Dal Salmo 122
Andiamo con gioia incontro al Signore.
Quale gioia, quando mi dissero:
«Andremo alla casa del Signore!».
Già sono fermi i nostri piedi
alle tue porte, Gerusalemme!
È là che salgono le tribù,
le tribù del Signore,
secondo la legge d’Israele,
per lodare il nome del Signore.
Là sono posti i troni del giudizio,
i troni della casa di Davide.
Chiedete pace per Gerusalemme:
vivano sicuri quelli che ti amano;
sia pace nelle tue mura,
sicurezza nei tuoi palazzi.
Per i miei fratelli e i miei amici
io dirò: «Su di te sia pace!».
Per la casa del Signore nostro Dio,
chiederò per te il bene.
di Ettore Sentimentale
Il salmo proposto alla nostra riflessione, un poema raffinato ritmato dalla gioia, rimanda all’esperienza di esultanza dei pellegrini che giungono a Gerusalemme. Appartiene, infatti, ai “salmi delle ascensioni” o “salmi graduali”: un insieme di 15 salmi (120-134, secondo la numerazione ebraica) cantati al termine del pellegrinaggio verso Sion o nel congedarsi dalla “città della pace”. In questa prima domenica di Avvento, il nostro salmo sottolinea il duplice movimento reciproco fra Dio e gli uomini. Questi ultimi si dirigono spiritualmente verso la città santa, la Gerusalemme celeste, mentre il Signore va loro incontro – nel mistero – attraverso il Figlio, principe della pace.
Il messaggio del salmo esprime l’ammirazione del pellegrino che dopo un’estenuante marcia giunge alle porte di Gerusalemme e si commuove alla vista della città. Oggi potremmo avere come punto di paragone la gioia irrefrenabile di migliaia di pellegrini (soprattutto giovani) allorché intravvedono dalla collina del Monte do Gozo le tre guglie della Cattedrale di Santiago de Compostela.
Lì giunti, è inevitabile per loro pensare almeno un attimo al momento in cui erano partiti (una buona parte di italiani da St Jean Pied de Port, oltre 800 Km a piedi in 30 giorni) e subito emergono in loro sensazioni di gioia, pace e bene (valori sui quali ruota il salmo in esame) perché si trovano immersi in un’esperienza indicibile e ineffabile. Qualcosa di divino.
Sono le stesse “sensazioni” del salmista che, puntando sulla centralità spirituale e sociale di Gerusalemme, si fa interprete dei sentimenti di unità e solidarietà, che dovrebbero contagiare il mondo intero.
L’urgenza di tale scopo è offerta dalla descrizione dettagliata della città: porte, sedi del giudizio, mura, palazzi, casa del Signore…tutto ben unito e articolato al fine di offrire a residenti e pellegrini la gioia dell’incontro con il Signore.
È bene tuttavia non mistificare il discorso. Ancora oggi quella che è definita “città della pace”, è divisa fra parte est ed ovest, l’una contro l’altra armata. Pesano gravemente i contrasti fra due popoli che non riescono a trovare la via della conciliazione, mentre emergono tentativi (temerari) da entrambi le parti per uscire da questo tunnel di violenza e oppressione.
La preghiera di questo salmo dovrebbe far scattare in noi la consapevolezza di continuare a chiedere all’Eterno per Gerusalemme “pace e bene” (sempre attuale il saluto francescano!), mentre ci impegniamo a costruire – sorretti dal Signore per non faticare invano (cfr. Sal 127) – la nostra città terrena, preludio della “Gerusalemme nuova” (Ap 21,2).
In tale prospettiva acquista particolare significato la menzione dei “seggi della casa di Davide”, una sorta di corte di cassazione ove si dirimono in ultima istanza le controversie dei tribunali periferici.
Mi sembra molto appropriato questo riferimento perché rimanda a un atteggiamento integrale del credente: accanto alla lode e al culto, non può mancare il percorso della giustizia.