di Ettore Sentimentale
Mentre viviamo in pienezza i doni pasquali che il Signore risorto elargisce al mondo intero, venti di guerra imperversano a livello mondiale attraverso la minaccia di una possibile guerra nucleare. Mi sembra opportuno, quindi, proporre una breve riflessione che partendo dalle istanze del Concilio Vaticano II, metta in luce i mezzi per costruire la pace, primo dono del Risorto ai suoi discepoli.
Per i credenti il primo mezzo è costituito dalle “incessanti preghiere a Dio affinché dia ai responsabili la forza di intraprendere e perseverare nell’opera di pace” (GS 82). La preghiera rivolta a Dio affonda le radici in una chiara motivazione: il Signore, autore della vita, è la sorgente della pace dell’umanità e vuole che i suoi figli vivano in serenità e armonia. Il fedeli di ogni tempo sperimentano con chiarezza una lampante realtà: “Se il Signore non costruisce la casa, invano vi faticano i costruttori” (Sal 127,1). Ecco perché essi domandano pace per Gerusalemme (cfr. Sal 122,6), cioè per l’intera famiglia umana.
Subito dopo la menzione del primo mezzo utile a creare la pace, la stessa Costituzione conciliare mette a fuoco l’importanza vitale della collaborazione fra gli uomini. Infatti, sulla scia dell’enciclica “Paceminterris” (aprile 1963), GS 82 invita uomini e popoli a fomentare sentimenti di apertura che portino a estendere menti e cuore “al di là dei confini della propria nazione, deponendo ogni egoismo nazionale e ogni ambizione di supremazia”. Oggi sembra che gli uomini abbiano smarrito il senso di questa prospettiva perché riesce loro difficile rinunciare “alla violenza nella rivendicazione dei loro diritti”.
La non-violenza attiva non era e non è pura utopia, ma pietra di scandalo soprattutto quando esponenti politici sedicenti cristiani fomentano varie forme di aggressione con la scusa della legittima difesa. In una ben chiara direzione si muoveva il Concilio quando in GS 78 si pronunciava – con netto rifiuto e radicale opposizione – su una delle piaghe più gravi dell’umanità: la corsa agli armamenti. Non certo perché non erano state ancora inventate le “bombe intelligenti”!!! Le parole del Concilio sono ancora più vere e drammaticamente attuali: “la pace deve sgorgare spontanea dalla mutua fiducia delle nazioni, piuttosto che essere imposta con le armi” (GS 82).
Penso tuttavia che oggi il mezzo più urgente per costruire la concordia consiste nella formazione alla pace: “Coloro che si dedicano a un’opera di educazione, specie della gioventù, e coloro che contribuiscono alla formazione della pubblica opinione, considerino loro dovere gravissimo inculcare negli animi di tutti sentimenti nuovi, ispiratori di pace” (GS 82).
Si tratta di una sfida iniziata ufficialmente oltre mezzo secolo addietro, i cui risultati oggi sono appena percettibili. È una “provocazione” che riguarda trasversalmente tutti i settori della società: chiese, lavoro, scuola, famiglia, politica, sindacato, etc… Il prossimo mese sarà presente ancora una volta nella nostra città la “TENDA DELLA PACE”, un’esperienza sostenuta e gestita da gruppi, associazioni, movimenti, singoli…desiderosi di costruire la pace – ciascuno con le proprie competenze e sensibilità – ma con la stessa meticolosa attenzione con cui un artigiano crea un pezzo unico, non un prodotto in serie, frutto della propria intelligenza e laboriosità.
Invito tutti a dissetarsi a questa “sorgente” di acqua fresca e a donarle qualche spazio di tempo per sostenerla fattivamente.