Dal Salmo 67
Popoli tutti, lodate il Signore
Dio abbia pietà di noi e ci benedica,
su di noi faccia splendere il suo volto;
perché si conosca sulla terra la tua via,
la tua salvezza fra tutte le genti.
Gioiscano le nazioni e si rallegrino,
perché tu giudichi i popoli con rettitudine,
governi le nazioni sulla terra.
Ti lodino i popoli, o Dio,
ti lodino i popoli tutti.
Ci benedica Dio e lo temano
tutti i confini della terra.
di Ettore Sentimentale
Ci viene riproposto lo stesso testo, a distanza di circa otto mesi, in un contesto estivo a differenza del precedente che ricadeva in pieno inverno. All’inizio di quest’anno (1.1.2017), infatti, lo stesso scritto era stato oggetto di riflessione, perché cassa di risonanza della benedizione di Aronne (Nm 6,24-26, prima lettura della Solennità di Maria SS. Madre di Dio).
Nel nuovo quadro di riferimento il salmo è proposto come risposta a Is56,1.6-7 (testo che ribadisce la centralità del vero culto a Dio). Il profeta Isaia sottolinea che tutti, anche i “lontani” accedono alla casa di Dio, luogo di preghiera, vivendo così il vero culto contrassegnato da “giustizia e diritto”.
Parto proprio da questo nuovo orizzonte ermeneutico per sottolineare che i versetti sui quali concentrerò il commento sono quelli che danno risalto alla lode a Dio e che nella forma intera fungono anche da ritornello: “Ti lodino i popoli, o Dio, ti lodino i popoli tutti”.
È bene, prima di iniziare l’analisi, ricordare che il salmo è racchiuso in una “inclusione biblica”, cioè inizia e finisce invocando la benedizione di Dio sul popolo. Avendo focalizzato l’attenzione sulla lode che tutti i popoli devono dare a Dio, è doveroso chiedersi quali siano le motivazioni che stanno a fondamento di tale atteggiamento.
Il salmista, infatti, prima canta “la salvezza” e la potenza di Dio nell’aprire sulla terra la sua “via” (chiaro rimando all’alleanza con Israele) e subito dopo inserisce il dovere per tutti i popoli di riconoscere tali meraviglie lodando Jahweh.
A queste motivazioni “teologiche” l’orante ne aggiunge altre, dalle ricadute più “sociali” e per questo immediatamente intelligibili.
Dio va lodato perché esercita il suo “dovere” di giusto giudice, egli infatti “giudica i popoli con rettitudine e governa le nazioni sulla terra”. In una battuta potremmo dire che il salmista dopo aver sperimentato l’equità del giudizio divino e il relativo ruolo per il mondo intero (“le nazioni”), invita tutti noi a entrare nella corrente impetuosa e infinita della lode che fa assaporare lo splendore del “Suo volto”, fonte di benedizione perenne.