Il Signore è buono e grande nell’amore

Dal Salmo 103
Il Signore è buono e grande nell’amore

Benedici il Signore, anima mia,
quanto è in me benedica il suo santo nome.
Benedici il Signore, anima mia,
non dimenticare tutti i suoi benefici.

Egli perdona tutte le tue colpe,
guarisce tutte le tue infermità,
salva dalla fossa la tua vita,
ti circonda di bontà e misericordia.

Non è in lite per sempre,
non rimane adirato in eterno.
Non ci tratta secondo i nostri peccati
e non ci ripaga secondo le nostre colpe.

Perché quanto il cielo è alto sulla terra,
così la sua misericordia è potente su quelli che lo temono;
quanto dista l’oriente dall’occidente,
così egli allontana da noi le nostre colpe.

di Ettore Sentimentale

Abbiamo già incontrato questo salmo all’inizio dello scorso mese di febbraio. Ora la liturgia lo ripresenta come cassa di risonanza alla prima lettura (Sir 27,33-28,9) nella quale con toni sapienziali viene ricordato all’uomo che non ha alcun senso covare vendetta e rancore verso il prossimo, anzi bisogna chiedere al Signore – nella preghiera – di esserne liberati. Sembra il refrain che papa Francesco ha costantemente ripetuto durante la sua predicazione in Colombia, in occasione del viaggio apostolico concluso da qualche giorno. Il nostro inno di lode si innesta proprio nell’ambito della misericordia divina e della miseria umana. Dopo una breve introduzione il salmista descrive il modo di agire di Dio (Padre) verso i suoi figli, ai quali vuol donare salvezza e salute.
L’esordio del salmo è contrassegnato da un’affermazione così importante che fonda e orienta tutto il testo. L’orante dice subito, quasi in premessa, che vi sono due realtà intimamente connesse: a) il “nome santo” di Dio e 2) i benefici che generosamente il Signore concede. Si potrebbe affermare che vi sono due dimensioni inscindibili, quasi il dritto e il rovescio della medaglia: l’aspetto squisitamente “spirituale” e quello “fisico” (tanti commentatori pensano che quest’inno sia frutto di riconoscenza da parte di un convalescente nei confronti di Jahweh, perché si ritrova sulla via della completa guarigione).
In questo contesto, l’orante invita ogni parte di sé a lodare e benedire il Signore, anzi ha quasi paura di dimenticare tutti i benefici ricevuti. E insiste – come suonasse un campanello di allarme – nel ribadire di fare attenzione a non avere la memoria corta nei confronti di Dio. Ciò accade quando si pensa che tutto ci sia dovuto, a cominciare dalla salute.
Il salmista si concentra quindi su alcuni aspetti del modo di “agire” di Dio che hanno una certa ricaduta sulla vita degli uomini:
1) Dio perdona e guarisce;
2) Dio salva e circonda di bontà.
Se il peccato conduce alla morte, ogni “guarigione” ne diviene motivo di liberazione. È un “gesto” di Dio contro-corrente, una certa anticipazione di risurrezione, una vittoria della bontà e della misericordia divine che si concretizza in una sorta di “corona” sulla fronte dell’orante (la precedente traduzione diceva: “Dio corona di bontà…”).
L’epilogo del nostro testo rimanda alle dimensioni “spaziali” della bontà divina:
– verticale (“il cielo”)
– orizzontale (“oriente e occidente”)
Non dovrebbe essere fuorviante intravedere in questa immagine l’anticipazione della croce di Gesù Cristo, disceso dalla stessa presenza di Dio (Fil 2,6-11) per stendere le sue braccia verso ogni orizzonte e così chiamare tutti gli uomini alla salvezza. Una risonanza dell’Esaltazione della Santa Croce appena celebrata…