di ANDREA FILLORAMO
Mi scrive fra l’atro don Pietro (nome di fantasia):
“… Speravamo tutti che il nuovo arcivescovo Giovanni Accolla, facesse nella diocesi di Messina, Lipari e S.Lucia del Mela, la rivoluzione che Papa Francesco sta operando nella Chiesa, ma non è così, anzi…”
Occorre, innanzitutto, chiarire il termine “rivoluzione”, che da molti viene accostato a Papa Francesco, per il fatto che il suo pensiero, le sue esternazioni,la sua attività pastorale, la sua originale intraprendenza smuovono la coscienza della maggior parte degli appartenenti alla Chiesa Cattolica e non solo. Cerchiamo di essere chiari: In senso lato si parla di rivoluzione quando si tratta di cambiamenti radicali, in riferimento oall’ambito scientifico ed economico, o allasfera politica e sociale, mai a quella religiosa. Una rivoluzione,inoltre, quasi sempre è promossa daben precise elites, fortemente ideologizzate, molto spesso violente, che incarnano sentimenti e istanze, pronte a rovesciare uno status quo, a cancellare un passato per aprire una strada verso il futuro, senza tentennamenti, senza compromessi. Essa nasce dal bisogno di dar vita a un diverso scorrere degli eventi.Da questi pochi elementi si può facilmente evincere che quella del Papa non è da intendere come una rivoluzione ma di un invitoalla “metanoia”, intesa come conversione, una rivoluzione di sé, che si tramuta in azione nel momento in cui diviene esempio, condotta morale, stile di vita. La conversione proposta dal Papaha grande rispetto per i ritmi di crescita di ciascuno, ha bisogno, date anche le inveterate abitudini, di tempi di confronto e di verifica anche molto lunghi che richiedono pazienza, attesa, fiducia, apertura, accoglienza. Stimolare questi atteggiamenti significa far crescere la comunità cristiana, liberandola dal rischio del ripiegamento su se stessa e della chiusura.Se il Papa, perciò, non è da intendere come un rivoluzionario che “in ictu”, “in momento”, cambia la Chiesa, neppure un vescovo, se vuole seguire la strada indicata da lui, in quanto da lui scelto, può cambiare in poco tempo una diocesi. Certo che Mons. Accolla ha molto faticato e ancora ha da faticare per comprendere pienamente quello che è accaduto nella diocesi e per conoscere il clero che è stato affidato alla sua cura. Egli, inoltre, sta ancora attendendo per cambiare la leadership ereditata. Ricordiamo che essa, nel momento in cui era necessaria anzi urgente dare un’immagine di piena trasparenza, si è chiusa in se stessa e non ha permesso di “entrare nel palazzo” per vedere che cosa stava accadendo. Nessuno, infatti, dimentica quanto è accaduto nella conferenza stampa concessa dal vescovo emerito La Piana, dopo le sue dimissioni, quando il vicario generale, ha vanificato la legittima esigenza dei giornalisti di conoscere la verità. E’ passato ormai alla storia il suo divieto di aprire, come da lui detto, “alcuni files”, nonché la sua minaccia di denunciare e di far chiudere i giornali. Bastava poco allora per chiudere la “querelle” che ancora continua. Ritengo, però, che l’arcivescovo di Messina, che è una persona intelligente e che ha dato, in poco tempo, segni chiari di impegno pastorale, al più presto “innoverà” la diocesi come Papa Francesco sta innovando la Chiesa.