di ANDREA FILLORAMO
Ho ricevuto un’email da …@tiscali.it, in riferimento al mio articolo pubblicato su IMGPress il giorno 18 novembre u.s. con il titolo “Mons Giovanni Accolla ha indicato la nuova via”, nella quale fra l’altro si legge:
“Ogni accenno alla democrazia nella Chiesa cattolica è fuori luogo………………………..la Chiesa non potrà mai essere democratica. Quel prete di cui nel tuo articolo……… ha il coraggio di dire e scrivere quello che gli altri pensano ma non dicono……………”
Rispondo innanzitutto all’affermazione, contenuta nell’email, che “la Chiesa Cattolica non potrà essere mai democratica.”E’ certo che la democrazia non è una parola qualsiasi o uno di quei termini usurati – persino malintesi – nel linguaggio comune. Essa deve trovare necessariamente spazio là dove è previsto un incontro fra uomini, uniti da un determinato fine, consistente sempre nel cambiamento. Anchela Chiesa, pur nella diversità di sostanza con le altre strutture sociali, è una comunitàche, con il contributo e la partecipazione di ciascun battezzato, tende al cambiamento. Per tal motivo:“Ecclesia semper reformanda est”. Questa locuzione è stata ripresa dai riformatori della Chiesa Cattolica negli anni ‘60 del secolo scorso ed è apparsa più volte in Papa Francesco, che l’ha utilizzata in più occasioni, la più solenne delle quali è stata il V Convegno ecclesiale nazionale di Firenze nel 2015. La vita nella Chiesa si alimenta, perciò, di un “respiro” democratico, poiché la centralità della persona umana, l’uguaglianza fondamentale dei suoi membri in virtù del battesimo, la collegialità e la sinodalità sono principi-motori. Negli ultimi decenni un’accelerazione al cambiamento e alla democraziadella Chiesa è avvenuto, appunto,per impulso delConcilio Vaticano II, che però ha trovato e trova ancora forti resistenze in alcuni ambienti, che talora identificano le proprie idee con la dottrina stessa della Chiesa, o addirittura con la stessa fede come tale. Abbiamo il coraggio di dirlo: si può affermare che posizioni ecclesiastiche, e persino papali, che precedono al Concilio, non possono essere più presentate sempre come essenziale parte del patrimonio della fede cattolica. Le parole di Papa Francesco vanno in questa direzione. Cambia quindi la fede tradizionale? Assolutamente no! La fede, quella vera riconosciuta, si situain un clima che dovrebbe essere democratico, partecipato, in spazi dove non esistepiù la “segretezza”, dove si afferma la trasparenza, la possibilità di guardarsi negli occhi, di esprimere giudizi. Ciò vale anche per quel prete, di cui scrivo nell’articolo di cui l’autore dell’email fa cenno che esprime, in libertà, ma senza contradittorio, dei giudizi negativi sull’arcivescovo e sui suoi confratelli, ma lo fa, quindi,non alla luce del sole, ma in un gruppo volutamente chiuso di Facebook, dove sono solo gli appartenenti al gruppo che scrivono e leggono i post. E’ indubbio che questo esprima uno spirito antidemocratico, settario, farisaico, antireligioso, inaccettabile sia sul piano umano sia su quello ecclesiale.