OGNI ANNO IL PIANETA PERDE UNA SUPERFICIE AGRICOLA GRANDE QUANTO L’ITALIA

Quasi il 40% della superficie terrestre è sottoposta alle attività agricole e zootecniche, con una porzione di suolo idoneo alla coltivazione pari a 4,4 miliardi di ettari (ossia 146 volte l’Italia),eppure negli ultimi 40 anni è diventato improduttivo il 30% dei terreni coltivabili. E in molte regioni i problemi relativi alla qualità del suolo interessano oltre metà delle terre coltivate, specialmente in Africa Sub-Sahariana, in America del Sud, nel Sud-Est Asiatico e in Nord Europa. Insomma, ogni anno il pianeta perde una superficie agricola grande quanto l’Italia (come se ogni giorno si perdesse l’equivalente della superficie totale della città di Berlino). Anche l’Italia non è estranea a questa problematica: ilnostro Paesedevemiglioraresul consumo di suolo perché, se è vero che si posiziona settima all’interno del ranking stilato dal FoodSustainability Index per quanto riguarda l’agricoltura sostenibile, è altrettanto vero che nei tre grandi indicatori in cui quest’area viene suddivisa -–consumo delle risorse idriche, sfruttamento del suolo e emissioni di gas serra – è proprio nello sfruttamento del suolo che il nostro Paese registra i risultati peggiori scendendoalla 10˚posizione (con un punteggio di 48.72 su 100) battuta da Australia, Canada e Giappone in vetta alla graduatoria. E’ la foto scattata alla vigilia della Giornata Mondiale della Terra (22 aprile) e dell’anniversario della ratifica dell’Accordo di Parigi sul clima dalla Fondazione Barilla Center for Food and Nutrition che, insieme al Milan Center for Food and Law Policy, lancia l’inedito e innovativo progetto del FoodSustainability Report. E’ uno strumento che raccoglie periodicamente informazioni e tendenze da siti internet, istituti di ricerca, mondo legislativo e delle ONG per analizzare il dibattito globale su cibo e sostenibilità e poter cosìpromuovere e diffondere la conoscenza delle complesse tematiche relative al cibo.Lo scopo èsensibilizzare governi, istituzioni e opinione pubblica sull’urgenza di agire per rendere il sistema alimentare globale realmente sostenibile. Ai temi trattati nella Giornata Mondiale della Terra sarà dedicata il 21 aprile, dalle 16:00 alle 17:00, unaTwitterChat (per partecipare seguire l’hashtag #foodsustainability@BarillaCFN ).

Analizzando i dati si scopre che, negli ultimi 50 anni, a livello globale: la superficie coltivata è aumentata del +12%; è raddoppiata la superficie irrigata globale a causa dell’aumento netto delle terre coltivate; è triplicata la resa delle principali coltivazioni. Intanto, la crescente pressione demografica e il benessere di fasce sempre più ampie di popolazione sta portando ad un nuovo aumento della domanda di produzione alimentare che, al 2050, è stimata in un +70% rispetto al 2009, con picchi del +100% nei paesi in via di sviluppo. Eppure, la distribuzione di terra e risorse idriche non favorisce i Paesi che hanno bisogno di produrre di più in futuro: la disponibilità media di terra coltivata pro capite nei paesi a basso reddito è meno della metà di quella dei paesi ad alto reddito e generalmente meno adatta alla coltivazione .“20 milioni di persone stanno per affrontare la peggior carestia che il mondo abbia sperimentato fin da quando sono nate le Nazioni Unite. E’ una sconfitta politica e morale perché il mondo avrebbe dovuto sostenere economicamente, subito, la risposta a questa crisi e vincerla. Se ogni essere umano ha diritto ad un cibo adeguato, ogni Paese ha il dovere di fare la sua parte nella battaglia contro la fame. Se il cibo è un diritto per ognuno di noi, sconfiggere la fame è un dovere morale che una Convenzione non scritta impone alle nazioni del mondo”, dichiara Livia Pomodoro presidente del Milan Center for Food Law and Policy.

Il pianetadispone, infatti, di un ammontare finito di terreno agricolo coltivabile, che si sta esaurendo. Gran parte di questo è già coltivato o utilizzato (attualmente sono coltivati 1,6 miliardi di ettari, di cui solo il 20%,ossia 0,3 miliardi di ettari, su terre marginalmente adattate all’agricoltura), o sta subendo fenomeni di erosione e di sovra-sfruttamento.E la ricerca di “terre nuove” sta portando a deforestazione e dislocamenti produttivi, come l’acquisto di terre all’estero, che quando avvengonoin condizioni non trasparenti e in violazione dei diritti umani alimentano il fenomeno del cosiddettolandgrabbing. Il fenomeno delle acquisizioni di terra riguarda oggi quasi 60 milioni di ettari di terra . Dal 1990 a oggi sono andati perduti 129 milioni di ettari di foresta che equivalgono ad un’area grande quasi quanto il Sudafricae la produzione alimentare è responsabile dell’80% del fenomeno.“Malgrado l’aumento delle superfici coltivate e della produttività agricola, con tutte le conseguenze anche negative come l’impatto sull’ambiente della massiccia produzione di cibo, ancora oggi ogni anno 36 milioni di persone muoiono per denutrizione e carestia e il problema della fame è lungi dall’essere risolto”dichiaraDanielle Nierenberg Fondatrice e Presidente FoodTank.“Ma la perdita del suolo è potenzialmente una delle minacce principali della nostra filiera alimentare, poiché in tutto il mondo questo ingrediente essenziale viene eroso e distrutto con una velocità senza precedenti. Un’agricoltura sostenibile non è solo un’opzione, ma una necessità per combattere fame, povertà e sprechi di cibo. Il rispetto della diversità sia biologica che culturale, oltre che la riscoperta di pratiche tradizionali, può aiutarci a ritrovare le modalità con cui le popolazioni indigene coltivavano raccolti resistenti a pesti, malattie, siccità, allagamenti e altre calamità che aumenteranno di sicuro con il cambiamento climatico”.

Cosa si potrebbe fare concretamente per dare vita a un utilizzo più sostenibile del suolo? Basterebbero 3 semplici mosse, che partono dalla nostra tavola e dalle nostre scelte alimentari, per dare vita a un processo virtuoso che ci aiuterebbe a non “mangiare” il nostro pianeta. In primo luogo, ridurre lo spreco di cibo: il 40% di quello che viene prodotto non arriva neppure sulla tavola. Usare la terra agricola per produrre cibo, mentre da qui al 2020 saranno ben 40 milioni gli ettari convertiti a coltivazioni per biocarburanti. Infine, scegliere le produzioni di cibo che richiedono meno suolo. Un esempio su tutti, l’80% dei terreni agricoli è utilizzato per l’alimentazione animale, ma dalla carne arriva solo il 17% delle calorie che assumiamo. Insomma, oggi più di prima sono le scelte alimentari che compiamo ad impattare sull’ambiente ed è da lì che è necessario ripartire per salvare il nostro Pianeta.

IL FOOD SUSTAINABILITY REPORT, UNO STRUMENTO INNOVATIVO PER PARLARE DI CIBO E IMPATTO AMBIENTALE
Sviluppato dalla Fondazione Barilla Center for Food and Nutrition (BCFN) con il Milan Center for Food Law and Policy, il FoodSustainability Report è uno strumento per promuovere e diffondere la conoscenza delle complesse tematiche relative al cibo al fine di sensibilizzare governi, istituzioni e opinione pubblica sull’urgenza di agire per rendere il sistema alimentare globale realmente sostenibile.
Nel primo numero i riflettori vengono puntati sull’allarme lanciato dalle Nazioni Unite per una carestia devastante che sta colpendo in particolare 4 Paesi – Yemen, Sud Sudan, Somalia e Nigeria nord-occidentale – già allo stremo dopo anni di guerre e ora colpiti da una siccità persistente. Una situazione che impone di guardare al modo in cui mangiamo e produciamo cibo che sia diversa, più sostenibile. Proprio partendo dalla tutela della terra da coltivare, che piano piano sta finendo.
Il Report è un documento trimestrale chenasce dalla costante analisi di notizie e documenti su cibo e sostenibilità diffusi online dalle principali fonti in lingua anglosassone, tra cui siti di informazione, organismi governativi, agenzie internazionali, organizzazioni non governative e istituti di ricerca. Il report fotografa la dimensione, i contenuti prevalenti e le tendenze del dibattito, della ricerca, della legislazione e delle azioni concrete in corso, attraverso dati sul volume di informazioni diffuse, analisi semantiche sui temi al centro dell’attenzione, segnalazioni di notizie, documenti e ricerche da leggere, tenere in considerazione e portare in evidenza. Il progetto nasce con l’obiettivo di offrire un ausilio agli addetti ai lavori per orientarsi nell’enorme flusso di informazioni riguardanti il cibo ed i suoi impatti in termini sociali, economici, ambientali al fine di comprendere come e quanto queste dinamiche vadano ad impattare sulla nostra quotidianità e sugli equilibri che caratterizzano il complesso sistema della produzione alimentare. Il FoodSustainability Report sarà disponibile e consultabile online a partire dal 19 aprile.

FOOD SUSTAINABILITY MEDIA AWARD, UN PREMIO PER CHI RACCONTA I TRE PARADOSSI DEL CIBO
Per stimolare il dibattito sulla questione della sostenibilità alimentare, coinvolgendo un’audience ampia e internazionale, la Fondazione BCFN ha lanciato il FoodSustainability Media Award (www.goodfoodmediaaward.org), un premio destinato a giornalisti, blogger, freelance e singoli individui che vogliono presentare i propri lavori, sia inediti che già pubblicati, legati alla sicurezza alimentare, alla sostenibilità, all’agricoltura e alla nutrizione. Saranno accettati, fino al 31 di maggio articoli, video e foto che puntano a far luce sui paradossi del sistema alimentare, denunciando e proponendo soluzioni per combattere la coesistenza di fame e obesità, lo spreco alimentare e lo sfruttamento della Terra