di ANDREA FILLORAMO
“Quando dal tetto volano le tegole, è difficile o è impossibilea volte ripararsi” e le tegole, una dopo l’altra, sono cadute sulla testa dell’arcivescovo emerito di Messina, Lipari e S. Lucia del Mela, Mons. Calogero La Piana e non sappiamo se è riuscito a ripararsi. Esse sono andate dall’incapacità di reggereda un punto di vista pastorale a quello amministrativo una diocesi, tanto da essere costretto alle dimissioni o, come i più pensano, a essere invitato a dimettersi; all’accusa di “amicizia particolare” con un medico che gliha lasciatouna ricca eredità e che, attraverso un biglietto scritto prima della morte, ha espresso la volontà che l’amicizia”, definita “dolcissima”, venisse portata a conoscenza di tutti. E proprio per tal motivo un giornalista dell’Espresso, venuto in possesso di tale biglietto, ne ha pubblicato il contenuto.
Infine è di questi giorni la notizia apparsa nei giornali e in molti siti della Rete, della chiusura dell’inchiesta della Procura di Marsala- città della diocesi di Mazzara del Vallo, in cui La Piana fu vescovo dal 2002 al 2006. In tale inchiestal’emerito è accusatodi truffa e abuso d’ufficio. Stessi reati contestati anche al suo successore, Monsignor Domenico Mogavero.
Al centro dell’inchiesta, stando alle notizie giornalistiche che ci giungono, ci sarebbeuna chiesa, realizzata in una zona d’espansione, costata, per 5 anni di lavoro, tre milioni di euro tra fondi della Cei e contributi regionali, 500.000 euro dei quali sarebbero finiti altrove. Secondo le stesse fonti sarebbero stati chiesti alla Regione siciliana contributi per un’opera già finanziata dalla Cei con quasi un milione e mezzo di euro dell’8 per mille. Di più, sarebbero stati firmati falsi contratti, falsi stati di avanzamento dei lavori e di consegna dell’opera. Inoltre, per la realizzazione di quell’opera e di altre due chiese, sarebbero stato contratti due mutui bancari, rispettivamente uno chirografario (senza garanzia reale, ma garantito solo dalla semplice firma del debitore) di 3.692.360 presso Banca Prossima, l’altro di 728.144 euro per mutuo ipotecario presso Banca Unicredit.
Sul capo di La Piana e del suo successore a Mazzara, quindi, cade un’ulteriore tegolamolto pesante, sulla quale, a differenza di quelle precedenti, è chiamata a pronunciarsi non il Papa ma la Magistratura.
Non è nostro compito entrare nel merito delle accuse fatte, ma è lecito fare una considerazione: è possibile che mentre la crisi corrode la vita civile, impoveriscesempre di più la gente, tanti non riescono a procurarsi un pasto al giorno, molti non hanno un tetto per ripararsi, ci siano vescovi che, attingano spudoratamente dal fiume di denaro proveniente dalla fiscalità dell’8 per mille, tolgano il pane dalla bocca dei poveri e pensino soltanto a costruire chiese, ricavandone- se le accuse fossero vere – anche il “pizzo”?
Forse sarebbe necessario, anzi urgente, cacciare come ha fatto Gesù i “venditori” daltempio, specialmente se si tratta di vescovi e preti e ricordare quanto egli stesso ha detto alla samaritana: “verrà il tempo, anzi è venuto che Dio non si adora sul monte e nel tempio, ma si adora in spirito e verità”.A tal proposito credo che sia utile quanto don Primo Mazzolari scriveva nel lontano 1943: “Tutto è tempio come tutto è altare per un vero adoratore. Guai se per la difesa di una cattedrale di pietra, si distrugge o si raccorcia la cattedrale dello spirito! Quando lo Spirito tace, nessuna pietra, anche la più armoniosamente costruita, vive, loda e adora”.