L’età è un fattore che influenza la fertilità maschile dopo i 50 anni. Lo ha reso noto recentemente la Società Americana di Medicina della Riproduzione (ASRM) ed è stato confermato da IVI, il più grande gruppo del mondo che si occupa di riproduzione assistita, grazie alla sua vasta esperienza.
“A partire dai 50 anni esiste un maggiore probabilità che il liquido seminale presenti difetti genetici. Gli uomini di età avanzata possono sviluppare malattie che influiscono negativamente sulle loro funzioni sessuali e riproduttive”, spiega il Professor Antonio Pellicer, Presidente del Gruppo IVI e del Centro IVI di Roma.
Lo specialista assicura che, mano a mano che gli uomini invecchiano, i loro testicoli tendono a diventare più piccoli e la morfologia degli spermatozoi (forma) e la motilità (movimento) tendono a diminuire.
Secondo il Professor Pellicer, il 30% delle cause di infertilità è collegato a fattori maschili. Il 90% di queste è collegata a difficoltà di produzione di spermatozoi, o problemi nella loro morfologia o mobilità.
“E’ importante che gli uomini siano coscienti del fatto che l’infertilità riguarda anche loro – aggiunge la Dottoressa Daniela Galliano, Responsabile del Centro IVI di Roma – e prendano le misure necessarie per proteggere la propria capacità riproduttiva e qualità dei loro spermatozoi”.
Il seme ha un ciclo di formazione di 70 giorni, e quindi ci sono alcuni fattori da considerare all’inizio della ricerca di un bambino o di un trattamento di riproduzione assistita. I comportamenti raccomandati in questi casi sono:
• Evitare il consumo di tabacco, alcol, marihuana e altre droghe o farmaci
• Ridurre lo stress
• Evitare l’esposizione prolungata a radiazioni elettromagnetiche, alte temperature e pesticidi
• Evitare il sovrappeso o la cattiva alimentazione
• Svolgere regolare attività fisica ed incoraggiare la buona alimentazione, ricca di acido folico, zinco e antiossidanti
• Consumare vitamine E, A, C, e B12, presenti in frutta e verdura