Le cronache non ne parlano, ma in Vaticano è in corso una vera e propria guerra senza esclusioni di colpi. Papa Francesco e le sue riforme "protestanti" vivono ormai sotto l’attacco di un sostenuto gruppo di cardinali, vescovi, sacerdoti e giornalisti. Una guerra intestina che si esprime con reciproche bordate pubbliche che sembra peggiorare giorno dopo giorno. Segno tangibile di questa guerra, il fatto che il “Papa della misericordia”, non ha lesinato attacchi durissimi ai suoi confratelli durante il consueto incontro prenatalizio con i cardinali. Con piglio che c’azzecca con la misericordia come i cavoli a merenda, Bergoglio ha denunciato le “resistenze malevole, che germogliano in menti distorte e si presentano quando il demonio ispira intenzioni cattive, spesso in veste di agnello". "Gli artefici di questi comportamenti sarebbero coloro che si rifugiano “nelle tradizioni, nelle apparenze, nelle formalità, nel conosciuto, oppure nel voler portare tutto sul personale senza distinguere tra l’atto, l’attore e l’azione.” Persone accusate di avere “cuori impauriti o impietriti che si alimentano dalle parole vuote del gattopardismo spirituale di chi a parole si dice pronto al cambiamento, ma vuole che tutto resti come prima". Parole simili a quelle pronunciate due anni fa, dove accusò i suoi confratelli di sentirsi immortali, di avere il cuore di pietra, di essere ammalati di Alzheimer spirituale, di vivere in uno stato di schizofrenia esistenziale e di essere artefici di un "terrorismo delle chiacchiere". In novembre, i Cardinali, Raymond L. Burke, Walter Brandmuller, Carlo Caffarra e Joachim Meisner (cioè i destinatari delle sulfuree frecciate affatto misericordiose) hanno scritto al Papa una lettera contenente dei “dubia”, chiedendo di dire una parola definitiva sulla discussa esortazione apostolica Amoris Laetitia. Lettera a cui il Papa non ha dato e, sembra non darà, alcuna risposta. Nei giorni scorsi il più noto dei quattro Cardinali, Card Raimond Burke, ha intimato a Bergoglio una sorta di ultimatum: "Si aspetterà fino a dopo Natale, e qualche tempo dopo l’Epifania, poi mi farò interprete di una richiesta di chiarificazione, un atto pubblico e ufficiale con il quale è possibile arrivare a correggere il Papa nei suoi eventuali errori dottrinali in materia di fede". Ora si tratta di vedere se l’ultimatum del cardinale Burke è una dichiarazione fatta sopra le righe, oppure se ha veramente intenzione di portare avanti un iter che tecnicamente richiederebbe la totalità dei cardinali e, inevitabilmente, la messa sotto accusa del pontefice per la difesa della retta dottrina. Insomma, per il papa amato dalle folle laiche e pagane, ma inviso dai teologi, seri guai in vista, compresa l’accusa di eresia e probabile scisma.
Gianni Toffali