Dal Salmo 89
Canterò per sempre la tua misericordia.
Canterò senza fine le grazie del Signore,
con la mia bocca annunzierò la tua fedeltà nei secoli,
perché hai detto: «La mia grazia rimane per sempre» ;
la tua fedeltà è fondata nei cieli.
Beato il popolo che ti sa acclamare
e cammina, o Signore, alla luce del tuo volto:
esulta tutto il giorno nel tuo nome,
nella tua giustizia trova la sua gloria.
Perché tu sei il vanto della sua forza
e con il tuo favore innalzi la nostra potenza.
Perché del Signore è il nostro scudo,
il nostro re, del Santo d’Israele.
di Ettore Sentimentale
Il piccolo ritaglio del salmo 89 (6 versetti su 53) fa da cassa di risonanza alla prima lettura (2 Re 4, 8ss) nella quale l’autore racconta la promessa (che avrà compimento) del profeta Eliseo nei confronti della donna di Sunem, priva della gioia di un figlio. Tutti gli interventi divini a favore degli ultimi vengono riletti come prova tangibile della fedeltà eterna del Signore, della quale il nostro inno canta (seppur in modo stringato) la regalità sul mondo.
L’esordio del cantico richiama “le grazie” del Signore e da qui, come un fiume in piena, la bocca del salmista diventa lo strumento per “annunziare nei secoli” la fedeltà divina. È come se dicesse: Dio è di parola perché, a seguito della promessa fatta a Davide, nella quale garantiva “la mia grazia rimane per sempre”, è puntualmente intervenuto a sostenere e a proteggere la sua discendenza.
All’amore fedele e perenne di Dio, corrisponde il cantico senza fine dell’orante. La lode del salmista si sviluppa attraverso alcune metafore degne di nota e nello stesso tempo vorrebbe contagiare tutti i popoli che “camminando alla luce del volto di Dio” saranno felici, perché gusteranno la presenza rassicurante del Signore che guida alla vittoria sul male.
L’esperienza che ne deriva, espressa nell’acclamazione festiva (teruâ), sembra descrivere la trasmissione “meccanica” della forza e della potenza divina ai fedeli. È infatti assodato che costoro hanno sperimentato che la vittoria proviene solo da Dio e che il loro re, rappresentante umano di quello celeste, abbia la funzione di scudo e difesa.
Se per un attimo pensassimo a questi “paramenti” regali avuti in dotazione per puro dono nel Battesimo, saremmo più fiduciosi nell’aiuto divino per affrontare le inevitabili battaglie che la vita riserva.