Mons. Giovanni Accolla ha indicato la nuova via

di ANDREA FILLORAMO

Che nei confronti di Mons. Giovanni Accolla, arcivescovo di Messina, Lipari e Santa Lucia del Mela, crescano sempre più la simpatia e l’approvazione per le sue scelte pastorali, è una verità che nessuno può mettere in dubbio. Che, poi, all’interno dei “presbiterio”, ci sia qualche prete, poco arguto maestro nell’arte dell’inutile contestazione, della controversia, dell’antagonismo duro e puro, dello “stalkeraggio emotivo”, è anch’essa una verità facilmente rintracciabile in alcuni post apparsi su Facebook. Chiunque leggendoli constata che in essi reale e immaginario, fantasia e ragione, vero e falso facilmente s’incontrano in un “caos” emozionaleche lascia perplessi. L’arcivescovo, che è un uomo di esperienza, venendo a conoscenza di quanto quel prete scrive, comprenderà facilmente che fra i suoi preti può trovaredegli “insoddisfatti cronici” con i quali è destinato necessariamente a fare i conti. L’insoddisfazione cronica – è bene sottolinearlo – è quasi sempre patologica,affonda le sue radici nell’insicurezza e molto spesso diviene aggressiva, utilizzando anche l’arma della censura contro chiunque gli si para davanti. Ricordiamo che la censura è vecchia come è vecchio il mondo, nasce nell’antica Roma ed è il controllo e la repressione di ciò che gli altri pensano, fanno ed esprimono. Per fare, però, come ai tempi dei romani,i censori, devono essere uomini padroni di se stessi, che non si facciano dominare dall’istinto, dalla passione, dai sensi; devono essere morigerati, pronti ad assumersi la responsabilità di quel che dicono e fanno. Questo non penso che sia il caso di chi ricorre ai social per far conoscere i suoi problemi, che sono molti e molto gravi. Egli, non cerca la sua soddisfazione personale, ma esige l’approvazione e l’apprezzamento degli altri. Tutti gli insoddisfatti cronici sono persone che passano buona parte della vita provando invidia, sono in continuazione in preda all’amarezza, e sperimentano sempre un sentimento di inadeguatezza. S’immergono in uno stato di dispiacere permanente, non mettono a fuoco e vivono pienamente il presente perché si sentono non integrati, non soddisfatti di ciò che sono e non accettano pienamente la loro identità. Sono certo che l’arcivescovo Accolla saprà come “orientarlo”, per fare in modo che il “virus” dell’insoddisfazione non infetti il corpo sostanzialmente sano del presbiterio messinese.