I MISTERI DELLA DIOCESI DI MESSINA

di ANDREA FILLORAMO

In un articolo- inchiesta del 15 gennaio di un settimanale domenicale, il cui titolo è: “Quell’eredità con finale a sorpresa” e in un prossimo libro, che sarà pubblicato dalla Feltrinelli in questa settimana, del quale non si vuol fare pubblicità, molto si scrive del vescovo emerito di Messina, Mons. Calogero La Piana, delle sue dimissioni dall’arcidiocesi e delle cause che le hanno determinato. Di tali argomenti a lungo ho scritto in IMGPress con lo scopo di invitare alla trasparenza e di allertareil vescovo allora in carica, dati non solo i mormorii e le chiacchiere ma anche le notizie che circolavano dovunque, che lasciavano frastornati e che dividevano fra loro i preti.
Si volevano allora “mettere in guardia” anche quelli che avevano costruito attorno al vescovo un “cordone sanitario” che lo costringeva all’isolamento,alla costruzione di menzogne.
Nessuno mai dimenticherà la famosa e “masochistica” conferenza stampa, avvenuta dopo le dimissioni, con la quale si voleva nascondere quanto tanti presumevano di conoscere.
Se richiamare alla trasparenza, allertare o aiutare preti a superare le divisioniera lo scopo sempre dichiarato che mi proponevo nello scrivere gli articoli, non è possibile comprendere quali possano essere stati i motivi che hanno indotto un giornalista ben noto a scrivere un articolo e addirittura un libro (qualcuno dice solo un capitolo) su un vescovo di una chiesa locale, probabilmente sconosciuto a tanti, che probabilmente lui non ha mai visto o incontrato.
Mi chiedo: “Da chi e da che cosa egli ha tratto le notizie, riportate? Da chi ha avuto quel maledetto biglietto, del quale io avevo denunciato l’esistenza?”.
Sono o meglio siamo tutti in attesa di avere delle risposte chiare e definitive, anche attraverso le tracce contenute nel libro che troveremo in libreria. In ogni caso, mi si consenta di manifestare per tutto ciò il mio rammarico. Certo che nessuno deve essere messo alla gogna particolarmente un vescovo, ma nessuno può pensare di vietare ad un giornalista di informare e di rivelare notizie ma solo se accertate e documentate.