Monsignor Accolla tra veleni e misteri

di ANDREA FILLORAMO

Chi sa se Mons. Giovanni Accolla, nuovo arcivescovo designato di Messina, Lipari e S.Lucia del Mela, che in questi giorni sarà nella città dello Stretto per una visita di cortesia all’Amministratore Apostolico e anche per poter avere notizie e informazioni sullo stato dell’arcidiocesi che Mons. Benigno Papa ha potuto raccogliere, in sei mesi di permanenza a Messina, sa di tutti i “movimenti” intestini, silenziosi, oscuri, di una certa parte del clero peloritano che fa e farà sempre di più a gara per potersi accostare a lui per avere la primogenitura nella scalata dei benefici clericali che si aspettano dal nuovo arcivescovo. È indubbio che alcuni di questi sono gli appartenenti a quel ”cerchio magico” dei devotissimi al vescovo emerito, che hanno partecipato attivamente alla rovina della diocesi, che temono di perdere quello che hanno conquistato. Si tratta, indubbiamente di un gruppo di preti, anzi di “monsignori”, al quale, in questi ultimi giorni, stanno per aggregarsi altri preti che hanno vissuto il “distacco” di Mons. La Piana con grande sofferenza tanto che stanno riempiendo di post i social con le loro lagnanze. Diciamolo pure (mi si perdoni il termine) si tratta dei “ leccaculi”, cioè di persone viscide, untuose e subdole, soddisfatte dell’egotismo cioè della stima eccessiva che il vescovo precedente aveva di sé che lo induceva ad attribuire valore solo alle proprie esperienze, disprezzabili, capaci di determinare le sorti di un’intera arcidiocesi. Essi hanno ritenuto e ancora ritengono di essere le persone giuste ai posti giusti, cioè a quei posti chiave dove nel passato non si volevano le persone intelligenti, capaci, ma quelle fedeli, affidabili, rassicuranti e, soprattutto, riconoscenti. Mons. Accolla sa bene che i leccaculo sono sempre esistiti. Nei suoi importarti incarichi avuti chi sa quanti ne ha conosciuti. Ovunque c’è una gerarchia – egli lo sa – gli uomini cercano, infatti, di scalarla con tecniche, atteggiamenti e strategie più o meno scorrette. Tra queste l’adulazione è infallibilmente vincente. Più che i forti e gli arroganti, vengono favoriti molto spesso i servili e gli ipocriti. I sopravvissuti di tutte le guerre non sono stati quelli scesi in campo, ma quelli imboscatisi in ufficio. Nelle diocesi, se rigidamente bloccate dal carrierismo, il “comportamento opportunistico” delle “lingue di miele” vive sempre il suo trionfo e l’arte del lecchinaggio raggiunge una diffusione e vette inarrivabili. Certo che Mons. Accolla iniziando il suo episcopato a Messina ha il diritto-dovere di avere, ma non occorre che glielo ricordi io, tutte le informazioni che possono servirgli per organizzare il suo lavoro. Esse possono provenire non solo dall’ultimo Amministratore Apostolico Mons. Benigno Papa e dai curiali (guardandosi bene dai leccaculo) ma particolarmente dai quei preti che chiedono da tempo, senza averne risposta, tutto quel che riguarda: la rendicontazione dell’amministrazione della curia, compresi i motivi del “buco amministrativo- contabile”, denunciato da Raspanti; l’annullamento della transazione La Piana-Rogazionisti della Casa del Clero; la questione spinosissima dell’eredità Bertolami, caduta nell’oblio; la costruzione delle Chiese e l’affidamento dei relativi lavori. Non si aspettano dal nuovo arcivescovo dei miracoli, che non li ha voluto fare neppure il Padre Eterno, tranne uno: quello di far aprire un nuovo capitolo di storia alla diocesi di Messina. Questo capitolo da Papa Francesco (che sappiamo con certezza conoscere molto bene la questione della diocesi di Messina e del suo vescovo che si è “forzatamente dimesso”) è stato affidato proprio a lui, prete della diocesi di Siracusa e adesso arcivescovo metropolita di Messina, che certamente sarà non solo un bravo amministratore ma anche un ottimo pastore.