di ANDREA FILLORAMO
“Sic transit gloria mundi”!!! Il Cardinale Scola, che la CEI e il Movimento di Comunione e Liberazione, al quale egli appartiene fin dalla fondazione, volevano che diventasse papa invece di Bergoglio, ancora per qualche giorno o forse per qualche ora è arcivescovo di Milano; poi tocca a lui la sorte di molti: abbandonare, cioè, il posto di onore e di servizio che ha avuto per alcuni anni e, per raggiunti limiti di età, da bravo Cincinnato, prendere le valige e ritirarsi a vita privata, tornando nella brumosa campagna lecchese, dove è nato e dove intende andare a vivere.
Ma cosa avviene oggi nella arcidiocesi di Milano nell’attesa che venga reso noto il nome del nuovo arcivescovo?
Ho voluto raggiungere alcuni preti, miei amici in questa caldissima giornata del mese di giugno e ho avuto una piena conferma di quanto pensavo: ipreti,formati sulle parole del grande e indimenticabile arcivescovo Martini, e abituati, perciò, ad una pastorale “di contatto” e di “lettura profetica” di quanto si agita nel mondo moderno, si aspettano, che con il pensionamento di Scola, ci sia un cambio di rotta della pastorale milanese e un ritorno allo spirito “martiniano”, mai soffocato nella arcidiocesi.
Essi, quindi, attendono con ansia questo momento e accompagnano con la preghiera l’addio al vescovo Scola, che, come sostiene il Fatto Quotidiano lascia, con grande tristezza la diocesi, quella diocesi, che forse mai l’ha amato, a cominciare da quando “non lo aveva voluto ordinare prete: nel 1970, e non aveva concesso a lui e ad altri seminaristi di Comunione e liberazione il suddiaconato che avrebbe loro permesso di evitare il servizio militare. Di fatto, fu un’espulsione. Scola dovette emigrare a Teramo, dove fu ordinato prete da un vescovo vicino a Cl”.
Ed è stato proprio Comunione e Liberazione, il movimento che egli ha visto nascere, crescere e “corrompersi”, che ha segnato tutto il camminospirituale, culturale ed esistenziale del Cardinale Scola.
Egli, probabilmente, non si è reso conto immediatamente che il movimento, fondato da don Giussani e al quale egli ha dedicato buona parte delle sue energie intellettuali, scivolava sempre di più verso un gruppo di potere che grazie alle sue ramificazioni in politica, la sua capacità di ottenere consenso elettorale e i suoi interessi economici creava un cortocircuito, che l’avrebbe portato alla rovina.
Quante inchiestedella magistratura hanno avuto al centro esponenti di CL o della Compagnia delle Opere, sua ramificazione affaristica!
Impietrito il cardinale ha saputo recentemente della condanna del ciellino, suo grande amico, ex governatore della Lombardia e senatore di Nuovo centro destra (Ncd) Roberto Formigoni a 6 anni di carcere e all’interdizione per 6 anni dai pubblici uffici, per corruzione, nell’ambito del processo sul caso Maugeri. A Formigoni, inoltre, sono stati confiscati beni per 6,6 milioni di euro, tra quadri, quote di proprietà di sette abitazioni (da San Remo a Lecco fino ad Arzachena in Sardegna), di due box, di un terreno, di un ufficio e di un negozio a Lecco, oltre a tre auto e conti correnti.
Scola, quindi, stanco e triste, presto sarà sostituito nell’arcidiocesi più grande d’Europa da un nuovo vescovo che Papa Bergoglio, forse in modo imprevedibile, come è solito fare,al più presto nominerà o che forse già ha nominato.
Il pontefice,attingerà, così,come in altri casi, dalle parrocchie, o dagli episcopi, dove ci sono dei vescovi che seguono la sua linea pastorale? Oppure, come si mormora a Roma, si priverà del suo “braccio destro”, cioè del messinese Padre Antonio Spadaro, cresciuto nella zona del Muricello di Messina, gesuita, grande intellettuale di “molteplice ingegno”, direttore della Civiltà Cattolica e lo farà diventare arcivescovo della più importante arcidiocesi d’Europa, che è quella di Milano?
E’ cosa certa, che papa Francesco, con o senza Spadaro, nella nomina del successore di S. Ambrogio, continuerà ad operare quella “rivoluzione”, fatta di scelte coraggiose che esigono nel tempo un cambiamento dell’intero collegio episcopale, sul quale grava la responsabilità della crisi della chiesa, e nel quale, totalmente rinnovato, si annida la speranza di intravedere“ cieli e terra nuova”.