprezzato le diverse idee espresse nel dibattito, mirate sempre a sostenere i diritti della donna e a identificare ogni possibile prevenzione degli abusi che la colpiscono. Da parte mia, ispirandomi alla cornice barocca della sala, che espone numerosi dipinti seicenteschi e settecenteschi di figure femminili, ho parlato della cultura di pace che la donna, troppe volte sottomessa e perseguitata, ha maturato nel corso della storia e porta ancora con sé ai nostri giorni. Far propria quella cultura che si oppone all’aggressività e la sostituisce con il dialogo, è la via maestra per cambiare la società. Senza trascurare che con il dirito al voto, conquistato dalla donne attraverso un impegno civile che è iniziato in Francia nel XVIII secolo, una metamorfosi positiva sta già attraversando la comunità umana, con il raggiungimento di una serie di tappe che avvicinano sempre di più le pari opportunità e i pari diritti della donna. C’è tanta strada da percorrere ancora e la donna la percorrerà inarrestabilmente. Ho anche parlato, nel secondo intervento, della tragedia che colpisce quotidianamente le donne durante le migrazioni e che le espone a ogni genere di abuso; ho infine accennato alla condizione delle donne Rom nelle città europee, alla precarietà cui le costringe la persecuzione istituzionale e all’abbassamento dela loro speranza di vita media, che è sotto i 40 anni. Se non si affronta questa priorità, se non si sviluppa una vista capace di vedere gli invisibili, a poco serviranno gli sforzi per ottenere una società di uguali. Il giovane poeta italoperuviano Steed Gamero ha ricevuto l’importante Premio “La ragazza di Benin City”, che riconosce la sua opera letteraria e il suo impegno civile, particolarmente importante nella difesa della donna e delle minoranze più vulnerabili. Anna Solaro e il Teatro dell’Ortica, dopo aver tenuto uno spettacolo esterno contro la violenza sulle donne, hanno ripetuto per gli intervenuti alcuni momenti dello stesso. Dopo alcune splendide canzoni original e un omaggio musicale a Fabrizio De André a cura del cantautore Renzo Bonissone, che ha trasmesso, con alcune interpretazioni di grande livello e intensità – e insieme ai suoi amici musicisti – lo spirito del cantautore genovese, ecco il nostro reading per i diritti della donna e di tutte le minoranze vulnerabili: Steed Gamero ha letto, emozionando non poco, un pensiero di Abraham Lincoln sulla schiavitù (“Non vorrei essere schiavo né padrone. Questa è la mia idea di democrazia e libertà”) e alcune poesie dal suo libro – che ormai ha superato la decina di riconoscimenti letterari in Italia e all’estero – “I ragazzi della Casa del Sole”; la poetessa Daniela Malini e io abbiamo letto a due voci la mia poesia “L’amore secondo Don Gallo” (da “Ba ta clan” (Lavinia Dickinson Editore). Quattro ore di idee, poesia, musica, libertà e impegno: un altro passo verso un mondo senza l’atrocità della violenza contro la donna, i bambini, gli individui e i gruppi sociali emarginati e perseguitati.